Laura Sinigaglia (vox)
Davide Verticelli (piano-synth)
Federico Fazia (bass)
Federico Adriani (drums)
- 02 a.m.
- Bologna By Night
- Uptown Bike
- In (the) Moscow
- Television
- Runnin’
- 04 a.m.
- Bad Bed
- Colors
- Almost in Trouble
- Zabriskie’s Bench
- Krueger
- 06 a.m.
..If A Night
Laura Sinigaglia e Davide Verticelli sono le anime di Shijo X, formazione che propone qualcosa che in Italia non ha molti omologhi. Talvolta capita che chi affonda le proprie radici musicali in studi classici paga in termini di spirito il pegno di un notevole bagaglio tecnico ma Shijo X ha saputo creare dal mélange di influenze individuali un prodotto che in quanto ad eleganza e raffinatezza non teme confronti, a cominciare dalla copertina, pochi tratti bianchi su nero che nella sua semplicità è stilosissima e lascia presagire solo parzialmente a ciò che si ascolterà.
Dopo l’intro di pochi secondi di 02 a.m. entra sorniona Bologna By Night e la notte può cominciare davvero con la voce languida di Laura che ci porta in giro pigramente e ci svela angoli di nu-soul e R&B davvero lussuriosi. Spesso la voce è filtrata e spazia da vellutate tonalità jazzy a cromatismi in Fugees style mentre delle note di piano sposano alla perfezione suoni vintage di synth.
La chiave di volta dell’album è tutta in questi rimandi tra tradizione ‘black’ e modernismi che vanno ben oltre il mainstream, sfiorando oscurità trip-hop mai drammatiche, anzi, sempre molto trascinanti e sottilmente ironiche come in Uptown Bike che col suo ritmo in levare ci ricorda il grande northern soul.
Qui non si parla di big band e quindi bisogna riconoscere che l’equilibrio tra elettronico ed acustico è notevole, non c’è attrito o forzatura alcuna, come in In (The) Moscow in cui si passa agevolmente da un sinuoso downtempo ad una parentesi acid-jazz veloce alla Mother Earth, molto seventies e con tanto di assolo di basso.
L’intro barocca diTelevision apre ad una ballad pianistica notturna un po’ lunatica che tanto piacerebbe agli amanti delle chanteuses più famose degli anni ’90, mentre Runnin’ è semplicemente un funky con parentesi dark pop. Quest’ultima faccia degli Shijo X è ancor di più riscontrabile in Bad Bed che vive della stessa stramberia di personaggi come Beatrice Antolini o le Cocorosie.
Per molti aspetti una tale versatilità ricorda anche certe formazioni di gran successo internazionale alla Goldfrapp (come in Krueger), capaci letteralmente di giocare con i più svariati generi nel corso della loro carriera e forse questo è l’aspetto più spiazzante di Shijo X che lo fa all’interno di un unico album senza porsi limiti, passando da atmosfere come quelle descritte finora ad una Zabriskie’s Bench classica come se fosse cantata da una Diane Schuur.
Troppa carne sul fuoco, se la si sa cuocere, non è un problema.