Bologna Violenta è un progetto "libero da sacramenti religiosi e da ideologie politiche". Forse anche per questo si sta rivelando uno dei più interessanti nel panorama alternativo italiano per qualità ed intensità, sciorinata sottoforma di spietata grindcore ( elettronica), ma molto si deve anche al suo principale protagonista, Nicola Manzan. Diplomatisi in violino nel 1997, si fa notare a livello indipendente per collaborazioni con molti gruppi italiani ( le stesse di cui parleremo nell' intervista), per poi lanciarsi nella suddetta esperienza solista dal 2005. In attesa del nuovo album, io e il mio collega Alessandro Corona scambiamo due parole con Nicola, autentico esempio di musicista DIY senza peli sulla lingua...
G.B. - Ciao Nicola e grazie per l' intervista concessa. Il tuo ultimo disco Il Nuovissimo Mondo ti ha proiettato in vetta all' Olimpo della musica alternativa, ma da quanto tempo covavi di proporre un prodotto simile? Potresti raccontarci, in definitiva, i tuoi primi anni da artista?
Nicola - Erano parecchi anni che avevo in testa l'idea di fare un disco grindcore, ma pensavo più che altro ad una band, non ad un progetto solista come quello che è uscito. Del resto avevo molti dubbi su chi poter arruolare e sul tipo di sviluppo che poteva avere una band, viste le molteplici delusioni che si hanno durante gli anni di gavetta (e non solo). Ho suonato con parecchie band, già nel 2005 (quando ho iniziato a registrare i primi pezzi come BOLOGNA VIOLENTA) avevo sul groppone parecchie delusioni e progetti lasciati a metà. Ovviamente non era mia la colpa, come non lo era degli altri componenti delle band, semplicemente un gruppo deve trovare un'alchimia particolare affinché i rapporti non si logorino, e non è facile che accada. Quando mi sono ritrovato a lavorare da solo ho pensato che dovevo cercare di far fruttare tutta l'esperienza acquisita, anche se avere tutte le responsabilità di un progetto sulle spalle non è sempre "comodo".
In generale, non sono mai stato il leader delle band in cui ho suonato, mi è sempre piaciuto molto il ruolo di gregario. Non bisogna dimenticare che la mia formazione musicale è quella del conservatorio, quindi nei primi anni in cui suonavo "rock" tendenzialmente non ero io quello che portava i pezzi in sala prove, semmai arrangiavo alcune parti, ma non sentivo la necessità di suonare musica "mia" (per quanto le cover band non mi piacciano, sia chiaro!).
A.C. - Perché le tracce strumentali? In particolare “Blue Song”, che va contro tutto il resto dell'album?
Nicola - Come dicevo poc'anzi, la mia formazione è quella classica, quindi ho sempre ascoltato molta musica strumentale. Se un brano mi fa venire i brividi senza che ci sia l'intervento della parola, per me è perfetto. Non discrimino assolutamente la musica cantata, più che altro non riesco a seguire i testi, mi perdo nell'ascolto della parte musicale e mi sembra spesso che le parole siano davvero superflue, o comunque che non siano altro se non parte della musica, come se fossero uno strumento solista punto e basta.
Quando faccio musica mia non mi viene spontaneo pensare ad una parte cantata o di metterci un testo. Mi piace, semmai, che ci siano poche parole a sottolineare una determinata emozione che sto cercando di suscitare nell'ascoltatore.
Blue Song è la cover del brano portante della colonna sonora di "Milano Trema – La polizia vuole giustizia". Mi era stato chiesto parecchi anni fa di fare dei pezzi col violino in concerto, quindi ho pensato di rifare a mio modo questo pezzo molto struggente, come se fosse un pezzo di musica classica (più o meno, insomma), mentre l'originale è una specie di funk anni '70 con un bel groove (che ovviamente ho demolito...).
Ho pensato di inserirlo nell'album perché, se da un lato rappresenta il collegamento diretto tra il primo album (quello legato ai poliziotteschi) e questo, dall'altro mi sembrava che fosse lo spartiacque perfetto tra le due parti del disco. Un momento di raccoglimento, o più semplicemente una pausa per le orecchie.
A.C. - Diresti che la tua musica si fonda principalmente sulla ricerca del perfetto equilibrio tra ciò che è macabro e ciò che invece è ironico? In altre parole, il tuo lavoro è uno sguardo ironico al brutalisme della musica odierna, o appartieni davvero a quella corrente?
Nicola - Mi piace molto il dualismo "macabro / ironico". Anzi, direi che piace agli esseri umani in generale, solo che spesso non si può dirlo ad alta voce, o comunque è politicamente scorretto ammettere che dietro ad una cosa macabra ci possa essere un risvolto ridicolo o bizzarro che quindi spesso suscita ilarità.
