- Dema Ictus - voce
- Iron Liso - chitarra
- Piero Mammut - basso
- Paul Betamoto - batteria
1. World Is Beautiful (...'Cause Is Rotten) (04:35)
2. Town Of Rain (03:32)
3. Big Little Pussy (04:07)
4. Destroy Edgebone (05:02)
5. Your End (03:07)
CONTATTI:
- Piero: 328 9358765
- Dema: 349 5332398
- Indirizzo e-mail: destroyedgebone@yahoo.it
World Is Beautiful (…Cause Is Rotten)
A giudicare da copertina e titolo del demo qui recensito viene da chiedersi se i Destroy Edgebone siano gli ennesimi necrofili amanti di Death Metal, marciume e quant’altro ci sia di putrefatto e fetido nel mondo. La risposta, bene o male, è no. Questi quattro ragazzi di Pordenone propongono infatti un Heavy in stile Motorhead, ma riconducibile anche Twisted Sister, Judas Priest e naturalmente Iron Maiden. Non mancano inoltre le influenze più Speed e Thrash, Raven ed Exciter in primis. I Destroy Edgebone nascono nel 2005 e già nell’inverno dello stesso anno incidono i cinque brani che andranno a formare il loro primo demo: World Is Beautiful (…Cause Is Rotten).
Colpisce subito l’artwork del disco, particolarmente curato per trattarsi di un’uscita del genere. C’è tutto lo stretto necessario: testi, qualche informazione e foto, non si potrebbe chiedere di più. I venti minuti di musica complessivi si suddividono, come già asserito, in cinque tracce, prima delle quali è World Is Beautiful (…’Cause Is Rotten). Dietro ad un titolo apparentemente assurdo c’è una in realtà una denuncia sociale non indifferente, una notevole critica al mondo di oggi ed ai suoi personaggi, fra i quali spiccano Lapo Elkann e Don Fedele. Musicalmente però, i Destroy Edgebone non convincono affatto. Il sound dei quattro friulani non presenta alcun elemento particolarmente interessante, se non forse qualche riff indovinato. E’ proprio la chitarra di Iron Liso l’arma del gruppo, insieme forse con il drumming di Paul Betamoto, l’unico ad aver già avuto diverse esperienze musicali in passato. Le parti di basso sono più che altro inutili in quanto non danno alcuna consistenza alle varie canzoni, mentre Dema Ictus, che magari sarà un buon compositore, non appare minimamente all’altezza del suo ruolo. Il singer pordenonese sembra aver davvero esagerato con l’alcool ultimamente. Quest’impressione persiste durante tutto l’arco del demo e, oltre a pronunciare in modo scandaloso i testi, in lingua inglese, il vocalist si abbandona spesso a delle autentiche nonché clamorose stecche.
Town Of Rain prosegue sulla falsa riga della song precedente, sottolineando le buone qualità dell’axeman Liso. Il pezzo offre qualche cambio di ritmo abbastanza piacevole, anche se piuttosto scontato. A livello di testi, la gemma di World Is Beautiful (…Cause Is Rotten) è senza dubbio Big Little Pussy, perverso e malato inno ai piaceri del sesso. In questo caso il volume del basso è oltremodo esagerato e finisce addirittura col dare fastidio all’ascoltatore. I numerosi errori grammaticali all’interno delle liriche rivelano una scarsissima dimestichezza dei quattro friulani con l’inglese, ma è proprio il caso di dire che oggigiorno si trovano in buona compagnia. Il capitolo più ambizioso dell’opera, sempre restando a livelli medio bassi, è sicuramente Destroy Edgebone, composizione da cui prende spunto pure la copertina del demo. In cinque minuti e venti secondi il complesso pordenonese mette in mostra il meglio di sé, o almeno questa è la sensazione che si ha. Purtroppo, i risultati sono quasi peggiori di quanto ci si potesse aspettare ed anche la chitarra stavolta, forse a causa di un’eccessiva presenza di distorsioni, appare sottotono. L’assolo della song è qualcosa di inascoltabile ed è quindi preferibile passare alla conclusiva Your End. La track, così come il solo di chitarra ed il ritornello, risulta nettamente migliore rispetto alla precedente e chiude in modo perlomeno dignitoso il disco.
Il primo lavoro dei Destroy Edgebone non raggiunge la sufficienza e fino a qui nessun dubbio. La preparazione tecnica dei quattro è assai discutibile, alla pari delle capacità nel songwriting. Alla band servirebbe inoltre l’apporto di un secondo chitarrista in modo da conferire maggiore incisività al sound e, guarda caso, i Destroy Edgebone ne sono alla ricerca. Infine, la qualità delle registrazioni è sporca, grezza, ma tutto sommato godibile. Attenzione però, questa recensione non vuole assolutamente essere una stroncatura, bensì una critica costruttiva e possibilmente utile in vista di un nuovo lavoro. Alla prossima dunque!