Crocus Behemoth (David Thomas) - voce, sax
Peter Laughner - voce, chitarre
Cheetah Chrome (Gene O'Connor) - voce, chitarre
Craig Bell - basso
Johnny Blitz (Johnny Madansky) - batteria
1. Raw Power
2. So Cold
3. What Love Is
4. Ain't It Fun
5. Transfusion
6. Life Stinks
7. Muckraker
8. 30 Seconds Over Tokyo
9. Satisfaction
10. Sonic Reducer
11. Never Gonna Kill Myself Again
12. Final Solution
13. Foggy Notion
14. Amphetamine
15. Read It & Weep
16. Seventeen
17. Frustation
18. Down In Flames
19. Search & Destroy
The Day the Earth Met the Rocket from the Tombs
I Rocket From The Tombs non fecero uscire un disco all'epoca perchè erano tempi in cui 'stare sul pezzo' non significava per forza dover fare un disco e poi David Thomas e Cheetah Chrome di lì a poco avrebbero partorito Dead Boys e Pere Ubu.
Del resto cosa aspettarsi da un giornalista che scrive per delle riviste di Cleveland con lo pseudonimo di Crocus Behemoth e da un chitarrista che suona in locali folk-blues e dopo qualche drink chiede al giornalista di suonare insieme, con il chiaro intento di mettere insieme personaggi 'off' dell'underground di Cleveland per catturare il punk americano nel suo stadio embrionale, nel suo 'ground zero', praticamente inventandolo?
Craig Bell che guidava taxi conobbe Cheetah Chrome proprio nel suo taxi. Strana creatura dovette apparirgli, tutto vestito color argento inclusi gli stivali, lunghi capelli rossi e occhiali da sole da aviatore..alle nove di sera! Quando si trattò di pagare la corsa e Cheetah frugò nella tasca trovando solo dieci centesimi, Craig disse 'cortesemente' di non preoccuparsi e di tenerseli pure e 'ognuno per la sua strada!'. Dopo pochi giorni facevano insieme un provino. Johnny 'Madman' Madansky (Johnny Blitz) suonava invece in una band che faceva cover hard/glam di New York Dolls e Alice Cooper.
Quando esordirono nel 1974 al Viking Saloon (prima dell'arrivo di Peter Laughner) i Rocket From The Tombs suonavano pressappoco tutto Kick out The Jams degli MC5 e una versione primitiva della loro What Love is, anch'essa molto MC5. Lo spirito detroitiano era assolutamente in loro.
Questi live del 1975 restituiscono l'istantanea perfetta di cosa fosse allora il rock and roll ed il suo eccitamento, la sua carica, il suo livore, la sua spinta in avanti e la sua capacità procreativa.
Il tempo che catturano i Rocket From The Tombs è proprio quello in cui sono ormai mature tutte le istanze per far nascere i successivi movimenti punk, no wave e new-wave ma al contempo si è ancora immersi nei settanta più tossici, quelli degli Stooges e della retorica rock-blues e glam.
E' da questa combinazione magica ed anche un pò forzata che nascerà 'certo' garage licantropo, quello di So Cold ad esempio, che sembra una Never Tell dei Violent Femmes eseguita da quegli scalcinati dei Lone Wolves.
L'introduzione è affidata ad una instrumental version di Raw Power degli Stooges, accorciata, velocizzata, roboticamente violentata, la chiusura invece a Search and Destroy.
Se Iggy anticipa il punk, i Rocket From The Tombs lo trasportano nella modernità dell'epoca, indicando le nuove basi del rock a venire e che di nuovo avrà forse solo il look. C'è anche Satisfaction degli Stones a perpetuare una particolare forma d'idolatria, come issare icone su icone o chissà, merda su merda.
Fatto sta che i 'Rockets' sono già troppo avanti, sarebbe meglio 'conservare' per i tempi che stanno arrivando, eppure Sonic Reducer proviene da qui, da questo repertorio, come tutte le altre perle dei Dead Boys e dei Pere Ubu presenti nella tracklist.
La pulsione primigenia che si avverte qui dentro è esplosiva, il materiale è infiammabile, e all'affermazione di Lester Bangs (interpretato da Philip Seymour Hoffman nel film Almost Famous) al giovane William Miller 'peccato che ti sei perso il rock' , ascoltando The Day The Earth Met The Rocket From The Tombs, verrebbe da rispondere che niente è perduto.