- Keith Emerson - Hammond, organo da chiesa, pianoforte, celesta, Moog
- Greg Lake - voce, basso, chitarra acustica, chitarra elettrica
- Carl Palmer - batteria, percussioni
1. Tarkus (20:42)
2. Jeremy Bender (01:51)
3. Bitches Crystal (03:58)
4. The Only Way (Hymn)(03:49)
5. Infinite Space (Conclusion)(03:20)
6. A Time And A Place (03:02)
7. Are You Ready Eddy? (02:10)
Tarkus
Tarkus è un album alquanto controverso del trio inglese formatosi nel 1969: uscito a soli pochi mesi di distanza dal suo predecessore omonimo Emerson Lake & Palmer per cercare di guadagnare successo tra gli ascoltatori della scena progressiva dei Settanta, Tarkus è un concept bizzarro nella sua forma ma incompleto sotto molti aspetti.
Quando fu pubblicato in vinile per la prima volta, esso era diviso in due parti che scandivano la separazione tra la splendida suite Tarkus e il deludente riempitivo della mastodontica traccia.
Troppo frettolosi i tre abilissimi musicisti, che riuscirono sì a comporre un brano a dir poco eccezionale quale la title-track è, ma condirono il tutto con sezioni scontate e poco omogenee al registro impiegato nel precedente lavoro.
La sinfonia del Progressive Rock degli Emerson Lake & Palmer è spettacolare, parecchio legata alla musica classica e ad evoluzioni impegnative sotto il punto di vista del song-writing: la voce di Greg Lake si lega a tutto ciò con grande efficacia, pur essendo sostituita in numerosi casi dal tuonante Moog del carismatico Keith Emerson.
Partendo dalla sopra citata Tarkus, ci si addentra in un viaggio di 20 minuti di sperimentazione progressiva, intricata in tutte le sue parti, affascinante nei boati dell’organo, virtuoso dominatore dello stile inglese. Tarkus costituì nel panorama settantiano una delle prime suite, formata da frammenti tra loro connessi attraverso magiche intuizioni di carattere musicale, quali quelle concepite dai tre strumentisti. Le doti tecniche dei britannici risaltano nei contorti passaggi che affrontano: d’altronde il curriculum della band è di alto profilo, con un Emerson leader dei Nice, un Lake fondatore dei King Crimson e un Palmer membro degli Atomic Rooster.
Praticamente perfetta, Tarkus avvierà l’epoca delle grandi suite inglesi, come quelle che saranno sviluppate da Yes, Jethro Tull, Genesis, Gentle Giant e King Crimson, seppur in forme e stili differenti.
Concentrandosi poi sul resto dell’album, è difficile conferire una valutazione oggettiva: rispetto alla title-track si cade nel deludente e nel ripetitivo, ma l’estrema melodia degli altri pezzi potrà destare comunque l’attenzione degli ascoltatori. Jeremy Bender è un intermezzo trascurabile ma di discreto spessore, tutto delineato dal pianoforte dell’egocentrico Emerson, onnipresente per tutta la lunghezza del platter; Bitches Crystal è trascinante nel suo misto Jazz/Prog ma ha un sapore di già sentito, come anche i rimanenti pezzi di stampo barocco (The Only Way (Hymn) è basata sui temi di una Toccata e Fuga di Bach) o classico. Il complesso dell’album poteva inscriversi alla suite, che sicuramente ha un impatto emotivo sull’ascoltatore ben diverso che i tasselli staccati percorsi dalle veloci scale di Emerson e dai complessi patterns di Palmer. Addirittura fuori luogo è la traccia conclusiva, l’oscena Are You Ready Eddy?, un dozzinale Rock’n Roll che stona completamente con il contesto del cd.
Ultimo riferimento va alla storica copertina che accompagna il secondo full-lenght della formazione britannica e che è unita al concept: essa ritrae la creatura protagonista della suite, l’armadillo agguerrito ed arcigno nel suo approccio. L’intera opera è però da leggere in chiave metaforica poiché ciò che si cela sotto l’apparente storia di Tarkus è una forte critica alla politica estera interventista condotta dagli Stati Uniti nel Vietnam, nonché al costante inasprimento della Guerra Fredda. Una voce quella degli Emerson Lake & Palmer che va a congiungersi con quelle di tante altre realtà del periodo compreso tra i Sessanta e i Settanta, nell’ambito sia dell’avanzata Psichedelia che del nascente Progressive inglese ed italiano. L’alone pacifista nascosto dietro e dentro alla suite renderà immortale e sempre attuale questo disco dalle potenzialità non totalmente sfruttate.