Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
A. Giulio Magliulo
Etichetta: 
Edsel Records
Anno: 
2012
Line-Up: 

Bob Mould – Chitarra, Voce

Jason Narducy - Basso

John Wurster – Batteria

Tracklist: 

01 – Star Machine

 02 – Silver Age

 03 – The Descent

 04 – Briefest Moment

 05 – Steam Of Hercules

 06 – Fugue State

 07 – Round The City Square

 08 – Angels Rearrange

 09 – Keep Believing

 10 – First Time Joy

Bob Mould

Silver Age

Metti su Silver Age e di colpo ti ritrovi nel 1992, l’anno magico di Copper Blue degli Sugar, la band post Hüsker Dü che Bob Mould mise in piedi quando si rese conto che la sua carriera solista non era  sufficiente ad esprimere certi stati d’animo che solo un power trio poteva tirare fuori. E lui di power trio qualcosa ne sapeva e su questo possiamo essere tutti d’accordo.

Se amiamo tanto Bob Mould ancora oggi è proprio grazie alla sua dignitosa carriera post Hüsker Dü fatta di dischi nei quali ha manifestato tutta la sua fragilità, la sua vicenda interiore e la sua sensibilità artistica. E la sua voce. Quella voce!

Il passaggio Sugar forse non era necessario per chi veniva fuori dagli ascolti di ‘quegli anni importanti’, ma lo fu per Mould; i suoi dischi solisti riverberavano ancora troppa amarezza e gli Sugar erano la macchina perfetta per sparare in faccia al mondo tutta l’energia ancora compressa, intrappolata in fondo ad un  discorso irrisolto. Oddio, non che l’album fosse tutto ottimismo e positività (e come poteva esserlo, c’erano  anche canzoni come The Slim che parlavano di AIDS e perdita in generale) ma chi può negare quella  sensazione di grande liberazione e di potenza che si provava all’ascolto di Copper Blue?

Dopo pochissimo altro con quella formazione, Mould  ritornò ai suoi dischi solisti, lavori che han sempre avuto quella capacità di non farci mai mancare gli Hüsker, semmai di farceli ricordare con calda  malinconia e più di un groppo alla gola ma tutto sommato contenti per essere ancora qui, sopravvissuti, noi e lui.

E quale miglior modo per festeggiare i venti anni di Copper Blue se non con un nuovo album che - come quello - è tutto un’ esplosione di alternative rock (come lo chiamavamo ieri) ruvido ma ormai più che assimilabile dall’universo mainstream (e la devozione dei Foo Fighters lo testimonia), di melodie ineffabili, di memorie remote ma di nuovo vivide?

Star Machine, Steam Of Hercules, Fugue State e Angels Rearrange sono solo quelle da cercare subito su Youtube per verificare quanto dico, tutto il resto è elettricità pura (niente acustica, niente elettronica se non si fosse ancora capito!). Poi chiudere gli occhi e ciondolare ritmicamente la testa  sarà inevitabile come è sempre stato: i muri di chitarre, distorti e melodici, son ritornati a circondare le nostre stanze, almeno per un po’.

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