J Mascis – guitars, vocals, keys
Lou Barlow – bass, vocals
Murph – drums
1. Don't Pretend You Didn't Know
2. Watch the Corners
3. Almost Fare
4. Stick a Toe In
5. Rude
6. I Know It Oh So Well
7. Pierce the Morning Rain
8. What Was That
9. Recognition
10. See It on Your Side
I Bet on Sky
Tra gli albums più attesi del 2012 (e terzo post-reunion di metà anni zero di Jayloumurph), I Bet On Sky dovrebbe essere l’episodio che mette definitivamente a tacere le vecchie questioni sulle incompatibilità caratteriali tra Mascis e Barlow. O almeno lo si spera, perché non si può costruire una mitologia rock basata esclusivamente su queste pochezze.
Del resto è Barlow stesso a chiarire questo punto, con buona pace dei ‘gossippari indie’, affermando che le ‘difficoltà giovanili’ sono cose superate dall’età e che fondamentalmente loro non son poi così tanto cambiati.
In effetti va riconosciuto che nonostante il loro ego smisurato i nostri son giunti da tempo a quel livello di professionismo che gli consente di continuare a produrre degli albums sempre belli ed ispirati secondo il loro standard. Ed è questa l’istantanea che ci piace catturare degli odierni Dinosaur Jr., la stessa immagine perfetta inquadrata qualche mese fa sul palco del Neapolis, fatta di apparente distacco tra i membri che non vuol dire indifferenza ma rapporto ormai pacificato e grande equilibrio; se è vero che il rock migliore ha bisogno di tensione Dinosaur Jr. riesce a sfatare anche questo mito.
Nonostante poi lo spazio barlowiano sia sempre ridotto rispetto a quello di Mascis, esso caratterizza più che mai l’economia del loro suono; bastano anche soltanto due canzoni affidate al bassista per ribadire definitivamente la genialità nonché la centralità di Lou Barlow nelle vicende dell’indie americano; quando si citano coppie celebri come Moore e Ranaldo o Mould e Hart, ora più che mai si dovrà dire Mascis e Barlow!
Rude e Recognition sono i titoli delle due tracce citate; la prima è ‘molto’ R.E.M., sembra tagliata per la voce di Michael Stipe, sembra quasi di sentirlo e la seconda potrebbe benissimo essere un gioiellino nascosto dei Sebadoh con quell’alternare l’incalzante allo struggente. Tutto il resto è materia mascisiana per la quale da decenni se ne cantano le lodi: disarmante la qualità sempre altissima, a partire dall’opener Don’t Pretend You Didn’t Know che con le sue linee di tastiere e piano turberà più di un improvvido ascoltatore ignaro del fatto che esse sono solo ulteriori hooks di Mascis, piano che ritorna poi anche in Stick A Toe In, ad un passo da un songwriting un po’ mainstream se alla chitarra lancinante sul finale si sostituisce qualcos’altro di più tondo e radiofonico.
E poi c’è Almost Fare che ha qualcosa dei Nirvana più autisticamente pop, What Was That con la sua chitarra capricciosa, Pierce The Moring Rain (che contiene la frase che dà il titolo all’album) che ricalca le classiche cavalcate pop alla Dinosaur Jr. veloci e risolute nel loro stampo hardcore …inutile citarle tutte: non c’è nulla da buttare in dischi così e già si sa.
I Dinosaur Jr. sono come quei cari vecchi amici che ogni tanto ci vengono a trovare e che ci fanno sentire veramente a casa.