-Alessio - voce, microsynth
-Daniel Joy - synth, piano
-Giovanni - voce, chitarre
-Denis - basso
-Diego - batteria
-Valerio - chitarre
01. Quando Sogno
02. Bar Code
03. Amore Liquido
04. Collasso
05. Maree
06. Joasia
07. Siero
08. La Ragazza del Ponente
09. New Wave
10. Autoconvinzioni
Geografia di un Momento
La New Wave grazie alle sue atmosfere ed alle particolari visioni ha sempre affascinato molti. L' Italia non fa eccezione, essendo riuscita a metabolizzare questo suono dall' inizio degli anni '80 per poi saperlo riproporre in mille altre salse. Poco tempo fa abbiamo assistito ad una saggia ed ottima prova di questo, trovandoci a recensire Ecce Homo degli Egokid, un disco che sta riscuotendo tutt' ora i consensi che merita. In quel caso di pop sotto forma di wave si trattava. Adesso, sempre dall' agenzia di booking Libellula Music, ecco un' altra uscita che parla la stessa lingua adottando però uno slang diverso. Se infatti gli Egokid solevano trattare di temi riguardanti crisi di mezz' età mediante siparietti pop-burlesque, l' esordio degli alessandrini Tomakin, Geografia di un Momento, si immedesima invece nei ragazzi più romantici dalle vite universitarie, mixando la new wave e l' elettronica con una struttura piuttosto scarna ed essenziale dell' indie-rock, molto adatte e calzanti per i tormenti e le inquietudini claustrofobiche di cui si parla nei testi.
La loro musica è esplicitamente ragionata e quadrata, ed è altrettanto chiaro che il sestetto non si vuole perdere con le inutili chiacchiere che produrrebbero singoli dall' impatto semplice. I Tomakin, anzi, se ne fregano dell' essere cool, ed è per questo che intessono le canzoni con una parte melodica a dir poco intelligente, ma anche diretta allo stesso tempo. Nelle loro idee schiette si celano altresì i principali difetti di questo esordio, come ad esempio lo scarso minutaggio oppure la qualità di alcune tracce che sanno di riempitivo per, appunto, raggiungere i minuti necessari a farsì che si possa parlare di album. Ma nonostante ciò, di basi da cui partire ce ne sono molte ed, anzi, possono portare a mantenere più di un diverso genere che fanno di questo disco d' esordio, prodotto dall' esperto e capace Fabio Martino degli Yo Yo Mundi, una valida e più impegnata alternativa a Subsonica e surrogati vari.
Geografia di un Momento parte in quarta con Quando Sogno, legata da sensazioni di tristezza ed inadeguatezza ad una forma di post-punk italiano all' insegna dell' emotività, ma anche Bar Code risulta gradevole per le nobili intenzioni di rendere più celere lo slow-core degli Edwood in versione Intercity. Amore Liquido parte come un pezzo degli Eva Mon Amour, prima di venire affogato in un mare di tastiere elettroniche all' insegna dell' electro-indie medio, mentre Collasso si dimostra nemmeno troppo velatamente figlia di una passione spropositata con i Bluvertigo. Maree pecca troppo di eccessivo narcisismo nei testi, tant'è vero che la musica risulta stralunata e fuori contesto, ma anche Siero, con nientemeno che Garbo dietro le quinte, non convince per il motivo opposto; in mezzo a queste esce allo scoperto una Joasia che con un perfetto cantato in inglese coverizza come meglio non si potrebbe gli Smiths. La Ragazza del Ponente sono i Prozac+ che parlano d' amore in versione smielata, ma sarà il finale a riservare due belle sorprese con New Wave e Autoconvinzioni. La prima, infatti, effettua un abile mash-up di tra gli eighties ( con palla da discoteca annessa) e la giovane elettronica dei nostrani Thank You For The Drum Machine, mentre Autoconvinzioni inizialmente assomiglia ad un pezzo delle Vibrazioni, per poi spostarsi su una pista pop-rock tanto cara ai No Doubt, prima di essere manipolata letteralmente da Paolo Archetti Maestri ( proveniente sempre dagli Yo Yo Mundi) nel finale con una parlantina sciolta ed agile.
Il risultato, a fronte di un cantautorato originale, è ancora da considerarsi solamente come gradevole e modesto, ma non mi stupirei se tra qualche anno sentiremo ancora parlare di loro. Geografia di un Momento ha il pregio di unire nostalgie degli anni andati con un cantato che sà rispecchiare in tutto e per tutto il lamentarsi dell' italiano medio odierno. Per rendere il tutto più autentico e personale consiglio di adottare a sprazzi anche un suono più aggressivo e meno piatto ed allo stesso tempo di mettersi sotto con un onesto e duro lavoro di song-writing che sappia perseguire la traccia lasciata da questi dieci brani. Perché il cantautorato moderno per funzionare deve saper far andare parole e musica alla stessa velocità.