- Aaron Turner - chitarra, voce
- Aaron Harris - batteria
- Jeff Caxide - basso
- Mike Gallagher - chitarra
- Cliff Meyer - elettronica, chitarra
Guests:
- Justin Chancellor (Tool) - basso su Altered Course
1. So Did We (07:30)
2. Backlit (07:43)
3. In Fiction (08:59)
4. Wills Dissolve (06:47)
5. Syndic Calls (09:40)
6. Altered Course (09:58)
7. Grinning Mouths (08:27)
Panopticon
Affermatisi come una delle realtà più innovative dell’Avanguardia musicale del terzo millennio, gli americani Isis hanno sperimentato sonorità sorprendenti ed inusuali sin dalle prime pubblicazioni della loro carriera: Oceanic, del 2002, aveva aperto le porte ad un’evoluzione che sembrava corrodere lentamente il Post Hadcore proposto dalla band californiana, trasportandolo verso meandri inesplorati, spesso lontani dal Metal e molto più connessi ad un’irreale tradizione Post Rock. Ciò che era rimasto in bilico con Oceanic riesce invece ad essere sviluppato dal meraviglioso Panopticon, capitolo musicalmente e mentalmente più elevato composto da Turner e compagni.
Il nuovo sound degli Isis è stato scolpito dall’approccio totalmente diverso da parte dei musicisti, non più ricercatori di timbri prettamente “Avant-garde/Drone”, ma capaci ormai di lasciarsi trasportare dalle proprie composizioni senza avere una meta precisa.
Così è nato Panopticon, concept album che scava nel profondo della società moderna, analizzando i metodi adottati dagli organi di potere per assoggettare le masse: certamente gli Isis si sono sempre definiti una band apolitica, non impegnata a rivestire il ruolo di rivoluzionari sociali, ma l’elemento politico è sempre stato inserito nei loro concept, che raccontano un’era, quella moderna, cercando di renderla il più concretamente possibile agli occhi degli ascoltatori.
Gli Isis sono mutati rispetto allo stile precedentemente presentato: accantonate quasi del tutto le sferzate violente ma lente di chitarra distorta e la voce sporca Hardcore che avevano plasmato i classici della band, ispirati all’operato degli storici connazionali Neurosis, i cinque statunitensi si ritrovano immersi in atmosfere da brivido, immense e quasi infinite nelle figure che producono nella mente degli ascoltatori.
Le sette tracce che costituiscono Panopticon hanno un fascino agghiacciante, una seduzione che prende forma attraverso i ripetitivi arpeggi di chitarra, i ritmi lenti, le riprese della chitarra distorta, gli avvolgenti accompagnamenti della tastiera: insomma, le premesse per sviluppare un Post Rock innovativo e assai lontano dalle opere precedente sono tutte contenute nell’album del 2004.
La decadenza Sludge è sempre onnipresente, avvertibile nella maestosità del riffing di chitarra come nella miriade di effetti che guidano ciascuna canzone, a partire dall’opener So Did We.
Un viaggio che pare privo di una conclusione quello in Panopticon, a causa sia della lunghezza delle sette tracce, mastodontiche quanto perfettamente lineari nella loro struttura interna, sia della pesantezza con cui ciascuna di esse deve convivere per cercare una via d’uscita dall’alone di disperazione di cui è intrisa.
L’intero contesto del disco è all’insegna della riflessione e della meditazione: tracce come In Fiction sanno mantenere viva l’attenzione dell’ascoltatore grazie agli arpeggi angoscianti che si delineano sui patterns di tastiera, basso e batteria. Gli Isis sanno stupire senza cadere negli eccessi del passato estremo, sanno rinnovarsi senza ripiegare su soluzioni grossolane ed appariscenti, sanno conservare la matrice Hardcore pur snellendola in molte sezioni e rendendola così appetibile anche ad un pubblico diverso.
Metal, Post Rock e punte di elettronica si fondono con assoluta brillantezza, nonostante il risultato sia solenne nel feeling che sprigiona, grave nel sound ed altalenante nei chiaroscuri.
Consigliato a tutti coloro che amano la sperimentazione nelle sue forme più avanzate, Panopticon non deluderà le aspettative, permeato com’è di emozioni e capace di far immaginare paesaggi sconfinati come quello ritratto sulla semplice ma splendida copertina.