Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
Locomotive Records/Frontiers
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Davy Vain - voce
- Ashley Mitchell - basso
- Jamie Scott - chitarra
- Danny West - chitarra
- Louie Senor - batteria


Tracklist: 

1. Running On Empty (04:11)
2. So Free Now (05:30)
3. Drag Me (05:02)
4. Last Sin (04:45)
5. On The Line (03:51)
6. Turn To Sand (07:02)
7. Lie For Love (06:04)
8. Cover Me (One More Time) (04:31)
9. Slave (05:39)
10. Keep Shining On (03:26)

Vain

On The Line

Tempo di reunion? Così si direbbe. All’infinita lista di band, più o meno famose, che in questo periodo hanno deciso di tornare insieme si aggiungono infatti i californiani Vain. L’ormai lontano 1989 vedeva l’uscita del loro fortunatissimo debutto discografico No Respect. L’album, una miscela esplosiva di Hard Rock e Glam, ebbe un successo incredibile sia a livello di critica che di vendite, tuttavia, specialmente a causa dei trend del momento, i Vain iniziarono ad eclissarsi uscita dopo uscita, fino al definitivo scioglimento. Tornano oggi con un album che rimanda al periodo d’oro dello Street che li aveva lanciati: On The Line. Criticabile la scelta del titolo, non troppo originale, ma non certo quella della copertina, ricercata ed elegante, in piena sintonia con la proposta musicale del combo.

On The Line è un album d’altri tempi. Durante tutti questi anni i Vain non sembrano essere stati influenzati da niente e da nessuno. Fin dalle primissime note di Running On Empty si percepisce un senso di coinvolgimento non indifferente. Un riffing decisamente Hard Rock introduce la travolgente voce di Davy Vain, singer ed indiscusso leader del gruppo statunitense. Gli assoli sono tutt’altro che banali o scontati e la sezione ritmica pressoché impeccabile. Un capolavoro dunque? Non proprio. Se Running On Empty, in assoluto il miglior brano del lotto, dà un impressione assai positiva di On The Line, lo stesso non si può dire di tutte le restanti tracce, a partire dalla debole Drag Me. Non mancano comunque i capitoli davvero appaganti: So Free Now, ad esempio, è un ottimo pezzo che rimanda per sonorità agli AC/DC, mentre la parte iniziale di Last Sin pare uscita direttamente dal repertorio dei Guns N’ RosesOn The Line è un album lineare e diretto, forse anche troppo, in quanto rischia di annoiare dopo non molto tempo. Di contro, l’immediatezza di vari brani fa in modo che essi si stampino ben presto nella mente dell’ascoltatore. On The Line è di sicuro uno di questi: il suo ritornello è quanto di più orecchiabile e trascinante all’interno del disco. Purtroppo il resto della canzone non rimane ai livelli del refrain e la qualità della titletrack ne risente perciò enormemente.

Turn To Sand
è, con i suoi sette minuti, il capitolo più lungo di tutta l’opera. Il sound della sesta traccia si discosta abbondantemente da quello solitamente proposto dai Vain. Turn To Sand è infatti una ballata con influenze Blues, la quale però appare fin troppo ripetitiva ed addirittura snervante. Lie For Love segna un ritorno all’Hard Rock targato anni ottanta. Aggressività e melodia si uniscono per dare vita ad un connubio vincente, come sottolineano i numerosi passaggi appassionanti della song in questione. Può essere rischioso scrivere un brano del genere di sei minuti, tuttavia, almeno in questo caso, la monotonia non è avvertibile neanche lontanamente. Sfortunatamente, Cover Me (One More Time), pur presentando modici spunti interessanti, è paragonabile più alla deludente Turn To Sand che alla vivace Lie For Love. La coppia che chiude il disco invece non potrebbe svolgere il proprio compito in maniera migliore. Slave accelera finalmente i ritmi ed offre un riff di grande impatto, mentre in Keep Shining On Davy Vain ed i suoi abbandonano il Rock più duro per darsi a musicalità avvincenti ed armoniose in giuste dosi. I ritornelli e gli assoli di entrambe le track concludono questo full length nel modo più opportuno possibile, tanto che non saranno in pochi a scegliere di ascoltare immediatamente il platter una seconda volta.

On The Line è un disco assai gradevole, adatto ad un pubblico variegato. Composto da dieci tracce, alcune sorprendenti, altre un po’ meno, l'album segna il ritorno in scena dei Vain, i quali, a patto che non ci sia un altro scioglimento, potranno imparare dai propri errori e ripresentarsi al pubblico con un nuovo lavoro più ricercato ed originale. Il complesso di San Francisco, nonostante il passare del tempo, è ancora in ottima forma e sarebbe un vero peccato per l’intera scena Hard Rock perderlo nuovamente.

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