Gli appuntamenti di Interzona sono sempre più una chicca.
I grandi nomi della scena indipendente internazionale che si avvicendano sul palco (ora all’aperto) rivelano scelte artistiche ben precise da parte dei ragazzi del collettivo che riescono a realizzarle con indomito impegno e in pieno spirito di condivisione.
Questa volta sono i californiani The Oh Sees ad allietarci in questa serata estiva ma a scanso di equivoci chiariamo subito che John Dwyers ha capito di non essere né Barrett né Lennon né Mc Cartney e sembra che (almeno per il momento) abbia messo da parte quella psichedelia lo-fi un po' stracciaballe degli esordi per abbracciare (definitivamente?) la sua personale visione garage.
Al fulmicotone, a giudicare dal pogo scatenato come da tempo non si vedeva da queste parti.
Ricco di mille tòpoi ma senza mai chiamare direttamente in causa nessuno.
Involontariamente ma anche finemente citazionista quando le suggestioni di acts quali Make Up o Brainiac risultano le uniche paragonabili in quanto ad energia.
Autistico nel suo isterico falsetto power-pop in grado di aizzare il pubblico allo sfinimento.
Con due batterie oltre a basso e chitarra e qualche ciarabattola analogica, questi quattro teppisti di San Francisco capeggiati da quel simpatico biondo tatuato e assolutamente fuori di testa sono un attentato alla giugulare di Jon Spencer: avranno anche (sicuramente) meno stile della Blues Explosion ma la scuola garage americana aveva bisogno di una nuova ondata meno conservatrice e meno black, più legata alle primigenie pulsioni del power-pop-punk più selvaggio e incompromesso.
Se Dwyers non ritorna più a quella pornografica emorragia di dischi per forza di cose altalenanti per una così vasta produzione, avremo ancora qualche eccitante manciata di canzoni da sentire e live da vedere. Intanto bravi tutti.
