GALADROP:
Afonso Simões - drums and sampler
Guilherme Gonçalves - electric guitar
Jerry the Cat - percussion and synthesizer
Nelson Gomes - synthesizers
Rui Dâmaso - bass and electronics
+ Ben Chasny - electric guitar
1. Positano (12:46)
2. Broda (7:26)
3. Brain (8:32)
Broda
Il disco d’esordio nel 2009, un e.p., Overcoat Heat nel 2010 ed un tour americano con Panda Bear : questi i precedenti dei portoghesi di Lisbona Gala Drop prima di questa importante ‘three pieces’ con Ben Chasny (Six Organs of Admittance, Comets on Fire.).
Fin dall’inizio del disco si è avvolti in una nuvola in cui è la dilatazione senza tempo e senza spazio a dominare. Il beat elettronico che raddoppia avvicinandosi ed allontanandosi creando una sorta di disorientamento sensoriale ed il drone ‘synthetico’ che ne testimonia il passo non hanno nulla della freddezza tecnologica che potrebbero generare ‘samples’ ed ‘electronics’, anzi semmai esaltano il calore vivo ed analogico degli strumenti che presto entreranno, basso e batteria, chitarre elettriche e percussioni. Il misticismo malinconico delle chitarre di Chasny non impedisce successivamente che esse crepitino nel sacro fuoco valvolare di un wha-wha di derivazione cosmica. Ed è proprio il ‘kosmische’ ad essere una chiave di lettura di questo lavoro, il kraut-rock celeste e ritmico che lo sottende e la somiglianza con certi suoni imparentanti, invischiati e legati a doppio filo con la Germania degli anni settanta. La differenza sostanziale con altri sperimentatori contemporanei che pur si avvalgono di questo lessico – come i Tortoise per esempio - è però evidente: i Gala Drop, nonostante la ricchezza stratificata dei suoni che permette loro notevoli voli pindarici non sembrano interessati alla somma matematica o alla costruzione di nuove geometrie – per quanto potrebbero ampiamente permetterselo – quanto alla affermazione di una nuova identità freak, democratica e libera; una riattualizzazione del concetto di jam session, se volete.
Ecco perché il nucleo originario di Gala Drop (il batterista Afonso Simões, Guilherme Gonçalves alle chitarre elettriche e Nelson Gomes ai synth) ha ben pensato di estendersi annettendo il vigoroso basso psichedelico di Rui Dâmaso e direttamente dai Funkadelic/Parliament, l’orchestratore di conga Jerry the Cat alle percussioni (gente che ha collaborato con alcune delle più quotate personalità della techno ed house chicagoana), aprendo così delle parentesi percussive tribali che legittimano la loro natura di portoghesi, viaggiatori di confine, con l’Africa a sud e l’America latina di fronte, la stessa del primo Carlos Santana.
Delle eleganti e potenti linee di basso a tratti trascendenti in fumose essenze dub rappresentano la base di partenza per queste escursioni del flusso di coscienza in reconditi angoli esotici della nostra mente (pensate pure ai The Alps), costringendo Ben Chasny a scendere a patti con la terra. Come se le forme più lontane e spirituali di ritmo si incontrassero in una terra di nessuno tra primitivismo e tecnologia, fornendo un azzardo esistenzialista tra groove ed elettricità rock.
Broda, per chi scrive, con le sue bave di chitarre elettriche e di synth rappresenta la summa della psychedelia nel 2012 e se l’aggettivo di per sé è notoriamente soggetto alle ‘estetiche’ dei tempi, in questo caso tende a raggiungere un valore quasi assoluto. Una colonna sonora per una nuova ed impossibile ‘Summer Of Love’, una forma molto alternativa di ‘chillout’ per fans di Hawkwind, Ash Ra Tempel e Colour Haze.