Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Genere: 
Etichetta: 
Slash
Anno: 
1995
Line-Up: 

- Mike Bordin - batteria
- Roddy Bottum - tastiera
- Bill Gould - basso
- Trey Spruance - chitarra
- Mike Patton - voce

Tracklist: 

1. Get Out
2. Ricochet
3. Evidence
4. The Gentle Art of Making Enemies
5. Star A.D.
6. Cuckoo for Caca
7. Caralho Voador
8. Ugly in the Morning
9. Digging the Grave
10. Take This Bottle
11. King for a Day
12. What a Day
13. The Last to Know
14. Just a Man
 

Faith No More

King for a Day... Fool for a Lifetime

La separazione tra i Faith No More e il loro chitarrista Jim Martin, avvenuta dopo il tour estivo del 1993, rivela quanto fosse rilevante la presenza di quest'ultimo nel determinare l'equilibrio finale dei pezzi: come dimostra il quinto full-length King for a Day... Fool for a Lifetime (registrato nel 1994 e pubblicato per la Slash nel 1995), in cui a suonare la chitarra è stato chiamato Trey Spruance dai Mr. Bungle (rendendo di fatto la band un ibrido tra Faith No More e Mr. Bungle, vista già la provenienza di Patton dallo stesso gruppo), l'apporto di Martin non si limitava al mantenimento delle influenze heavy-metal più classiche, ma serviva anche da argine e sintesi all'eccesso sperimentativo di Patton.
Il disco fagocita difatti ancora più stili musicali differenti rispetto ai precedenti, ma senza riuscire a replicare né la stessa freschezza e spontaneità schizo-teenageriale di The Real Thing, né la matura sapienza con cui era stato assemblato il capolavoro Angel Dust, in quanto stavolta le tracce si rifanno ciascuna a determinati stilemi di un singolo genere, raramente riuscendo ad innovarli. Viene persa dunque la tipica omogeneità di tutti i dischi precedenti, in favore di un collage di tracce in cui ogni episodio sembra più che altro citare e quasi parodiare un certo genere musicale.
Il progetto non convince molto il pubblico e ancor meno la critica, ma fa ugualmente sfoggio di momenti interessanti.

L'opener Get Out, trascinata da una memorabile combo di ritmiche e voce, diventa uno di quei crossover potenti e violenti che gettano i semi per le idee di un'intera generazione di gruppi (ad esempio determinando in modod sostanziale il sound degli allora neonati Incubus); peccato che la successiva Ricochet suoni come una pallida imitazione dei pezzi più in stile power-ballad sentiti nei due precedenti album, al contrario della più intrigante Evidence (di cui esistono anche versioni cantate in lingue differenti, tra cui l'Italiano), una soffusa ballad soul-pop trainata dal crooning di Patton e dai tocchi funky della chitarra; ma anche più convincente suona l'energica The Gentle Art of Making Enemies, potente e spietato rock dai toni minacciosi, sorretto completamente dalle schizofreniche soluzioni canore di Patton.
La band arriva poi a toccare territori ancora inesplorati con Star A.D., orgia di stumenti in tempo waltzer (c'è di tutto: fiati, sintetizzatore, organo), e l'esperimento bossanova della quieta Caralho Voador.
L'ombra di Malpractice emerge da Cuckoo for Caca, violenta sfuriata dalle reminiscenze hardcore, zeppa di urla folli e trainata dal drumming schizoide, così come nella selvaggia Ugly in the Morning, che si muove sulla medesima scia.
L'orecchiabile punk-rock Digging the Grave, estratto come singolo di lancio, resta uno dei momenti più catchy, ma anche più lineari. Più spiazzante e convincente è forse Take This Bottle, una lenta ballata country cantata in modo tenorile.
La conclusione dell'album è affidata al susseguirsi della title-track (un intreccio tra ballad folk-rock pacata, sfuriate rock, distorsioni chitarristiche e coda finale tinta di tonalità dark), il pop-hardcore di What a Day e The Last to Know (sostanzialmente due power-ballad, ma ancora una volta inferiori ai pezzi affini presenti negli album precedenti), e il non troppo riuscito esperimento gospel di Just a Man.

Non si tratta di una release eccezionale, specie perché uscita dopo una serie di lavori di sensibile qualità e originalità; le tracce più heavy, che portano a nuovi livelli di cattiveria il sound della band, resteranno forse le più influenti (contribuendo alla transizione tra crossover-rock e trend nu-metal), ma la capacità di emozionare il pubblico è stavolta ridotta al minimo, soppiantata da un esibizionismo stilistico disomogeneo e una nuova parata di sperimentazioni eclettiche vocali da parte del talentuoso Patton, che se non altro si conferma come una delle voci più memorabili nella storia del rock.
Successivamente al tour per questo disco (che non darà molte soddisfazioni al gruppo, tant'è che varie date verranno cancellate per svogliatezza), i Faith No More decideranno di registrare un ultimo album.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente