Voto: 
6.8 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
No Colours Records
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Bent - voce
- Torgeir - chitarra
- Per - chitarra
- Kris - basso
- Rainer - batteria


Tracklist: 

1. Æreløs (03:35)
2. Tåke (04:11)
3. Vikingfjord (05:32)
4. Vinterlåst (04:58)
5. Isberg (06:33)
6. Bifrost (04:38)
7. Misteltein (04:20)
8. Krampetak (07:17)

Elite

Bifrost

A distanza di due anni dall’ultimo full length tornano a far parlare di sé i norvegesi Elite. Era infatti il 2004 quando uscì il loro album d’esordio Kampen, prodotto dalla Agonia Records in Europa e dalla Paragon Records negli Stati Uniti. Prima di allora la band originaria di Mo I Rana aveva partecipato a due split: il primo, con i Carbon, disponibile esclusivamente su vinile ed il successivo, che li vedeva in compagnia dei Seeds Of Hate, stampato in formato cd. Successivamente, le tracce contenute su questi lavori furono comunque inserite all’interno di Bekmørkt, prezioso EP uscito nel 2005. Bifrost, questo il titolo scelto per il nuovo disco, si presenta con una copertina piuttosto originale in campo Black ed un artwork che lascia pochi dubbi sull’orientamento politico degli Elite.

Pronti, via. Non c’è nemmeno il tempo di premere il tasto d’avvio che l’ascoltatore viene travolto dalla furia dei cinque scandinavi. Breve ma intensa, Æreløs apre il disco in modo a dir poco devastante. La doppia cassa del buon Rainer, i riff macinati dalle chitarre di Torgeir e Per e lo screaming furioso di Bent non sembrano intenzionati ad attenuarsi, quando, improvvisamente, un stacco Thrash irrompe nella frazione centrale dell’opener, lasciando trasparire così un ché di melodico. Non si tratta di un caso: l’intero Bifrost presenta infatti modici spunti interessanti per la loro orecchiabilità, come rivela perfettamente la successiva Tåke. La seconda track del disco, dotata di un ritornello forse ripetitivo ma estremamente efficace, alterna momenti di pura follia musicale a sporadici attimi di calma assoluta. Dai riff tipicamente Black trasuda un senso di gelo incredibile ed allo stesso tempo una leggera percezione di malinconia. Molto coinvolgente è Vikingfjord, pezzo piuttosto lungo visti comunque gli standard dell’album. Da non perdere l’ottimo passaggio centrale, nel quale chitarre e batteria si intrecciano accompagnando uno scatenato Bent dietro al microfono. In Vinterlåst il singer passa in secondo piano per dare più spazio ai quattro strumentisti, mentre torna prepotentemente alla ribalta, anche durante Isberg, quella tenue sensazione di tristezza già menzionata in precedenza.

Musicalmente le singole tracce non si discostano molto l’una dall’altra ed è questo il principale difetto di Bifrost, oltre che quello di molti dischi Black di ieri e di oggi. Ampiamente criticabile è pure la brevissima durata del full lenght (poco meno di quaranta minuti). Strano visto che Kampen, pur contenendo al suo interno due track in meno di Bifrost, non si poteva di sicuro considerare un album conciso. Bifrost e Misteltein sono due composizioni piuttosto canoniche ed offrono un’eccellente prestazione di Rainer dietro le pelli. La penultima canzone del lotto figurava già nella tracklist del mini risalente al 2005, ma venne registrata nuovamente per poi essere inclusa su quest’opera. Non si può dare certo torto agli Elite per tale scelta data l’indiscutibile incisività di Misteltein, in cui ricompare inoltre quel riffing di stampo Thrash caratteristico di Æreløs. A chiudere Bifrost ci pensa Krampetak, capitolo più lungo, sorprendente e peculiare del disco. Il lento ed ossessivo suono della chitarra si unisce all’andatura cadenzata per dare vita ad atmosfere lugubri e poco rassicuranti. Se le sette tracce precedenti potevano considerarsi una battaglia, Krampetak è senza dubbio quello che rimane dopo uno scontro di tale ferocia. Non mancano le accelerazioni ritmiche improvvise e gli istanti di decadenza più totale. In poco più di sette minuti gli Elite dimostrano così le loro reali capacità, che vanno ben oltre a quelle fatte vedere con i pezzi antecedenti. Meglio tardi che mai.

Bifrost non sarà forse un capolavoro, magari nemmeno un ottimo disco. Gli esperti del genere non dovrebbero comunque lasciarselo scappare e potrebbe trovare in esso un lavoro abbastanza interessante. Gli Elite non hanno ancora fatto il tanto aspirato salto di qualità, ma il loro nome potrebbe in futuro non interessare esclusivamente una ristretta cerchia di fan, bensì una discreta fetta di ascoltatori in campo Black Metal.

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