- Anti Ittna Haapapuro - Voce, Chitarra
- Ari Kukkohovi - Basso, Batteria, Chitarra
Guests:
- Jussi Ontero - Tastiere
- Aihos
1. Dual - Void - Trident (05:10)
2. In the Locus of Bone (06:26)
3. Co-il-lusion (01:24)
4. Ivory Artery (08:53)
5. The Flow of Seething Visions (09:40)
6. The One Whose Name Has No End (10:31)
7. The Absolute Halo Is Awakening (03:38)
8. Epoch of Cyclosure (08:40)
9. The Fire Which Burns Not (01:03)
10. Raja Naga - Rising (10:26)
Voidwards
Il 2005 è stato un anno quasi di grazia per il Funeral Doom, con l’uscita di almeno tre lavori di spessore assoluto (e parecchi altri di ottimo livello): sono usciti infatti il poetico “The Monad of Creation” dei sorprendenti australiani Mournful Congregation, l’oppressivo “Tides of Awakening” dei finnici Tyranny e il monumentale “Antithesis of Light” degli strepitosi statunitensi Evoken.
A mantenere questo 2006 su livelli simili ci pensano i Dolorian, un combo finnico che si è già distinto in passato con una coppia di lavori che sono valutati dal pubblico di settore fra i migliori di sempre in quest’ambito.
Con il debut “When All the Laughter Has Gone”, i Dolorian nel 1999 stupirono tutti quanti, grazie a un disco dalle idee freschissime, in cui le parti Funeral Doom, dalle tinte maestose e taglienti (grazie al disperato cantato in screaming), si uniscono a una fortissima componente Ambient, producendo un risultato che per quanto riguarda l’introspezione e l’atmosfera ha pochi eguali nel panorama musicale estremo. Due anni dopo i Dolorian concedettero il bis pubblicando il cd omonimo, altrettanto godibile, che introduceva un significativo cambiamento a livello vocale, proponendo un cantato misterioso e ispiratissimo completamente sussurrato, davvero originale e straordinariamente azzeccato.
Dopo cinque anni di silenzio, il gruppo, deciso ancora una volta a voler stupire grazie alla bontà delle proprie intuizioni, riappare con questo nuovo disco, “Voidwards”, di dieci canzoni per sessantacinque minuti in puro Dolorian-style.
Anti Ittna Haapapuro (vocalist e chitarrista) e Ari Kukkohovi (batterista, chitarrista e bassista), le menti dietro al progetto, cercano dunque di trovare nuove vie verso altre dimensioni sonore, lasciando però intatti i fini della loro musica, in quanto le atmosfere ricreate sono sempre quelle caratteristiche dei Dolorian, un mistico “vuoto” atmosferico che ci segna l’animo, paurosamente circondandoci con la sua intimità, onirica e desolata.
A livello musicale si nota subito come il disco proponga un’evoluzione dei temi introdotti dal disco omonimo, specialmente in brani come l’iniziale “Dual - Void - Trident”, brano perfetto per fare da “anello di congiunzione” tra il disco precedente e Voidwards. Colpisce come sia naturale il passaggio da una traccia all’altra, senza pause, silenzi o stacchi: l’evolversi del disco è continuo, fra arpeggi ricchi d’eco nel tradizionale stile di “When All the Laughter Has Gone” e sospiri raggelanti; “Voidwards” si avvolge su sé stesso come un immenso e orribile serpente, che a tratti pare riposare, immobile (vedi l’intermezzo costituito dalla terza traccia “Co-il-lusion”), ma capace di stringerti, pian piano, nella sua morsa fatale (la quarta “Ivory Artery” ha momenti di puro terrore musicale, grazie al ritorno dello screaming), avvolgendo nelle sue spire l’ascoltatore senza che questi riesca ad opporsi.
“Voidwards” è un disco da ascoltare per intero, senza pause, magari al buio e con le cuffie, concentrandosi e immergendosi completamente nell’atmosfera creata in modo perfetto dai due maestri nordeuropei.
Solo così si potrà apprezzare quello straordinario capolavoro Ambient che è la quinta “The Flow of Seething Visions”, introdotta da un arpeggio acustico, clamorosa nel saper mescolare il profondo suono del pianoforte con i misteriosi rumori di sottofondo, per poi tornare a cullarci con nuove evoluzioni acustiche. E dire che, preso isolatamente, è un brano di per sé non eccezionale, ma è assolutamente valorizzato dal contesto, ad esempio dalla seguente “The One Whose Name Has No End”, che inizia pacificamente sviluppandosi sulle note finali della quinta traccia, ma che esploderà successivamente con distorsioni potentissime e un growling maligno, riallineandosi in parte con il debut album della band.
“Voidwards” infatti unisce elementi da tutti gli episodi passati del gruppo e aggiunge nuove sfaccettature, rimodellando il tutto in una nuova ottica, e risultando quindi interessante anche per chi già possiede i due full lenght del gruppo: insomma, abbiamo un riassunto riveduto, ampliato e corretto, con alcuni momenti inediti per il suono Dolorian, quali ad esempio i vari intermezzi ai limiti del Dark Ambient/Industrial, tra cui la già citata “Co-il-lusion” (forse è solo una suggestione, ma ci ho sentito anche qualche eco in stile Raison D'Être, con mio personale piacere e godimento), la settima “The Absolute Halo Is Awakening”, o la nona “The Fire Which Burns Not”, prologo alla distruzione finale attuata da “Raja Naga Rising”, in cui i momenti sognanti vengono lentamente ma inesorabilmente sostituiti da sezioni catastrofiche e agghiaccianti.
“Voidwards” ha il proprio punto di forza nelle idee, nella realizzazione accurata e nella capacità di sviluppare contenuti originali senza finire in sperimentazioni fini a sé stesse. E’ un disco per pochi, non lo si può nascondere, ma quei pochi avranno la loro dose di brividi di piacere, dolore, paura, soddisfazione: avranno emozioni.
Se vi piace il Doom estremo e atmosferico, l’Ambient e il Funeral, non potete mancare l’appuntamento con i vostri sogni e i vostri incubi, non potrete esimervi da un viaggio dentro la vostra mente, un percorso tortuoso, sempre in bilico fra pazzia e lucidità, lungo il quale vi troverete più volte in procinto di cadere... verso il nulla.
Una chicca per gli appassionati.