Paolo Tognola - Piano
Andrea Ponzoni - Electronics
Part1 - 14:26
Part2 - 9:17
FreejazzLIVElectronics
Free Jazz Live Electronics vede protagonisti due personaggi che nella diversità delle loro esperienze trovano un terreno comune di dialogo, esperienze inenumerabili per quantità ma soprattutto per qualità. Ambedue insegnano in alcune prestigiose scuole di musica del nordest italiano e vantano collaborazioni con nomi importanti del mainstream nazionale, ma è nella formazione - oltre che nella musica - che si intuisce la loro caratura.
Definire Paolo Tognola 'pianista jazz' è banalmente riduttivo; figlio della cultura di Berkeley, ove si è formato e di cui è pregno, egli ritiene che la sperimentazione tout-court e l'improvvisazione siano parti ineludibili del suo linguaggio musicale. La free-form music, via di fuga per eccellenza dai canoni prestabiliti della tradizione accademica, come anche il jazz - anch'esso ovviamente 'free' e dalle dinamiche avventurose - a finire alle suggestioni della 'contemporanea' che vuol perdere la sua frigidità per non farsi pensare come 'classica moderna', sono gli elementi che fuoriescono fluidi, coesi ed eleganti dalla punta delle sue dita.
L'altro è Andrea Ponzoni, figura polivalente, musicista ad ampissimo raggio, tastierista (anche dei CinemaVolta), ingegnere del suono, producer e dj: un vero manipolatore sonoro d'ambienti. Affascinato fin da giovanissimo dall'elettronica vintage (arpeggiatori, oscillatori, moog) è interessato a tutto ciò che va dai primi Floyd alla più spinta lap-top music. Naturalmente anche lui nutre una profonda attenzione ed ammirazione verso il jazz più iconoclasta.
Free Jazz Live Electronics si compone di due lunghe tracce, Part1 e Part2.
Un drone, ronzìo alieno, fa da intro e da tappeto ambientale al pianismo di Tognola che indaga, cerca e trova cromatismi a contrasto, a rottura del gioco di richiami a tratti esotico di Ponzoni. E' un senso di incredulità a dominare e da cui emergono chiaramente due piani differenti: nicchie di attesa sembrano la chiave di volta in questa primissima parte. Eppure da questi percorsi così autonomi, indipendenti si giungerà ad un'interazione per niente scontata e per questo prodigiosa.
I tasti del Tognola infatti, verso la metà della traccia si faranno indietro per lasciar spazio ad un 'core' elettronico che avanza da quelle zone d'ombra come un 'bit and click' retrofuturista, come se ai primissimi Orbital gli avessero lasciato solo una macchina, ma sufficiente a dare fortissimi segnali di vita. Poi di nuovo il piano a disegnare, a progettare spazi ariosi e bianche volte nell'aria satura e densa di oscure vibrazioni elettroniche.
Part2 comincia con una cascata di note di un piano che non vuole più indugiare. Passionale e preciso, segue traiettorie sghembe senza mai perdere il filo del suo traguardo mentale, nuotando in quel brodo primordiale, in quel liquido amniotico che gli fornisce Ponzoni, habitat ideale per le sue elucubrazioni non scevre di ironia. Ci si inerpica tra sentieri impossibili di note altissime o bassissime con la grande fantasia del jazz, e Ponzoni riesce ad illuminarne gli angoli più insidiosi.
Son passati nove minuti e diciotto secondi eppure sembra che il viaggio sia finito improvvisamente, presi come si è da questi paesaggi anomali, desueti e di straniante bellezza. Free Jazz Live Electronics (disponibile in freeware su jamendo.com) è emblematico di quanto l'arte trascenda le categorie. Il "Free Jazz" e l'"Elettronica" che ammiccano dal titolo riescono solo in parte a trasmettere il contenuto reale dell'opera, molto più complesso e che affonda le sue radici nell'avanguardia. Ecco come finalmente le parole che sottendono ai 'generi' perdono di senso risultando perfino fuorvianti per chi vuole intenderle letteralmente.
Si spera che quest'esperienza possa ripetersi sulla lunga distanza, approfondendo queste 'conversazioni' che - siam sicuri - includerebbero chissà quante altre suggestioni e destandole soprattutto in chi è abituato ad ascolti molto più ordinari, livellati sulla falsariga di un pop o di un rock sempre più stanchi.