Voto: 
8.2 / 10
Autore: 
Paolo Cazzola
Genere: 
Etichetta: 
Emi Records
Anno: 
2006
Line-Up: 

- David Gilmour - voce, chitarra, pianoforte elettrico, percussioni
- David Crosby - voce
- Graham Nash - voce
- Richard Wright - Hammond
- Rado Klose - chitarra
- Guy Pratt - basso
- Andy Newmark - batteria

Tracklist: 

1. Castellorizon (03:54)
2. On An Island (06:47)
3. The Blue (05:26)
4. Take a Breath (05:45)
5. Red Sky at Night (02:51)
6. This Heaven (04:24)
7. Then I Close My Eyes (05:27)
8. Smile (04:03)
9. A Pocketful of Stones (06:18)
10. Where We Start (06:46)

David Gilmour

On an Island

Chi non conosce David Gilmour? Quale persona con un minimo di passione per la musica Rock non ha mai sentito sussurrare il suo nome o ascoltato uno dei suoi assoli? Beh per i profani, si tratta dell’ex chitarrista nonché leader, insieme a Roger Waters, dei maestosi e quanto mai rimpianti Pink Floyd. Non si tratta certo di un musicista alle prime armi, che oltre all’immensa discografia dei sopracitati Pink Floyd, può vantare anche la pubblicazione di due album solisti. Il chitarrista inglese ha festeggiato quest’anno i suoi sessant’anni, e in virtù di ciò, ha deciso di pubblicare questo On An Island, facendoci un graditissimo regalo (come se occorressero ulteriori prove per esaltare ed alimentare il suo mito).

Questo suo terzo album solista riflette appieno lo stato dell’artista. Anche se navigato ed esperto come musicista, Gilmour riesce con la sua falsa semplicità a produrre un qualcosa di ottimo, esattamente come agli esordi delle sua carriera, esattamente come la prima volta.
La copertina dell’album in questo senso risulta essere molto rivelatoria e rassicurante: un uomo in contemplazione in un isola deserta in mezzo al mare. E’ proprio questa sensazione di pace dei sensi e di freschezza che è trasudata da ogni nota dell’album, in piena stabilità con l’atmosfera trasognata e leggera che si viene a creare.

L’apertura del disco è affidata a Castellorizon, strumentale molto pink-floydiana, dominata dagli effetti di tastiera e da echi di altri strumenti in lontananza. Il pezzo si snoda seguendo questo andazzo, finchè non entra la chitarra di David a squarciare l’aria. Si sentirebbe lontano un miglio il suo pregevole e delicato tocco. Castellorizon assume poi toni più imponenti e solenni nel finale, in un continuo botta e risposta tra tastiera e chitarra. La successiva, On An Island, primo singolo estratto dall’album, è sicuramente una tra le migliori canzoni di tutto il lavoro. La voce angelica e delicata di Gilmour ci accompagna per mano nella sua isola, attorniati da un vortice di strumenti, perfettamente amalgamati tra di loro, giungendo al culmine con l’immancabile assolo. Qui si ha la certezza matematica che David sia effettivamente tornato.
The Blue si presenta già dalle prime note come una canzone soffusa e tranquilla. La psichedelia stavolta la fa da padrone, come solo Gilmoure sa fare. Ancora più leggera della precedente, e arricchita da delle aperture di organo molto pregevoli, non si distacca particolarmente dalle altre traccie ascoltate in precedenza, ma senza annoiare nemmeno per un momento.
Si distacca moltissimo invece Take A Breath, forse la traccia più particolare dell’album. Il refrain molto immediato e le parti orientate verso sonorità più sperimentali ricordano molto i Pink Floyd di The Wall o di The Final Cut, anche se addolciti parecchio. Take A Breath è un pezzo molto catchy, ma non per questo troppo scontato, come testimonia la variazione molto accentuata presente a metà pezzo. La successiva Red Sky At Night, è un intermezzo di due minuti circa impreziosito dalle note sentitissime e piene di feeling di un sax suonato dallo stesso Gilmour.

This Heaven è un blues ben strutturato, che mette in risalto le ottime qualità canore e interpetative di Gilmour. Una buonissima parte stumentale arricchisce il pezzo, con spazi anche per una chitarra classica di sottofondo. Come sempre un ottima prova solista, in grande stile blues. Siamo catapultati in un altro mondo con Then I Close My Eyes, grande traccia strumentale, una delle meglio riuscite. L’inserto di trombe e di chitarre classiche e hawaiane arricchisce la canzone di un retrogusto particolarissimo, poco scontato e d’effetto. Smile è una ballata acustica, molto delicata e godibilissima. Qui Gilmour raggiunge grandi livelli di intensità e di sentimento, rendendo pregevole il pezzo con continui piccoli assoli in suo stile.
A Pocketful Of Stones esordisce con un piano ispiratissimo e prosegue in un climax a dir poco toccante, mentre Gilmour compie una prestazione ottima, portando una grossa carica di emozioni con se e una grande sensibilità musicale. L’atmosfera finale del pezzo in questione ci apre per l’ultima canzone del disco, Where We Start. Pezzo sorretto da un ottimo giro di basso, si tratta di uno tra i più apprezzabili di tutto il disco. La canzone, vuole essere un ottimo riassunto di tutto quello che si è ascoltato fin ora, una grande prova che non fa rimpiangere nemmeno per un momento tutto il percorso musicale intrapreso. Il titolo, emblematico, è a libera interpretazione, e lascia spazio ai ricordi.

David Gilmour si conferma uno dei pilastri della musica rock in generale e un colosso musicale al quale moltissimi artisti devono sottostare. On An Island è una vera e propria chicca discografica uscita in questo 2006, un album degno di un grande artista come Gilmour. Le traccie scorrono tutte piacevolmente e senza troppi momenti noiosi e ridondanti, mettendo in risalto il profondo amore di Gilmour per la musica e un gran gusto nel comporla. Consigliato a tutti, ai fan dei Pink Floyd e non.

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