Daniel Rojas Lopez - Drums
Ramón Checa - Bass
Ana - Guitar
Fernando "Lugubrious" Errazquin - Vocals
Luisma - Vocals, Guitar
1. Open Heart Butchery
2. Traumaggedon
3. Resuscitation Manoeuvres
4. Flesh Devouring Pandemia
5. Fomite Fetish
6. Amputation Protocol
7. 911 (Emergency Slaughter)
8. Doctors of Malpractice
9. Tumour Donor
10. Hospital Thieves
11. Splatter Nurse
12. Hypochondriac
13. Ingreso Cadaver
14. Necronatology
15. Intravenous Molestation of Obstructionist Arteries (O-Pus VI)
16. Suffocative Tracheal Stoma
Hospital Carnage
Formati in Spagna nel 1990, gli Haemorrhage sono stati considerati da sempre i più degni eredi dei Carcass dei primi tempi. Il loro grind dalle tematiche gore si va ad riallacciare proprio agli anni d’oro del genere quando la band di Jeff Walker dava alle stampe gemme marce dal nome Reek of Putrefaction e Symphonies of Sickness. Dalla loro alta esperienza, gli Haemorrhage sono arrivati alla pubblicazione del sesto album, senza contare il numero elevato di split ed EP.
I primi lavori della band che videro la luce a metà degli anni 90 annoveravano una produzione sporca, con suoni impastati e ottimi per creare una sorta di aura pestilenziale. Con il nuovo pargolo dal nome Hospital Carnage, uscito direttamente dall’obitorio, possiamo notare come la produzione si sia affinata per certi aspetti. Se da un lato, questo ha portato ad un “alleggerimento” dell’atmosfera morbosa che ammantava i primi lavori, dall’altro essa ha accresciuto il taglio “chirurgico” del loro sound. Ora gli strumenti sembrano veramente delle lame ad altissima precisione che lentamente penetrano nella carne ed aprono i tessuti. Lo stile musicale del gruppo non è cambiato per niente, nonostante una ovvia miglioria a livello tecnico. Ci troviamo sempre al cospetto di un grindcore morboso, sovente veloce ma che punta anche sul riffing putrido delle chitarre e sulla voce malata di Lugubrious al fine di supportare ottimi downtempo.
Il nuovo album si compone di sedici canzoni per una durata totale di appena trentacinque minuti. Difficile, quindi, estrarre una canzone che in qualche modo posso rappresentare al meglio un lavoro che, come nella maggior parte di questi casi, deve essere considerato nella sua totalità e bevuto tutto d’un fiato. Possiamo dire inoltre che la produzione leggermente più pulita ha fatto assumere alle chitarre un taglio per certi versi più thrash metal. Tra le song migliori del lotto possiamo notare la completa Open Heart Butchery che posta in apertura ci prepara all’album e la fortemente hardcoriana Hospital Thieves. I tempi cambiano in continuazione per due composizioni mature e che lasciano trasparire anche una reverenza per i Carcass meno impulsivi e più tecnici. Non mancano schegge impazzite di grindcore duro e puro e qui citerei Resuscitation Manoeuvres,Flesh-Devouring Pandemia e Splatter Nurse in una bolgia di velocità incontrollata e vocalizzi al limite del grottesco.
In tutto questo, la tecnica acquisita e la maturità del gruppo sono tra le cose che spiccano maggiormente. Il songwriting, pur rimanendo eccessivo come da copione, lascia trasparire la forma di canzoni che nella loro breve durata sono sempre ben bilanciate e composte. E’ sempre grindcore, ma intelligente e distruttivo quanto basta per intrattenere l’ascoltatore senza risultare pesante da digerire. Insomma, un buon lavoro da parte di un gruppo che forse oggigiorno rappresenta uno di pochi picchi di ispirazione nel genere.