- Steve Volta - chitarra
- Marx Zampetti - basso
- Roby Beccati - voce
- Federico Ria - batteria
1. Medusa’s Secret
2. Superstitions
3. Shadow Call
4. Maybe
5. Leave Me Alone
6. Hurricane
7. The End Of A Dream
8. Blind Soldier
9. Castle Of My Soul
10. The Calm Before The Storm
11. Prelude
12. Endless World
13. Call Me (Blondie cover)
Endless World
Formatisi nel 1999 come Abyss i Perpetual Fire cambiano moniker dopo alcuni anni di attività e riescono solo all’inizio di questo 2006 ad uscire con il debutto ufficiale, Endless World.
La band nasce sotto due scuole d’ispirazione altrettanto importanti; da un lato lo speed/power metal che ha furoreggiato a partire dal 1997 circa e che ha come protagonisti gruppi come gli Stratovarius, dall’altra parte il metal neoclassico caratterizzato dal trademark del “maestro” Malmsteen.
Indubbiamente la seconda chiave interpretativa è legata alla figura del leader del gruppo, Steve Volta (conosciuto anche per essere axe hero nei Pandemonium), eccelso chitarrista, che rende prezioso ogni pezzo dell’album con fraseggi ed assoli sopraffini e mai noiosi.
Un critica forte che può esser mossa contro questo platter è legata al fatto che nessuno dei brani presenti (a parte la graziosa e riuscita cover di Call Me dei Blondie) propone qualcosa di nuovo e di sensazionale e quindi chi non ne può più di questo genere è pregato di starsene alla larga.
D’altro canto in questo risiede anche il punto di forza del CD; infatti Endless World è veramente un bell’album di power metal neoclassico, con divagazioni ottime e accenni tecnici di tutto rispetto, suonato benissimo e decisamente ispirato.
Tutti i brani hanno una loro quadratura in quanto frutto di anni di rielaborazione e tutti i ritornelli del disco hanno la giusta miscela di impatto e drammaticità che li rende indimenticabili.
Insomma, il disco non ha nulla di nuovo, ma presenta pezzi interessanti e molto godibili che faranno la felicità di chi vuol ascoltare un bel disco di power senza scervellarsi troppo su elucubrazioni che non hanno poi molta importanza.
I punti di forza del platter sono diversi, a partire da Supertitions che pone subito sugli scudi la voce del singer Roby Beccati, che sfoggia alcuni acuti da brividi e il grandissimo Steve Volta che ci avviluppa immediatamente in rincorse di scale e di assoli di chitarra sempre affascinanti.
La successiva e solo appena meno veloce song intitolata Shadow’s Call lascia maggior spazio alla linea ritmica di Federico Ria alla batteria e Marx Zampetti al basso, che esaltano i passaggi di chitarra ed il singer con un’ossatura di song veramente robusta.
Subito dopo ascoltiamo un altro pezzo da novanta con l’ottima Maybe, brano estremamente melodico e appena più rilassato, che concede ampie aperture armoniche e ancora grandi prove da parte di Volta e Beccati. Da qui sino alla conclusione non incorriamo in nessuna caduta di tono e sottolineiamo quindi la resa più che efficace di un platter per tutti gli amanti dei generi di riferimento.