1. Cocoon House
2. Black Rain
3. Rich Doors
4. Say the Code
5. Shot Big Horizon
6. Upholder
7. How To Get Back
8. Lighthouse
9. Bad Past Gone Away
10. Overpass
NewVillager
Immaginate di avere un pennello in mano e di intingerlo in una tavolozza in cui ad ogni colore corrisponde uno strumento musicale. Mettetevi di fronte ad una tela e date sfogo alla fantasia: se avrete le capacità di Ben Bromley e Ross Simonini, ovvero gli statunitensi NewVillager, uscirà fuori un sorprendente e originalissimo quadro naïf, ovvero l'omonimo debutto.
Per dipingere un pop scoppiettante e pieno di energia, i New Villager usano tutte le gamme cromatiche possibili: spigolose chitarre rock si affiancano a sinuose tastiere, sprazzi di orchestra si accoppiano a discontinui ritmi che vanno dall'r&b a quelli più convenzionalmente pop e che si compenetrano senza limiti. Lighthouse, scelta come singolo, è festosa nel suo ritmo deciso e nelle sue melodie elettroniche che si colorano di sfumature orchestrali, Black Rain si basa invece su suoni densi e dinamici che procedono in un sommesso singhiozzo, quasi un avveniristico salterello dominato da acuti falsetti che si alternano a grugniti ruvidi da rapper, per poi distendersi in una conclusione da ariosa e malinconica ballata elettronica. Cocoon House, tra voci distorte e luminosi trilli che giocherellano in un'atmosfera piuttosto cupa, si avvicina maggiormente all'indie con i suoi decisi riff di chitarra e i cori vagamente 60's, mentre Shot Big Horizon si installa subito in testa con il suo ritornello cantato a voce piena e i beats che si snocciolano uno dopo l'altro in un intarsio bizzarro e coinvolgente.
Alcuni brani sono marcatamente r&b, risultando quasi fuoriluogo in un album in cui la musica è tutt'altro che solita e classificabile: è questo il caso di Rich Doors e di Bad Past Gone Away, ma la prima sfoggia un alienante e quasi orientaleggiante intreccio di voci e tastiere e la seconda, grazie all'insolito arrangiamento vocale e ad un'accattivante stranezza, si salva appena dall'essere una delle solite canzonette con tanta commerciabilità e poca sostanza.
A chiudere l'opera sopraggiunge Overpass, un breve strumentale che si dipana tra rumori, strumenti in reverse e melodie di organo e cori gregoriani che creano un finale semplice e solenne.
I NewVIllager compaiono in un'era in cui alla moda di quanti si infarciscono le orecchie di musica di massa prodotta in maniera quasi industriale, si oppone un altro tipo di moda a cui appartengono, pur non ammettendolo, tutti coloro che sono votati alla musica cosiddetta alternativa, indipendente, ma di fatto di produzione ugualmente "seriale". Arrivano, quindi, al momento giusto per fare la gioia di tutti gli hipster dei nostri giorni, ma è assolutamente riduttivo limitarsi ad etichettare in questo modo la loro musica: in realtà, al nome NewVillager si fa sì corrispondere uno stile assolutamente alternativo, ma è proprio in un'originalità e in una bizzarria non esasperate ma, semmai, applicate ad una forma canzone del tutto tradizionali e senza eccessive pretese che risiede la vera qualità di questo stile, che fa presagire un buon futuro per i NewVIllager.