Quello che cerco di fare è di creare emozioni contrastanti fondendo musica e (poche) parole. Se metto una musica triste su un discorso allegro, per fare un esempio, sarà difficile non ridere, anche se l'atmosfera generale è cupa; quindi la sensazione che si prova è tendenzialmente di disagio, come se ci fosse qualcosa fuori posto. Il Nuovissimo Mondo è fortemente ispirato a film come "Cannibal Holocaust" dove la musica veniva usata quasi sempre in contrasto con le immagini, il che crea spesso uno strano effetto sullo spettatore.
Per quel che riguarda il brutalisme della musica odierna, che dire... mi sembra che tutti stiano urlando sempre più forte, dai cantautori ai gruppi indie rock. Sarà forse un disagio diffuso? Non lo so. Io sono cresciuto ascoltando molto hardcore e grind, quindi a me viene spontaneo esprimermi in maniera brutale, musicalmente parlando; trovo inoltre che sia una cosa simpatica mettere insieme, e quindi distruggere, certi "dogmi" di alcuni generi, siano essi il blues, il cantautorato o il metal.
Sinceramente non sento di appartenere ad alcuna corrente o movimento.
A.C. - Qual è lo scopo della tua provocazione? Diventare "A whole new thing", o semplicemente dire la propria?
Nicola - Sto cercando di dire la mia. Non mi interessa diventare la rockstar del momento. Finché ci sarà qualcuno che condivide le idee che metto in musica, continuerò a fare dischi nel migliore dei modi possibili. Probabilmente il fatto di essere tendenzialmente provocatorio può far pensare che sia un progetto molto "calcolato"; ma non lo è. Mi piace l'idea di fare musica che lasci una specie di impronta indelebile nella testa di chi la ascolta; nel fare questo uso delle parole forti e delle frasi che possono sembrare sconvenienti, ma questo non è molto diverso da quello che sono io nella vita di tutti i giorni.
G.B. - Di quali strumenti ti servi solitamente?
Nicola - Uso un computer per fare le batterie (con un po' di campioni presi in giro) e per registrare, poi ovviamente la chitarra elettrica e quella acustica, il violino, la viola, il piano Rhodes, qualche tastierina, un synth, un theremin e poco altro.
G.B. - Nelle tue canzoni, quanto dipende dalla pura intuizione e quanto da una immersione meditata?
Nicola - In genere parto da un'idea che cerco di sviluppare prima di tutto da un punto di vista ritmico. Come dire, mi viene un'intuizione e cerco di registrarla e di renderla come ce l'ho in testa. Ovviamente il processo prende parecchie ore e spesso dei giorni, quindi di solito l'idea iniziale, pur rimanendo di base inalterata, prende delle forme molto diverse, finché non decido che il pezzo è finito, cosa che avviene dopo innumerevoli ascolti continui (quindi un'immersione totale nel pezzo e nel suo significato). Direi quindi 30% intuizione e 70% immersione.
A.C. - Sei riuscito a far parlare di te un po' ovunque, ci sono tue recensioni persino nella più oscura delle webzine. Potresti essere diventato il tipico fenomeno di internet da smontare per farsi belli. Il successo non ti mette un po' di angoscia?
Nicola - Il successo non mi mette angoscia, anche perché il mio successo consiste nell'essere arrivato a sopravvire con la mia musica, quindi niente di così straordinario, anche se al giorno d'oggi purtroppo lo è. Non sono Ligabue o Bono, loro sono persone di successo, io cerco di vivere con quello che so fare e ci metto tutta la passione che ho, ma non sono preoccupato da qualcuno che potrebbe "smontarmi", come scrivi tu. Sono arrivato a questo punto con le mie forze e le mie capacità, senza chiedere o ricevere favori da manager o paraculi vari. BOLOGNA VIOLENTA è stato ed è ancora un progetto DIY che si basa sulle mie capacità (anche economiche). Non ho intenzione di far musica per vendere più dischi possibili. La mia filosofia è piuttosto quella di fare dei dischi che devono piacere innanzitutto a me e che poi si troverà il modo di distribuire e stampare.
Dovrei essere spaventato dal successo se ci fossi arrivato per caso, come avviene nei talent show. Ho 35 anni ed ho iniziato a suonare a 5. Direi che questo potrebbe anche bastare a togliermi parecchie angosce di torno.
A.C. - Perché l'uomo dovrebbe essere l'ultimo atto? E l' Übermensch dove lo metti? E Wolverine?
Nicola - La mia è una visione parecchio terra-terra. Come dire, io mi confronto non con l'utopia di un uomo perfetto (o magari di un superuomo da cartone animato o da filosofie deliranti), ma con gli esseri umani con cui mi trovo a che fare o con quello che si sente e si vede in giro.
