- John Garcia - voce
- Josh Homme - chitarra
- Nick Oliveri - basso
- Brant Bjork - batteria
1. Thumb (04:41)
2. Green Machine (03:38)
3. Molten Universe (02:49)
4. 50 Million Year Trip (Downside Up) (05:52)
5. Thong Song (03:47)
6. Apothecaries' Weight (05:21)
7. Caterpillar March (01:56)
8. Freedom Run (07:37)
9. 800 (01:34)
10. Writhe (03:42)
11. Capsized (00:55)
12. Allen's Wrench (02:44)
13. Mondo Generator (06:15)
14. Yeah (00:04)
Blues for the Red Sun
I Kyuss nascono nel 1989 a Palm Desert, una delle tante cittadine americane al confine con il deserto della California del Sud, fondati dall'appena quindicenne chitarrista Josh Homme.
Dopo un rarissimo (1000 copie) demo (l'EP Sons of Kyuss), con un nuovo bassista (il folle Nick Oliveri) la band registra il suo primo album Wretch, nel 1991.
Il quid della band sembrano essere soprattutto la noia e la frustrazione, e le coordinate stilistiche sono lo psychedelic-rock anni '70 e il noise-rock; anche se l'album pecca in un'eccessiva derivatività (specie dalla psichedelia tradizionale) e in un songwriting ancora acerbo, le potenzialità di cui fa mostra il lavoro sono già devastanti.
Il secondo disco Blues for the Red Sun esce nel 1992, prodotto da Chris Goss, ed è invece una delle uscite più sensazionali dell'anno; la mente che sta dietro al cambiamento stilistico è il chitarrista ora diciannovenne Josh Homme.
L'opener Thumb mette già in chiaro tutto: tonalità bassissime (Homme usa un amplificatore per basso alla chitarra, per ottenere la maggior distorsione), sezione ritmica a martello pneumatico, produzione sporca e massiccia.
La successiva Green Machine è la più heavy-metal (ma anche la più relativamente orecchiabile) del lotto, ed è di una potenza devastante; al suo interno presenta un ottimo e perfettamente integrato assolo di basso.
Molten Universe, un intermezzo strumentale inferiore ai tre minuti con un muro di chitarre estremamente trasportante, prepara il terreno alla successiva 50 Million Year Trip (Downside Up), capolavoro di rancori e rigurgiti, con un'esplosione pinkfloydiana a metà traccia, e un finale assolutamente psichedelico. La successiva Thong Song è una sorta di ballata dagli echi vocali grunge, che a due terzi viene violentata brutalmente (violenza presagita dalla voce di Garcia, che poco prima urla "I hate slow songs"), per poi autodistruggersi in un finale caotico.
Apothecaries' Weight è un'altra traccia strumentale, caratterizzata da distorsioni chitarristiche hendrixiane che da giocose si tramutano in trascinanti e distruttive verso la fine del pezzo, il tutto affogato in un calderone di rumori elettrici.
Caterpillar March, anch'essa strumentale ma più incalzante e molto più breve, ha un titolo che riassume buona parte dei ritmi di questo disco, che sembra davvero la colonna sonora adatta alla marcia di un esercito di scavatrici che radono al suolo una città fantasma del deserto californiano. Le sue divagazioni portano alla lunga Freedom Run, dall'inizio lisergico e inquietante che si tramuta dapprima in furia grunge, poi in pesanti stop-and-go, poi in altri invalicabili muri di distorsioni dei quali la voce sembra solo un arrangiamento.
La successiva 800 inizia con schitarrate vagamente orientaleggianti che sembrano coprire rumori da backstage (colpi di tosse, oggetti trascinati), per poi sterzare in tribalismi paranoici da LSD. Anche questo è un intermezzo strumentale, e introduce magistralmente Writhe, che comincia in medias res; stavolta gli echi grunge della voce di Garcia sono molto affini ai Nirvana, anche se il tappeto sonoro ne è del tutto distante: la sezione ritmica propone un alternative rock cadenzato e riflessivo, ma verso la fine il tutto diventa più pesante, per poi concludersi con dei violenti stop-and-go.
La successiva Capsized è un brevissimo skit di sola chitarra, e sfuma lentamente lasciando spazio ad Allen's Wrench, una carica per soldati che vanno al massacro. Sul fade-out di Allen's Wrench si innesta il fade-in di Mondo Generator (titolo che darà il nome al futuro progetto musicale del bassista Oliveri), ultimo vero pezzo del disco; è un violento viaggio psichedelico caratterizzato da una sezione ritmica pulsante e dalla voce distorta di Garcia che si produce in incomprensibili urla straziate; a metà traccia la costruzione crolla, e dopo un attimo di angosciosa quiete riparte la psichedelia, stavolta meno melodica, più distorta e rumorosa, per poi riprendere le voci straziate al termine, distorte a tal punto da diventare un indefinito rumore elettronico con cui la traccia si conclude.
Il punto finale a questo lavoro è dato dalla conclusiva Yeah, consistente in quattro secondi durante i quali una voce non meglio identificata esclama semplicemente "yeah"; una soluzione a metà tra gioco (presa in giro degli inutili minimalismi) e serietà (un messaggio conclusivo di pura filosofia rock'n'roll).
Blues for the Red Sun riassume vent'anni di hard-rock, noise-rock e psychedelic-rock, fondendo il tutto in un impasto che viene risputato fuori in un monolitico muro sonoro dalla potenza inaudita. La forza viscerale del disco crea un uragano di energia vitale: la pura quintessenza del rock, caotica e travolgente.
L'album segna una vera e propria rinascita delle sonorità psichedeliche, ora aggiornate all'era dello sludge post-Melvins e del grunge, ed è tanto sorprendente da far coniare ai critici, praticamente da solo assieme al contemporaneo Spine of God dei Monster Magnet, un nuovo genere musicale, lo "stoner rock".