- Imre Bende - Chitarra
- Oszkàr Knapp - Voce, Campionature
- Làszlò Kàdàr - Chitarra
- Peter Lehelvàri - Basso
- Gàbor Ersek - Batteria
1. Halfway to Hell
2. The Run
3. Last Lucky Day
4. Set it on Me
5. Army of Cheaters
6. ICBad
7. Parasite
8. Scare the Crows
9. King of fools
10. Requiem
11. In the Movies
12. The end of the End
13. Monochrome
14. Downtown
King Of Fools
King of Fools risulta essere il terzo lavoro degli ungheresi Insane. Il gruppo, ovviamente, è molto conosciuto nella loro patria e, ultimamente, sta riscuotendo un buon successo anche in Belgio e Olanda. Tutto questo è frutto di lunghi anni passati a girare l'Europa per poter promuovere il loro nome e per far sì che il loro sound possa essere captato da più persone possibili. Così facendo, sono riusciti a suonare insieme a gruppi rinomati quali i Napalm Death e i Most Precious Blood nei vari festival in giro per il vecchio continente.
King of Fools nasce con un'idea piuttosto ardita: cercare di conquistare il pubblico di quei paesi che, solitamente, sono più difficili da accaparrarsi come la Francia, l'Italia e la Germania. Un compito non facile ma che vale la pena provare.
L'inizio con Halfway to Hell sembra convicere sin dall'inizio; si capisce subito che la band cerca di accostare sonorità pesanti con altre più melodiche e d'atmosfera. Per quanto riguarda la parte heavy vera e propria, non sono ben chiare le strade che si vogliono seguire perchè se in Halfway to Hell sembra che possano accostarsi a gruppi piuttosto leggeri come i Linea77, più avanti si vedrà che si toccheranno addirittura le brutali melodie del Grindcore. The Run è un una bellissima canzone di stampo Metalcore in cui il cantante urla in modo davvero sgrezzo; peccato solo per la strofa che viene eseguita in modo melodico e poco convincente, soprattutto se si dà un adeguato ascolto al ritornello, che spacca in modo pesante e diretto con chitarre belle piene e lineari. Si parla sempre di melodico se si passa a Last Lucky Day, che davvero non convince proprio. Sembra una brutta copia delle ultime canzoni dei P.O.D. La stessa voce continua a toccare, bene o male, le note già toccate in precedenza variandone solo in parte l'intonazione. Finalmente si arriva a qualcosa di massiccio con Set in on me. Un brano pesante al punto giusto con chitarre e batteria che si seguono a vicenda in ritmiche cadenzate e potenti. La voce mostra il suo aspetto migliore: scream grezzo e acuto. Con Army of Cheaters si ritorna di nuovo a impostazioni musicali di tipo Crossover. Questa volta, però, il brano non è male grazie al fatto che la batteria cerca di dare delle leggere sfumature Industrial. La parte più carente è sempre quella prettamente melodica in cui si continua a capire che a riguardo le idee sono ben poche. Per rianimare il tutto si aggiunge, verso la fine, un passaggio con sound Metalcore che male non fà alla canzone. Parasite è uno dei brani più convincenti perchè unisce la potenza con l'armonia lasciando libere le chitarre di passare da sonorità Thrash ad altre più leggere quali il Crossover. Molto convincente anche la parte ritmica che sorregge bene l'intera canzone. La title track King of Fools è, sicuramente, di grande impatto. Le chitarre riescono a far esplodere riff di terrificante potenza che spazzano via qualsiasi cosa trovino davanti a sè; anche il cantante, finalmente, capisce che per esprimersi al meglio deve puntare più sul growl che sul resto. Da qui in poi si avranno un susseguirisi di brani molto interessanti sia per la pulizia con cui vengono eseguiti, sia per il forte impatto che riescono a dare all'ascoltatore. Ne è un esempio The End of the End dove il sound Metalcore è il protagonista principale. Bellissima la parte finale in cui il cantante si lascia andare a urla talmente terrificanti da far venire la pelle d'oca. Altra song di rilievo è Downtown dove si vede la collaborazione di un altro gruppo ungherese, i Bprnr. L'unione delle due band, dà alla luce un brano dove parti elettroniche, rap, Thrash e Metalcore vengono fuse in modo equilibrato e di grande effetto.
King of Fools è un disco interessante per molte sue parti. Le chitarre non fanno niente di innovativo o sovrannaturale ma riescono a trasmettere la giusta dose di cattiveria. Stesso discorso vale per la voce che dimostra essere più incline alle sonorità brutali che a quelle melodiche. Proprio il melodico, sembra essere quello che rovina tutto. Il problema non sono le parti melodche in sè, anzi ogni tanto se ben fatte possono dare un aspetto piacevole al brano; quello che fa storcere il naso è il fatto che non si riesce a trovare una grande fantasia nelle melodie scelte che, quindi, risultano essere uguali in tutti i pezzi col risultato che la canzone perde un casino per quanto riguarda l'impatto. Quindi, concludendo, un disco che non aggiunge niente di particolarmete nuovo al panorama Alternative Metal/Nu Metal ma che può tranquillamente fronteggiare a testa alta, molti gruppi già presenti sul nostro mercato.