- Gaspard Augé
- Xavier de Rosnay
01. Horsepower
02. Civilization
03. Ohio
04. Canon (Interlude)
05. Canon
06. On’n'on
07. Brianvision
08. Parade
09. Newlands
10. Helix
11. Audio, Disco, Video
Audio, Video, Disco
Dopo ben quattro anni ed una infinità di riconoscimenti rispunta il duo parigino dei Justice con la seconda prova in studio, Audio, Video, Disco. Il ritorno di Gaspard Augé e Xavier de Rosnay, come si potrebbe pensare, non consiste in una semplice visita di cortesia, ma bensì in un quanto mai deciso tentativo di aggiornamento. Infatti, se da una parte † ( detto anche Cross) aveva contribuito in massima parte all' inaspettato successo per l' ineccepibile riassunto tra dance ottantiana ed electroclash novantiana, dall' altra si era portato dietro l' accusa di disco eccessivamente ruffiano e strettamente prescindibile attorno ai propri singoli. Aldilà di ogni possibile critica, non si può negare che l' esordio si dimostrò una novità imponente, fondamentalmente per la capacità di unire due mondi non proprio così vicini tra di loro, almeno secondo la mappa della musica, come l' electro-pop da classifica ed il rock duro animato da incandescenze ed ampi spazi anthemici; Cross, insomma, si dimostrò all' altezza di essere stato prodotto da un' etichetta importante quale la Ed Banger records, che dal canto suo non può che riconfermare la propria disponibilità, memore in particolare della clamorosa vittoria che i nostri ottennero contro i tedeschi Digitalism.
Consapevoli di dover cambiare le carte in tavola, o perlomeno mischiarle, per il componimento del nuovo Audio, Video, Disco, avvenuto in larga parte durante gli stacchi tra i vari concerti a cui hanno partecipato, i Justice, letteralmente, osano, gettandosi a capo fitto nel mondo della musica rock, in quella che si presume essere una definitiva presa di posizione. Viene rispolverato tutto ciò che è kitsch e trasandato per dar vita ad un pastiche di dodici pillole capaci di pescare tanto dal prog quanto dalla psichedelia, dall' hard-rock ed all' hair-metal, mantenendo il proprio status effervescente, sospeso tra i padri fondatori Air e Daft Punk. Senza cercare di perdersi in tanti pre-concettualismi, il duo parte alla volta degli eighties con lo scopo di portare ai massimi livelli il tasso di epicità, tanto caro all' altro francesino Anthony Gonzalez. Con la sola differenza, però, che quest' ultimo, conscio di un proprio percorso musicale a dir poco coerente, utilizza gli elementi a sua disposizione per affermare il suo consolidato marchio di fabbrica giocando letteralmente col pop, mentre i Justice sono ancora alla ricerca di una propria identità da sviluppare. Le composizioni, per quanto impeccabili sia in fase di esecuzione che di produzione ( anche se poi si tratta della stessa che ha affossato i Jamaica, ma è meglio sorvolare...), sono imbolsite da continui cambi armonici, tremendi riff ( elettronici) persuasivi e plagi in continuazione ai danni di un ( seppur godibilissimo) passato che, a fin dei conti, è il vero detrattore di Audio, Video, Disco. Oltretutto, la scelta coraggiosa, tanto per usare un eufemismo, di impanare certe influenze lascia scoperto anche l' altro lato, quello dei riferimenti base, tanto che la mano degli autori della colonna sonora Tron: Legacy si mostra anch' essa in tutta la sua percettibile evidenza, per non parlare di certi aspetti morodiani che mal si congegnano con la splendente solarità dell' opera. Ci sono ad esempio le tastiere senza troppa tecnica ( agli Emerson, Lake & Palmer sarebbe venuto un colpo) di Horsepower, a cui non basta la propria imponenza per tenere testa alla rivale Genesis. Ci sono Newlands e Canon, sgradevolissime nel loro effettare AC / DC, c'è poi il divertissement Ohio, capace soltanto di ricalcare le sfumature folk già ricontestualizzate dai Low Anthem pochi anni or sono. In questo alternarsi di jingle ora estatici ora prettamente tamarri, da ricordare almeno Parade per il primo aspetto e la graffiante Civilization per la seconda variante, ma se analizzati in un contesto impegnativo qual'è quello di un album, tutti questi brani non possono che far impallidire per il monotono cut-copy effettuato nè senza logica nè senza metodo. Oltre quindi all' outro Audio, Video, Disco, che si riallaccia al canonico metro usato precedentemente dai Justice, si potranno benissimo tralasciare infine il synth-pop di Brianvision in odor dei Goldfrapp di Head First ( il suddetto disco era però un esplicito omaggio alle sonorità eighties) o la pomposità di On'n'On, forse il picco trash dell' album.
Se rapportato con il precedente Cross, infine, Audio, Video, Disco non può che cedere inesorabilmente di fronte a tale ignobile confronto. Tanto è stato l' estro e la genialità del duo nel confezionare hit del calibro di D.A.N.C.E. o Waters of Nazareth a metà del duemilasette, che davvero sembrano soltanto questi gli episodi necessari per surclassare un act solamente superbo e sfacciato qual'è quello del nuovo album. L' amarcord effettuato dai Justice si dimostra infatti fin troppo pretenzioso in ogni sua parte, e l' insuccesso era stato in parte preannunciato dalla scelta di voler privare la polpa dei brani di eccessivi tecnicismi, gli stessi che hanno alimentato per anni, tanto per dirne uno, il mito del prog-rock. In definitiva, Audio, Video, Disco suona per quaranta minuti come un remix di Whole Lotta Love, senza però riuscire a replicarne gli effetti, nè tanto meno la grandiosità.