Tony Rassu - Bass
Andrea Giribaldi - Guitars
Lord Goblin - Vocals
Claudio Sechi - Drums
Gianni Corazza - Guitars
1. Rising from Hell 06:02
2. Awakening 07:15
3. Sabrewolf 06:02
4. Eagle Take My Hand 04:07
5. The Mark of Betrayal 05:47
6. Red Warlock 05:10
7. Endless Line 01:16
8. Slave to the Master 04:11
9. Ashes and Blood 04:18
Serve Your Master
Album ufficiale di debutto per i Red Warlock questo Serve your Master. Il quintetto di Sassari si cimenta in un heavy metal molto potente ed a tratti estremo, tanto che a volte si sconfina nel power/thrash metal più genuino. Formatisi nel 2005, i Nostri hanno già una discreta esperienza alle spalle e con questo lavoro prodotto dalla My Graveyard Production posso fare il salto di qualità, anche a livello di notorietà nell’ambiente.
L’inizio di Rising from Hell annovera già tutte le qualità che ho citato in precedenza: il solismo delle chitarre possiede il tocco heavy giusto per poi proseguire con tanto groove ed un retrogusto epico che rende il tutto orecchiabile e di facile presa sull’ascoltatore. La voce potente Lord Goblin fa la differenza giacché la sua ugola ben si destreggia tra picchi medio/alti e momenti nei quali il tono si fa più recitativo per seguire alcuni intermezzi maggiormente lugubri e prevalentemente doomy. Echi degli Overkill fine anni 80 (ovvero quelli più tendenti allo U.S. Power metal) si possono riscontrare in tali momenti, come anche nella successiva The Awakening. Dalla lunga durata, la canzone amalgama ottimamente ripartenze di doppia cassa a rallentamenti molto teatrali ove le tastiere di sottofondo donano quel qualcosa in più all’atmosfera ben supportata dal solismo raffinato delle due asce. Le voci si intrecciano, formano cori o creano una base di supporto alla linea solista che si getta in urla lancinanti e molto evocative.
Proseguendo nell’ascolto troviamo un tempo medio dall’andamento solenne e tenebroso allo stesso tempo dal nome Sabrewolf. Il ritornello è senza dubbio la parte di canzone che abbraccia maggiormente le influenze heavy/power per un approccio più orecchiabile rispetto al resto di questa ottima traccia. Accanto a tanta oscurità c’è spazio per le melodie della ballad Eagle Take My Hand, fortemente debitrice dei Manowar ma molto meno zuccherosa o pacchiana per un risultato centrato in pieno. Il ritorno a sonorità più pesanti ma pur sempre dal tocco epic si hanno con la successiva The Mark of Betrayal ed il suo incedere maestoso, pregno di partiture molto evocative da parte delle chitarre ed una prestazione vocale ancore una volta sopra le righe. L’ottimo heavy dal groove marcatamente anni 70/80 viene allo scoperto nella successiva Red Warlock a creare scompiglio e gettare dinamismo maggiore.
Avvicinandoci alla fine del disco ci imbattiamo nel pacifico intermezzo dal nome Endless Time, antipasto a base di arpeggi che va a sfociare nella pesante ma sempre calcolata Slave to the Master. Ancora una volta doverosa è la lode agli intrecci chitarristici, di tutto rispetto. A chiusura dell’album troviamo la canzone più veloce del lotto, ovvero Ashes and Blood, la quale con il suo tappeto di doppia cassa veloce strizza più volte l’occhio al tipico power metal. A dire la verità, i Red Warlock non eccedono mai neanche in questo senso, facendo in modo che il risultato non sia mai sproporzionato o kitsch. Tutto appare meticolosamente strutturato per conservare tutti gli elementi che caratterizzano il loro sound, senza che si lascino trascinare in una sola direzione.
Tirando le somme dell’ascolto, posso dire che i ragazzi ci sanno fare eccome e possono essere tranquillamente annoverati tra le sorprese maggiori in campo heavy metal. Sicuramente l’appoggio dell’etichetta non verrà meno perché lasciarseli scappare sarebbe un vero peccato. Promossi e a presto per un nuovo lavoro altrettanto potente, curato e ben confezionato.