Un tassello fondamentale della musica Progressive made in Italy degli anni ’70 è rappresentato dall’unico album che è passato alla storia della formazione de Il Balletto di Bronzo, ovvero YS. Debuttante nel 1970 con Sirio 2222, un’opera di matrice psichedelica e fortemente influenzata da Hendrix, poco matura e scarsamente interessante per i fans del Progressive Rock, il gruppo (notevolmente mutato nella line-up con l'entrata di Gianni Leone e Vito Manzari) propose nel 1972 questo lavoro, ricchissimo di elementi Dark Progressive e Jazz e completamente dominato dalle tastiere.

Gli organi infatti si trasformano nelle voci conduttrici del master-piece YS, suonati da quell’eccezionale Gianni Leone, nuovo trascinatore della band grazie al suo splendido apporto vocale e alle magie prodotte su Hammond e Mellotron.
La struttura dell’album è quella di un concept basato su un’antica leggenda medievale dell’isola di YS, coperta dalle acque dell’oceano e sommersa per sempre: l’ultimo uomo rimasto sulla terra ha il dovere di trovare qualche individuo ancora vivente per narrare la Verità ma, dopo ardue difficoltà, anche le sue forze lo lasceranno e sarà colto dalla morte.
Eccelso in tutte le cinque tracce in cui è diviso, l’album scorre via veloce a partire dalla lunghissima Introduzione, raffinata nei toni tenebrosi plasmati dal Mellotron progressivo e più fluida in ampie zone centrali che sono delineate dai melodici pianoforti e dalle voci sì sconnesse, ma divertenti.
Primo Incontro si pone sulla stessa linea dell’Introduzione, risultando meno complesso nella sua architettura strumentale (anche a causa della sua breve durata) ma estremamente votato al virtuosismo delle tastiere e della chitarra; Secondo Incontro e Terzo Incontro si caricano di punte psichedeliche, reduci dal debutto Sirio 2222 e spettrali nel loro alone inquietante e dissonante: la tradizione inglese dei Black Widow viene ripresa e variata con grande abilità da Il Balletto di Bronzo, che riuscirono a collocarsi a fianco di altre realtà nascenti del panorama settantiano italiano, quali Banco del Mutuo Soccorso, Goblin, i più tardi Museo Rosenbach e Osanna. Se si eseguisse una scansione stilistica di tutti i brani, si potrebbero ritrovare le influenze romantiche di Celeste o Premiata Forneria Marconi, senza dimenticare un approccio tipicamente Black Sabbath e Black Widow nel tanto bello quanto sentito Epilogo che chiude il disco.

Nella ristampa del 1994 fu inoltre inserita un’inedita canzone, ideata nel 1973, e non accorpata con l’edizione originale di YS: denominata La Tua Casa Comoda, questa si distanzia già dalle realizzazioni precedenti, poiché la tastiera assume il ruolo di accompagnamento e non di strumento portante e poiché la sua struttura ha parecchio in comune con la nascente musica Pop italiana, allontanandosi dai canoni del Progressive dalle parvenze sonore occulte. Perciò l’aggiunta di un simile pezzo ad un album studiato con raffinatezza e professionalità è stata a dir poco inopportuna ed improduttiva.
Tuttavia, YS nella sua integrità primordiale resta un piccolo gioiello del nostro Progressive Rock, un disco che potrà essere apprezzato da tutti gli amanti non solo dei lavori marchiati Italia, ma anche dei timbri di formazioni inglesi quali King Crimson, Emerson, Lake & Palmer e Gentle Giant, che hanno reso celebre l’uso dell’organo e che per sempre si dovranno confrontare con una realtà ben lontana da quella inglese ma allo stesso modo metafisica ed estremamente affascinante, cioè quella italiana.