- Giulio Fassina - voce, chitarra acustica, tastiere
- Alessandro Emmi - chitarra
- Sebastiano Bianco - basso
- Alessandro Ferrari - batteria
1. Lambda
2. Phishing
3. Ursa
4. Dedalo
Demur
Nata alla fine del 2010 da esperienze musicali eterogenee, la band italiana riunita sotto il moniker di Kandma giunge alla pubblicazione del primo lavoro di studio dopo due anni di attività. L’ep intitolato Demur affonda le proprie radici timbriche nello scenario rock alternativo d’Oltreoceano, pur presentando una patina elettronica ad esso totalmente estranea. Sebbene non risulti immediato conciliare il sound desertico di Gospeed You Black Emperor! e Isis con la raffinatezza noir dei Portishead, i Kandma riescono a costruire quattro pezzi equilibrati, frutto di una meditata ricerca stilistica: vengono conferiti infatti i giusti pesi alle due tendenze rock ed elettronica, senza scadere nell’emulazione di sonorità già consolidate (quali quelle dei Nine Inch Nails) ma trovando una dimensione propria in cui svilupparsi.
L’apertura di Demur è affidata a Lambda, episodio granitico e dai tratti apocalittici, in cui psichedelici tappeti di chitarra e ossessive sezioni ritmiche si confrontano con una voce lontana e dimenticata. La seconda traccia, Phishing, si erge invece come un’inquieta preghiera scandita da un beat di sottofondo dall’alone tormentato e distorto. Il brano prende forma in un continuo sali-scendi di suoni, condotto dagli effetti vocali e dalle note di pianoforte in meandri onirici decisamente inaspettati. La successiva Ursa interviene a distendere l’ep con il suo incedere più atmosferico, manifestando il lato meno oscuro e polveroso dei Kandma; a tal proposito, pare un po’ forzata la ricercata assenza di crescendo e di intensità sonora, specialmente nella sezione ritmica. Ursa risulta quindi il pezzo più debole dell’ep, non eguagliando di certo il picco raggiunto dalla conclusiva Dedalo. Questa può essere appunto considerata quale l’emblema più rappresentativo della dimensione Kandma, sospesa tra oscurità e feeling impetuoso. Il labirintico intreccio di chitarra e basso è il punto di forza del brano, capace di stregare l’ascoltatore specialmente nell’intermezzo strumentale.
In definitiva, Demur costituisce un promettente incipit per i Kandma, quale naturale traguardo di un’esperienza musicale durata due anni. Consolidato il proprio sound, in futuro la band dovrà cercare di non abbandonarsi a soluzioni troppo cerebrali, conservando l’approccio ricercato ma diretto che ha caratterizzato questo primo capitolo di studio.