- Lu - Voce
- Richie - Chitarra
- Joe "jitsu" Capizzi - Chitarra
- Brian the kid - Basso
- Walter "monsta" Ryan - Batteria
1. The Underground
2. Suffer, Squeal, Burn
3. Mans-son
4. Swingin' from the Noose
5. Suicidal Crucifixion
6. Dirty Needles
7. The Funeral
8. Lion Hearted
9. To your Grave
10. Forced to Bleed
11. The Suffering of Man
The Suffering of a Man
Questo gruppo New Yorkese ha dell'incredibile. Sin dal primo momento che si ascolta The Suffering of a Man, si rimane esterefatti e scioccati dalla potenza che le loro canzoni sprigionano. Non a caso, il loro album, in America, è distribuito dalla Stillborn records, che fa capo a Jamie Jasta degli Hatebreed. Per fortuna qui in Italia, abbiamo un'etichetta come la Scarlet records, che ci permette di ascoltare e di poter usufruire di questi "piccoli" gioielli musicali.
Il disco inizia con The Underground, una song che parte in modo lento e cupo per poi esplodere nell'hardcore vecchio stile. Le chitarre sono belle rugginose e intonano accordoni da far sbattere la testa a chiunque voglia sfogarsi per un pò. La voce è quella tipica del genere, nè acuta nè troppo bassa; una sorta di urlato sporco che, però, non tocca note troppo alte. Con Suffer, Sueal, Burn ci si cimenta, invece, nel mescolare ritmiche controtempo con altre lineari il tutto condito con belle chitarre potentemente basse e un pizzico di riffoni veloci, utilizzati come passaggio da una strofa all'altra. Mans-son è chiaramente un omaggio all'hardcore stampo Biohazard o (se lo si vuole proiettare a gruppi più moderni) Hatebreed. Sono grandiosi i momenti lenti che, nonstante la lentezza, sprigionano una rabbia a dir poco impressionante, dando così un vero e proprio senso di pesantezza. Si arriva poi Swingin' from the Noose che è un pezzo bellissimo. Qui si possono trovare tutte quelle componenti che fanno di un pezzo Hardcore, un vero e proprio capolavoro. Le chitarre sfoderano riff ben ritmati e veloci al punto giusto, seguite dall'alternasi della batteria tra ritmiche potenti e altre più veloci. La voce sfodera un urlato sporco che fa da buon collante a tutte le varie sonorità dei diversi strumenti. Grandiosa! Con Suicidal Crucifixion, si punta di più sulla velocità e sulla ripetizione dello stesso motivo musicale per più volte. Ricordano un pò i primi pezzi dei Devildriver in cui la velocità fa da padrona. Le chitarre, però , nonostante la velocità e la massiccia dose di distorto, scandiscono in modo chiaro le note della propria melodia. Altro capolavoro è Dirty Needles in cui le chitarre fanno un gran bel lavoro pur non mostrando chissà quali doti tecniche. Il bello di questa song è, infatti, l'insieme che scaturisce dall'unione di ogni singolo elemento. Ritmiche piuttosto serrate e growl ben modulato, permettono al brano di spaziare in diverse sonorità metal. C'è anche la presenza di una canzone strumentale; è il caso di The Funeral dove viene ricreata un'atmosfera piuttosto straniante rispetto a tutto l'album.
Questa song fa bene al cd perchè sembra quasi essere una sorta di intervallo per l'ascoltatore.
Lion Hearted, invece, riproietta il pubblico in quell'ambiente hardcore, al quale si era rimasti prima di The Funeral. Non è una track molto veloce, anzi, sembra forse essere una di quelle più lente e cadenzate dell'intera release. Si passa poi a To your Grave, grazie alla quale gli amanti dell'headbanging, inizieranno a roteare il loro capoccione a ritmo della batteria che passa da temi ben marcati ad altri più veloci. Le chitarre continuano sempre a fare bene il loro lavoro, anche se qui non brillano per originalità. Con Forced to Bleed, si cerca di dare più spazio alle sonorità di ambientazione. In questo modo trovano inizialmente spazio, tastiere con effetto delay; è solo l'inizio però. Non appena finisce la breve introduzione, si accelera subito al massimo per poi staccare con un bridge cadenzato. Probabilmente, questo, è il pezzo più veloce dell'album. Bella la performance della voce che viene supportata da un coro in sottofondo, nel momento del ritornello. Con Suffering of Man, siamo in dirittura d'arrivo. Si continua a schiacciare il piede sull'acceleratore e il risultato è una canzone degna di nota che, ascoltata a tutto volume, può tranquillamente spaccare le casse di qualsiasi stereo. Non si poteva finire meglio.
Bella prova questa dei Subzero che, sicuramente, non godono della fama che si strameriterebbero. Il disco è stata una vera e propria sorpresa ed è caldamente consigliato a tutti coloro che appena sentono troppa quiete in giro, gli nasce il bisogno spntaneo di mettere su un cd dei Pantera, degli Hatebreed o dei Lamb of god.