Voto: 
4.0 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Etichetta: 
Season of Mist
Anno: 
2011
Line-Up: 

David Vincent - Vocals / Bass 

Destructhor - Guitars 

Trey Azagthoth - Guitars
Tim Yeung - Drums
Tracklist: 

1. Omni Potens - 02:28   

2. Too Extreme! - 06:13  

3. Existo Vulgoré - 03:59  

4. Blades for Baal - 04:52  

5. I Am Morbid - 05:17  

6. 10 More Dead - 04:51 

7. Destructos Vs. the Earth / Attack - 07:15  

8. Nevermore - 05:08  

9. Beauty Meets Beast - 04:57  

10. Radikult - 07:37  

11. Profundis - Mea Culpa - 4:05
Morbid Angel

Illud Divinum Insanus

 Sicuramente nell’ambito death metal la nuova uscita dei Morbid Angel era tra le più attese. Otto anni di silenzio ed ora ci ritroviamo tra le mani un album che ci lascia basiti. Illud Divinum Insanus, come potete anche notare dal genere sotto il quale l’ho etichettato, non è altro che un’accozzaglia mal riuscita di suoni industrial/elettronici con alcune tendenze al death metal. Dopo tanto tempo ad aspettare, emozionati di ritrovare un certo David Vincent ad occupare nuovamente il posto dietro al microfono ci si ritrova al cospetto di un disco sconclusionato e completamente privo dello stile al quale il gruppo ci aveva abituato nel bene o nel male in questi anni.


Devo essere sincero, io mi preoccupai e tanto quando lo storico chitarrista Trey Azagthoth qualche anno fa dichiarò di essersi quasi stufato di ascoltare metal estremo e che provava piacere nell’ascoltare musica techno o hardcore. Subito pensai che l’importante fosse non trovare nessuna traccia di quegli ascolti in un album futuro dei Morbid Angel, ma purtroppo mi sono sbagliato ed ecco che le mie paure si sono manifestate. Sinceramente, persino dopo l’ascolto di Too Extreme! non ci sarebbe più niente da ascoltare. Mi immagino le classiche discoteche alla Blade infestate di vampiri emo che ballano come dei forsennati su basi industrial ed aperture alla Marilyn Manson. Un inizio sconvolgente e sicuramente retaggio di quella sporcizia che ascoltava Vincent, trasportato da sua moglie (da ricordare alcuni concerti in cui la tenuta in lattice del bassista/cantante faceva la sua bella figura sul suo corpo sovrappeso). Solo prendendola sul ridere si potrebbe andare avanti nell’ascolto dell’album e così decido di fare, pur col cuore che piange.


Una della tracce maggiormente orientate al death metal è sicuramente Existo Vulgore, con il suo tappeto di doppia cassa ed una chitarra che sì macina una grande quantità di riffs ma che non morde a dovere e non cattura. Tralasciando l’ugola di Dave, chiaramente ispirata ad una sorta di groove/hardcore sullo stile degli ultimi Sepultura, la canzone non lascia il segno e si distingue solo per essere un mero sfogo. Stesso discorso si può fare anche per la successiva Blades for Baal sino ad arrivare allo sconvolgente tempo medio infarcito di influenze groove/thrash dal nome I Am Morbid. Si fa veramente fatica ad ascoltare qualcosa di serio su quest’album e le aperture melodiche dell’appena citata canzone sembrano essere veramente una presa in giro, per poi non parlare del solito trito e ritrito groove fangoso misto a velocizzazioni di 10 More Dead. Non si può veramente puntare un’intera carriera sui soliti tre riffs che fatti girare in una lavatrice generano decide di canzoni con lo stesso stile. Tutto andava bene sino a Domination e forse neanche.


Il ritorno del beat industrial con mio seguente strabuzzare d’occhi si ha con l’oscena  Destructos Vs. the Earth – Attack, tutto condito con la voce di Vince ad ordinare “March! March!” in un miscuglio senza senso che sembra evocare (e pure male) i Rammstein. Non c’è più nulla che mi aspetti da quest’album e neanche una sorta di volontà di ritorno alle origini con Nevermore o Beauty Meets Beast é abbastanza perché ormai la proposta sembra essere forzata, infettata alla base e mai più sincera. Tutto scorre come da mero compitino  e di questo modo si arriva fino a Radikult, mazzata finale techno e forse quella che può personificare maggiormente il cambiamento operato dal combo floridiano. Profundis - Mea Culpa termina l’album con basi industrial velocizzate ed un sound che somiglia più ad una colonna sonora di un film apocalittico che ad un disco death metal.


Non oso veramente immaginare cosa sia passato per la testa di Trey e Vincent. Alcuni lo chiameranno genio, io lo chiamo schifo. Persino il povero, dolorante Pete Sandoval bloccato a casa con la schiena rotta si starà facendo delle risate. Lui, che ci ha rimesso la salute per suonare death metal e portare in giro questi rimasugli di una volta grande gruppo. Sicuramente Illud Divinum Insanus rimarrà nella storia come una delle più grandi débacle che il mondo del metal abbia mai conosciuto.

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