Siamo all'ultimo atto se un presidente del consiglio vuole fare un partito sulla gnocca, come lo siamo se guidiamo nella corsia di sorpasso in autostrada a 110 km/h per non sembrare degli sfigati. Insomma, mi sembra che tanti passi avanti siano stati fatti, ma tanti siano ancora da fare. L'ignoranza è un male che andrebbe combattuto per rendere gli uomini migliori, ma ho spesso l'impressione che sia un'arma che viene usata da chi ci governa per tenerci sotto i suoi piedi.
G.B. - Nella tua carriera hai collaborato per nomi come Baustelle, Non Voglio che Clara e Ligabue. Verrebbe da chiedere a primo impatto: cosa c' entrano questi gruppi con Nicola Manzan?
Nicola - La risposta è semplice, in realtà. Suono il violino dall'età di sette anni, e mi sono diplomato nel 1997, con molti di questi gruppi collaboro come violinista, quindi spesso in studio di registrazione. Non ci sono molti violinisti che fanno rock, io lo faccio ormai da anni e quindi penso e spero di essere una specie di garanzia per chi mi chiama a registrare. Ovviamente ogni collaborazione ha la sua storia, quindi se per Ligabue è durata una giornata in studio (non l'ho neanche conosciuto, per intenderci), con i Baustelle sono stato in tour un anno intero (in questo caso come polistrumentista, quindi un ruolo parecchio impegnativo).
Io sono un devoto della musica, non mi piace tutta la musica che ascolto o che registro, ma quando posso cerco di metterci tutta la mia passione per renderla la migliore possibile (anche se in alcuni casi non c'è proprio speranza...).
G.B. - Aprendo un discorso legato alle tue influenze formative, quali gruppi o correnti musicali ti hanno dato l' input necessario per la musica espressa sotto il nome Bologna Violenta?
Nicola - Ho sempre amato molto l'hardcore degli anni Ottanta, soprattutto quello italiano (Negazione ed Indigesti su tutti), poi ci metto i Napalm Death, i Carcass e gli Slayer per quel che riguarda il metal, mentre per la sezione "filmica" ci metto Riz Ortolani (sue le colonne sonore di Cannibal Holocaust e Mondo Cane) ed Ennio Morricone.
Sopra a tutto ciò c'è la musica classica, che è da sempre quella che amo di più, da Bach ai contemporanei (anche se non conosco molto ciò che viene considerata "musica colta", mi sta sulle palle, sembra una cosa élitaria, mentre la musica dal mio punto di vista dovrebbe essere un mezzo per arricchire l'anima di tutti).
G.B. - Chi sono i tuoi fidati addetti alle visuals? Quanto conta per te in sede live essere supportato anche dai video?
Nicola - Dal vivo solo di rado sono riuscito ad avere i video. A volte c'erano dei Vj che conoscevano i miei pezzi e facevano i visuals in diretta durante il concerto, altre volte ho messo su dei film (Mondo Cane e Cannibal Holocaust, tanto per cambiare).
Ho parecchi video fatti da registi fidati (Duilio Scalici e Francesco Brunotti su tutti) e penso che per il prossimo album mi muoverò per averne il più possibile.
Mi sto organizzando per avere sempre il supporto del video durante i concerti del prossimo tour.
G.B. - Nei primi mesi del 2012 uscirà il tuo nuovo disco: su cosa ti stai concentrando in particolare per poter rendere l' album “ancora più estremo dei precedenti, sia nelle sonorità che nelle tematiche”?
Nicola - Sto cercando di fare dei pezzi che non siano solo rumore fine a se stesso. Mi stanno venendo a noia anche i pezzi con l'intro parlata. Cerco di fare della musica che sia violenta ma che abbia un significato emozionale in sè, che sia magari supportata da frasi ad effetto, ma che non sia in secondo piano rispetto ad esse. Non sto neanche cercando tematiche particolari, cerco l'emozione suscitata da brevi frasi contestualizzate in un ambiente sonoro adeguato. Non voglio fare comizi e non voglio svegliare la coscienza civile di nessuno, queste son cose che lascio volentieri fare ad altri.
G.B. - Grazie per essere intervenuto, l' intervista per Rockline finisce qui. Vuoi lasciare un messaggio ai nostri lettori? Un saluto, in bocca al lupo!
Nicola - Grazie mille a voi per l'opportunità che mi date e per lo spazio che mi concedete.
A chi sarà arrivato a leggere fin qui faccio i miei complimenti e lo ringrazio sinceramente per il tempo dedicatomi e gli ricordo che la musica è una cosa importante nella vita di tutti.
Al di là dei gusti, al di là dei generi.
NESSUNA POLITICA
NESSUNA RELIGIONE
BERVISMO PER PIU'