Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Roadrunner
Anno: 
1987
Line-Up: 

Peter Steele (R.I.P. 2010) - Vocals, Bass 

Louie - Drums 

Marc Piovanetti - Guitars, Vocals 

Tracklist: 

1. Jack Daniels and Pizza  [instrumental] - 00:55

2. Angry Neurotic Catholics - 02:48  

3. S.M.D. - 02:27  

4. Ground Zero Brooklyn - 04:40 

5. Race War - 05:56  

6. Inner Conflict - 05:03  

7. Jesus Hitler - 05:17  

8. Technophobia - 03:56  

9. Manic Depression (Jimi Hendrix cover) - 03:07  

10. U.S.A. for U.S.A. - 03:21  

11. Five Billion Dead [instrumental] - 3:02

12. Sex and Violence - 03:51  

Carnivore

Retaliation

 Tra le band più “scomode” e censurate nell’intero panorama metal anni 80, i Carnivore di Pete Steele hanno occupato sicuramente un posto di rilievo. I testi farciti di maschilismo, razzismo, omofobia e disastri post-nucleari hanno sempre accompagnato l’avventura musicale di questi tre ragazzi cresciuti nei sobborghi lerci e criminali di New York. Le loro prestazioni live erano caratterizzate da scene veramente raccapriccianti, come lancio di secchielli pieni di urina o sangue e amenità varie ad accompagnare una proposta musicale miscuglio di influenze thrash, hardcore, speed e doom. Un marasma che, tuttavia, mi ha sempre attirato come un orso quando viene richiamato dal profumo del miele ed una volta scoperto il debutto ufficiale targato 1985, non ho più potuto fare a meno di loro.

L’unico seguito del debutto venne pubblicato nel 1987 e si fregiò del nome Retaliation. Il defezionario Keith Alexander alla chitarra venne sostituito da Marc Piovanetti che portò una dose maggiore di influenze punk/hardcore su un disco composto da dodici canzoni taglienti, migliori nei suoni rispetto all’esordio ma anche leggermente meno personali.  L’irruenza non viene meno, la band picchia duro e non si risparmia ma alcune tracce non posseggono quegli spunti quasi geniali che il debutto annoverava. L’ugola del compianto Peter risulta essere sempre potente, graffiante e pronta a descrivere qualsiasi cosa perversa e brutale mentre la sezione ritmica crea un vero muro di irruenza thrashcore come raramente se ne sono sentiti, anche negli anni 80.  Come era solito per allora, l'olandese Roadrunner cura il prodotto, come anche fatto per il debutto.

Il disco si apre con i conati di una disgustosa Jack Daniels  Pizza, presto seguiti dalla schiziode Angry Neurotic Catholics. Bordate di velocissimo thrashcore e liriche da manicomio  lasciano spazio ad un ritornello molto più personale ed ai limiti del doom nelle ritmiche  ma con la forte influenza dei S.O.D. Per capire ancora meglio la "nuova" strada che il gruppo intraprese allora, possiamo ascoltare S.M.D. (Suck my Dick), ove le influenze hardcore si espongono in maniera palese, azzerando quasi del tutto l'impronta thrash. Forse la prima, vera hit del disco si può trovare con la mitica Ground Zero Brooklyn quando finalmente le influenze doom vengono miscelate alla perfezione con veloci sferzate thrash/hardcore  e la voce di Pete si fa più varia per completare una traccia brutale, tagliente e riuscita. I tempi medi di Race War catturano l'attenzione, oltre a dare più varietà alla proposta. La chitarra é maggiormente fantasiosa mentre la voce di Pete a tratti si fa più pulita in occasione del ritornello quando alcuni arpeggi orecchiabili rubano la scena. Insomma, altra buona traccia e mini classico conseganto alla storia del genere.

Inner Conlict e le sue sfuriate condite dal basso di Pete sempre distorto al massimo, passano quasi in secondo piano se confrontate con il delirio puro di Jesus Hitler, traccia che debutta con il sovrappporsi del discorso di Hitler a canti gregoriani per sfociare in uptempo prolungati alternati a fraseggi doom e cadute nel groove per il ritornello. Technophobia si fa apprezzare principalmente per le tessiture doom condite dalle tastiere mentre il resto scorre piacevolmente senza mostrare nulla di particolare. Sul disco trova spazio una cover di Jimi Hendrix, Manic Depression, la quale calza a pennello a livello di liriche; il tutto condito da riff massicci supportati da tempi medi ed un'atmosfera di puro delirio. Avvicinandoci alla fine del disco, possiamo trovare la velocissima e conosciuta (per i fan dei Carnivore) U.S.A. for U.S.A. ove la tessitura hardcore (Cryptic Slaughter, S.O.D. e Suicidal Tendencies) riveste ancora una volta un'importante fetta del sound quando, invece, la strumentale Five Billion Dead mostra inflessioni melodiche nell'arpeggio distorto che la caretterizza.

A chiusura del disco, Sex & Violence crea un impatto come nessun'altra traccia ha creato su questo disco: il riff portante si incastra nella testa ed il ritornelo é tutto da urlare. Insomma, una piccola gemma che verrà ricordata a lungo, ciliegina sulla torta e testimonianza finale dei Carnivore giacché non avrebbero più avuto occasione di dare alle stampe un terzo lavoro. Nel 1989 Pete avrebbe fondato i ben più famosi Type O Negative, per debuttare nel 1991 con l'album Slow, Deep and Hard, il quale mostrava ancora una leggera tendenza thrascore ma che si arricchiva anche di soluzioni più melodiche e ricercate, anticipando lo stile gothic/doom futuro. A noi, dei Carnivore, rimangono due buoni album ed una piccola paretesi reunion nel 2006, durata fino alla morte di Pete Steele, avvenuta quattro anni più tardi.

 

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