- Alessandro Baris - chitarre, programming
- Leonardo Chirulli - pianoforte, synth, laptop
- Fabio Elia - basso, programming
- Dario Arnone - batteria, drum machine
1. Precipice
2. Privilegio
3. Suite 101
4. Magnete
5. Few Ideas, but Confused
6. Suite 103
7. La Stella della Danza
Eclipse
Eclipse degli italiani Comfort rappresenta una bella sorpresa all’interno del nostro panorama Post Rock: il quartetto che già in precedenza si era distinto per aver partecipato egregiamente ad un tributo ai King Crimson di Robert Fripp, dopo due anni trascorsi a lavorare in studio di registrazione con l’aiuto di Roger Seibel dei Sae Mastering Studios di Phoenix, debutta con questo Eclipse, opera divisa in sette tracce a cavallo tra Post Rock e Jazz.
Totalmente assente l’impiego della voce, per lasciare spazio alle magiche atmosfere Ambient e Post Rock dei quattro strumentisti, capaci di infondere un alone avvolgente e raffinato, rilassante e mai scomposto.
Tanti invece gli effetti elettronici che percorrono ogni singolo brano di Eclipse: l’opener Precipice fatica ad uscire dalla sua laboriosa introduzione ma, una volta superata questa, si distingue per la fluidità del song-writing e per la limpidezza del sound.
Di grande impatto il connubio tra toni Progressive/Jazz e parvenze Ambient/Post Rock, che esaltano così la varietà delle idee presentate dai Comfort, troppo statici in parecchie sezioni ma veramente eleganti nella forma.
Si dà libero avvio a parti free Jazz, accompagnate con cura dalle strutture ritmiche di basso e batteria, mai irruenti, sempre votate a legarsi al meglio ai temi del pianoforte di Leonardo Chirulli e alla chitarra clean Jazz di Alessandro Baris. Il risultato della produzione è elevato poiché la registrazione valorizza a pieno tutti gli strumenti e gli inserti elettronici che permeano in superficie le sette tracce.
Ottimo il binomio Few Ideas, but Confused e Suite 103, che regalano profonde emozioni con punte alla Bark Psychosis e alla Paatos, certamente non banali nell’approccio compositivo; tra le pecche del disco, si possono ricercare un’apparente monotonia degli incastri tra le varie parti delle canzoni, che non permettono di destare l’attenzione degli ascoltatori, puntando solo a cullare con la loro direzione spalmata e distesa.
Perciò anche il futuro inserimento di una voce, per quanto possa risultare fuori luogo per ogni ascoltatore del free Jazz più tradizionale, condurrebbe a risultati ancora migliori la formazione italiana, abbastanza spenta in alcune ripetitive zone del primo full-lenght.
Considerando però che l’esordio di un gruppo costituisce sempre una scommessa da parte dei musicisti, si può dire con sicurezza che i Comfort hanno superato la prima prova: ora però li attende un periodo di riflessione sul proprio operato, per capire cosa manca nel sound finora proposto e per riuscire a colmare i vuoti di questo primo Eclipse.