- Porz - voce
- Helkor - chitarra, basso
- Lord Sanguinarian Fetus - batteria
1. Così parlò Zarathustra
2. Tears of blood
3. [W]übermensch
4. Intermezzo
5. La foresta puzza
6. L'inferno per me
7. Io sono l'Anticristo (D. Galas cover)
Der Wald Stinkt
Masseporz è un altro dei molti progetti solisti del leader dei Malnàtt, il carismatico Porz, ed è anche uno dei più riusciti sotto l’aspetto della bontà musicale: innovazione pari a 0 sotto l’aspetto musicale, ma la qualità di una proposta non si misura solo con la capacità di rivoluzionare il mercato, ed infatti i 27 minuti di questo debut di qualità ne hanno, pur assestandosi sulle più classiche coordinate musicali del Black Metal.
Ad affiancare il vocalist, troviamo il batterista Lord Sanguinarian Fetus (proveniente dai Satan, altro gruppo della Il Male Production) e soprattutto il chitarrista Helkor, proveniente dai bolognesi Tod e già collaboratore di Porz nel progetto Vedova, e autore di tutte le musiche di questo Der Wald Stinkt - letteralmente, “La Foresta Puzza”. Le musiche sono state appunto composte dal musicista bolognese tra il ’96 e il ’99, e riarrangiate prima dell’entrata negli studios del gruppo, avvenuta nella primavera del 2004.
Devo aggiungere che questo disco è stato ricevuto in modo ambiguo dalla critica, che spesso non è andata oltre la copertina ridicola e il monicker provocatorio (chiaro il riferimento a un altro gruppo Black Metal), etichettando il progetto come la “solita burla”. Proprio perché i Masseporz non lo erano, Porz e Helkor hanno poi deciso di cambiare nome al gruppo, attualmente ancora attivo come Marbas Kult.
Ma passiamo all’analisi del disco: le parti (e i suoni) delle chitarre sono fortemente debitrici di un lavoro come “Transilvanian Hunger” dei Darkthrone, mentre la voce, uno scream cavernoso e gracchiante parzialmente filtrato/effettato, è nel classico stile Black: senza infamia e senza lode in questo caso la prestazione vocale di Porz.
La batteria è quanto di più classico (e adatto, d’altronde) ci si potesse aspettare, (ovvero minimale e veloce, con doppia cassa a manetta), il basso è quasi inesistente e la produzione si rivela gustosamente zanzarosa. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole (anzi, sotto l’oscurità), anche se i riff sono davvero molto buoni, e il lavoro di composizione è svolto egregiamente da Helkor.
Più particolare invece la scelta di utilizzare la lingua italiana per i testi: scelta decisamente azzeccata, che da quel ‘quid’ in più a questo debutto dei Masseporz.
Si inizia con Così Parlò Zarathustra: Porz declama un testo niceano (tratto dall’omonimo scritto) sulle note di un noto pezzo di R. Strauss. Indubbiamente maestoso ed imponente come introduzione, ma l’atmosfera cambia decisamente non appena le prime tetre, feroci note delle chitarre di Tears of Blood feriscono le nostre orecchie. Unico brano in inglese dell’album, “Tears…” è la traccia che meno si distingue dalle altre (forse proprio per la scelta della lingua, meno personale dell’italiano), ma le parti di chitarra sono comunque apprezzabili.
Il geniale titolo di (W)übermensch è un ottimo biglietto da visita per la terza traccia, la più lunga del lavoro, che si dimostra assolutamente interessante anche sotto l’aspetto musicale: il riffing è davvero indovinato, così come il rallentamento raggelante presente a metà brano: a seguire, la ripresa della velocità rende particolarmente esaltante il finale. A lei dunque, la palma di miglior brano di “Der Wald Stinkt”.
La quarta Intermezzo è costituita sugli arpeggi sognanti di chitarra e basso, sotto i quali il vento soffia possente: l’eco di episodi cari al Black scandinavo anni ’90, quali Min Hyllest Til Vinterland [dei Satyricon, per chi fosse digiuno di Black Metal] è forte, ma ciò non impedisce a questa traccia molto atmosferica di farsi apprezzare.
La Foresta Puzza, da subito spazio a un riff di ottima fattura, dello stesso stampo di quelli che formavano la struttura delle prime canzoni. Liricamente spostata sulla difesa dei boschi e della natura [citato, non proprio benevolmente, anche un famoso personaggio del Black Circle norvegese], il brano si consuma in circa tre minuti e mezzo, lasciando un’ottima impressione; la quale è definitivamente confermata con la quinta L’Inferno Per Me, interessante sia per alcuni spunti lirici che per alcune scelte indovinate nella parte musicale, in particolare nel riffing di Helkor.
L’ultima sorpresa ce la riserva la conclusiva Io sono l’Anticristo, un brano di Diamanda Galas riveduto dai Masseporz, con la voce (e le liriche: “sono il vuoto ideologico fatto carne… sono l’anticristo, sono l’anti-buddha, sono l’anti-odino, sono l’anti-satana”) di Porz in aggiunta a quella della oscura e carismatica cantante; ciò che ne esce è un brano dall’atmosfera davvero malata e straniante.
Segnalo infine che questo lavoro è da poco tempo disponibile gratuitamente per il download sul sito web del gruppo [linkato a fine recensione], e che è un prodotto decisamente appetibile per chi apprezza il classico raw black di scuola norvegese degli anni 90-95: i momenti di buona qualità sono presenti per tutta la durata del full, e la personalità del gruppo si fa sentire nei momenti più particolari (intro e outro), e nei testi di Porz.
Se amate il genere, Der Wald Stinkt non vi dispiacerà affatto.