- Mauro -voce, chitarra, basso, samples
- Nico - basso, samples
- Luca - tastiera, batteria, samples
- Andrea - batteria, samples
- Matteo -chitarra
- Gianni - voce
1. The Wrong Side of Things
2. This World of Mine
3. Sterile
4. The Possible Nowheres
5. Fragment # 1
6. Senza Una Risposta
7. Fragment # 2
8. Fragile
9. Fragment # 3
10. In a Never Fading Illusion
11. Just Another Noise
12. Il Rimpianto
13. The Unsaid Words
14. Fragment # 4
15. Never Again
16. Nothing Left (To Share)
The Unsaid Words
I Canaan sono una delle band più interessanti nel panorama oscuro italiano. Così nel 2006, a dieci anni dalla realizzazione del primo platter, la band di origine milanese torna a regalare al suo pubblico le tradizionali atmosfere decadenti con The Unsaid Words. Il sound è ormai ben consolidato grazie a parecchia esperienza, ma nonostante ciò è caratterizzato da un tocco di innovazione: un background doom con contaminazione dark in chiave sperimentale. Subito, iniziando ad ascoltare il lavoro, si avverte proprio come la componente ambient sia massiccia e come questa concorra a delineare effetti sfumati e misteriosi. Ne sono un perfetto esempio l’intro, The Wrong Side of Things, con dei suoni cupi, tetri (da Nosferatu di Herzog, 1979, per intenderci), o la terza Sterile, di carattere orientale, con inquietanti rumori della notte in sottofondo. This World of Mine, seconda track, segna invece la comparsa di un sound molto solido e deciso, che ovviamente poggia su molto anni di perfezionamenti. Drums ragionata cadenza lentamente effetti sinfonici, estranianti, di keyboards. Le linee vocali sono in perfetta coesione con il blocco strumentale. Il vocal ricorda quello degli Elend, misterioso, epico, con alternati gelidi sussurri. Saltando da qui a The Possible Nowheres, la voce si fa più rilassata, ma sempre densa di oscurità. Il sound di guitars e bass qua imprime toni maggiormente darkeggianti che si conciliano con vocal e giri di tastiera ispirati che salgono evanescenti. Le peculiarità di questo disco si possono apprezzare in particolare nella parte finale di questa song dove l’aspetto ritmico va scemando a scatti, aumentando la dimensione di sofferenza e tristezza. Con la successiva Fragment # 1 vengono approfondite sonorità da eremo, con cori gregoriani funerei, molto evocativi, che ispirano uno stato di oppressione, quasi di rassegnazione.
Il sesto brano, Senza Una Risposta, è un capitolo originale per il vocal in italiano, molto rallentato, che vuole imprimere nell’ascoltatore un segno di profondo dolore interiore. E’ percepibile poi un ritaglio della concezione della realtà che è insita in The Unsaid Words. La vita è vista come un susseguirsi leopardiano di avvenimenti funesti. Serenità, felicità: sono solo vane parole che si infrangono contro la durezza e la freddezza dei fatti. Dal punto di vista sonoro questa visione profondamente pessimista viene proseguita nella successiva Fragment # 2 dove un dolce e malinconico suono di violino cattura l’anima e la mente dell’ascoltatore, portandolo in uno scenario immaginario, fuori dal tempo. Ma la finestra sulla luce viene subito chiusa e Fragile ci riporta violentemente in uno scenario di rara oscurità sonora. E’ di sicuro la canzone che meglio esprime l’essenza dell’album. I suoi toni sfumati si perdono negli abissi dei ricordi. Una sorta di riflessione metafisica innalza il sound a livelli trascendenti, con pause, riprese, tutto scandito in modo blando. Conclusosi questo colosso, si passa al terzo frammento, Fragment # 3, più misterioso, sottile. Dopo questa breve song, si ha un ampliamento del ventaglio sonoro in mano ai Canaan. Dei suoni elettronici disturbano il regolare processo di In a Never Fading Illusion, particolare per degli effetti ambient molto affascinanti. Da qui si sviluppano questi toni fastidiosi anche in Just Another Noise che è densa di momenti più opachi e acidi. Con ciò Il Rimpianto, dodicesima track, si riallaccia a Fragile, mantenendo tutta la freschezza delle sfumature atmosferiche e la carica pessimista di lyrics in italiano e linee vocali. Da qui la title-track dona invece più respiro, ma non aggiunge nessuna particolarità degna di nota. Fragment # 5 è invece più particolare per voci femminili che compaiono dal nulla di un altro scenario tenebroso, per poi tornare nel silenzio del vento.
A chiudere il disco come sedicesima track sta Nothing Left (To Share) canzoni molto strana con una commistione tra effetti atmosferici e cori sommersi che creano effetti epici e deprimenti.
The Unsaid Words è un disco molto intenso (sedici tracks per settanta minuti), carico di sofferenza e solitudine. E’ nel complesso un lavoro largamente soddisfacente che, grazie alle qualità di un sound molto vario, pone la band in una posizione di forza nella scena dark/doom italiana. Se insomma bisogna puntare su qualcuno, senza dubbio si può propendere per l’oscurità firmata Canaan.