Voto: 
4.5 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Black Horizon Music/Audioglobe
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Jon Nödtveidt - Chitarra Solista, Voce
- Set Teitan – Chitarra Ritmica
- Thomas Asklund - Batteria
- Bryce LeClercq - Basso


Tracklist: 

1. Nexion 218 (01:32)
2. Beyond the Horizon (05:20)
3. Starless Aeon (03:59)
4. Black Dragon (04:48)
5. Dark Mother Divine (05:44)
6. Xeper-I-Set (03:09)
7. Chaosophia (00:41)
8. God of Forbidden Light (03:42)
9. Reinkaos (04:43)
10. Internal Fire (03:20)
11. Maha Kali (06:04)

Dissection

Reinkaos

“Reinkaos”: ovvero In Flames in salsa Iron Maiden. E’ questo che l’ascoltatore medio dei Dissection si aspetta, quando va a comprare un disco della band di Nödtveidt?
Domanda retorica.
Per chi non li conoscesse, i Dissection sono un nome storico in ambito Metal estremo, un gruppo che nella prima metà degli anni ’90 seppe radunare attorno a sé un foltissimo numero di fans, attratti da quella miscela gelida e nerissima di Black melodico e spunti Death, unita a certe venature di scuola Maideniana, rintracciabili specialmente nei solos.
I loro dischi “The Somberlain” (1993) e “Storm of the Light's Bane” (1995) sono due pietre miliari del Metal scandinavo, e ancora oggi sono fra i dischi più indicati per chi si volesse avvicinare al lato più oscuro e violento del Rock. La ‘favola’ si interruppe con l’incarcerazione del leader Jon Nödtveidt (1997), cui seguì una pausa del gruppo, interrotta nel 2004 dalla rinascita della band con una line-up completamente rinnovata - delle vecchie incarnazioni della band, è rimasto il solo Jon.
Dopo essere apparsi in diversi festival e aver affrontato un paio di tournée per “scaldare i motori”, la band registra questo “Reinkaos”, novello manifesto delle musiche e delle idee del cantante/chitarrista svedese.

Andiamo al punto: “Reinkaos” non è un disco che merita l’acquisto, specialmente da parte di chi amava le precedenti pubblicazioni dei Dissection. Il gruppo ha deciso di esplorare territori molto (molto) più melodici, riprendendo la scuola Melodic Death di Göteborg, e finendo per suonare un po’ come una brutta copia, satanica e mistica, degli In Flames che furono.
Le influenze Heavy Metal/Maideniane sono più imponenti che mai e in alcuni punti sembra di ascoltare un disco di Metal Classico; a questo si aggiunge che quell’alone ghiacciato, freddo, malvagio, prettamente Black, che era intriso nel profondo dei loro pezzi precedenti, è svanito nel nulla – a legare il gruppo al suo vecchio stile è rimasto solo il cantato in screaming di Jon, questo sì, di buon livello.
Passiamo all’aspetto prettamente tecnico. Inizierei col dire che il batterista Tomas Asklund è una grossa delusione: ripetitivo nelle idee e nei patterns – e dannatamente lento, immobile sui quei mid-tempos che, francamente, dopo un po’ iniziano a stancare. Tremendamente lento per chi era abituato alle sfuriate di Ole Öhman, alle sue “sberle” devastanti come ai suoi tocchi sui piatti, agli accompagnamenti intelligenti e aggressivi che caratterizzavano la precedente produzione Dissection. Il basso è ingiudicabile; la voce, come già fatto notare, è molto azzeccata e rappresenta una delle poche note positive; mentre le chitarre, discretamente pulite e mai taglienti sono giusto buone per un Melodic Death all’acqua di rose, ma rendono comunque bene durante gli assoli, in classico stile Heavy Metal.

Non si può nemmeno dire che il disco sia orrendo: qui e là qualche brano esce dal piattume generale e trova la scintilla che era dei grandi Dissection: ne sono un esempio la bella “Black Dragon”, con una azzeccata introduzione atmosferica e una prova vocale graffiante, e la titletrack strumentale, con delle melodie davvero interessanti.
Altri buoni momenti sono il ritornello di “Starless Aeon”, molto catchy, (brano che, tuttavia, durante le strofe non è altro che una revisione in chiave ipermelodica di certe sonorità vagamente vicine a “Unhallowed”), e il riffing di “Maha Kalì”, peraltro brano totalmente privo di pathos – evito di menzionare l’uso orrido che viene fatto della voce femminile a fine brano, totalmente fuori luogo e quasi ridicola.

Se siete fans dei Dissection, l’acquisto è vivamente sconsigliato a meno che non apprezziate anche il Death Melodico – molto melodico, ribadisco – diversamente vi troverete con un sottobicchiere in più in casa.
Ad ogni modo, c’è anche chi ha detto che “basta pensare che non sono i Dissection e lo si apprezza” – che in parte è anche vero, ma... sapete com’è, se si compra un disco aspettandosi di ascoltare il nuovo Dissection, si fa un po’ di fatica...
Deludente.

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