Voto: 
7.2 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Autoprodotto
Anno: 
2011
Line-Up: 

 Oliver Spetze-Guitars & Vocals


Markus Svantesson-Guitars


Victor Parri-Drums


Joel Haegerström-Bass Guitar

Tracklist: 

1. The Dead Shall Dance


2. Funeral Moon


3. Shattered Illusions


4. 11 Killed 10


5. Bringer of Light


6. The Black Impurity


7. After Death


8. He Who Seen the Darkness

Eosphorus

He Who've Seen the Darkness

 Vi mancano i Dissection? Pensate che d troppo tempo a questa parte i vari Marduk eSetherial non siano più in grado di scrivere black metal come si deve? Nessuna paura, ci pensano gli Eosphorus a riportarci alla mente i bei tempi in cui il genere aveva ancora tante cose da dire. Formatisi nel 2006 in Svezia, questi irriducibili adoratori della fiamma nera esordiscono quest’anno con un album dall’indiscusso valore musicale, dal titolo We Who've Seen the Darkness.  


Otto tracce per ricalcare fedelmente gli stilemi di una musica che diede il suo massimo a metà ani 90 e che, come potrete constatare se ascolterete il CD, ha ancora molti seguiti. Un sound glaciale, oscuro e ovattato al punto giusto ci introduce a The Dead Shall Dance, una tracciaa tratti maestosa grazie al riffing in tremolo che ben si insinua anche attraverso i momenti velocizzati. La varietà delle strutture fa sì che il prodotto non risulti mai monotono ma quello che colpisce maggiormente in questi casi è il sound tagliente, polare delle chitarre. Invece, come ormai sovente succede nel genere,le vocals non sono il massimo dell’originalità, pur rimanendo su buoni livelli espressivi tramite uno scream mai eccessivo. Detto questo, continuiamo a far parlare la musica con la rallentata Funeral Moon, arricchita di cavalcate epiche da parte delle chitarre tra momenti nei quali l’atmosfera e le appena accennate melodie contribuiscono a creare un sound accattivante e coinvolgente nella sua oscurità.


Una sorta di reverenza depressive black metal è riscontrabile nell’ottimo solismo struggente di Shattered Illusions, ben incastonato tra momenti di veloce doppia cassa a supportare un riffing con chiare venature thrash metal e nelle note di piano di una breve, spettrale 11 Killed the 10. Nel primo caso la melodia è appena accennata mentre la potenza del gruppo durante le fasi veloci è invidiabile. Arrembante e devastante il black ‘n’ roll sporco e gelato di Bringer of Light, a ricordare i migliori Satyricon per una delle racce migliori del disco. Seguono la canonica ma non meno convincente The Black Impurity (da notare ancora una volta le linee soliste come punto di forza) e la brutale After Death, compendio di influenze che strizzano l’occhio ai DarkThrone,sino ad arrivare a momenti di puro melodic black metal in un susseguirsi di ottimi riffs.


In chiusura di disco troviamo la maestosa title-track. Dall’incedere lento, la traccia lascia trasparire una sorta di epicità oscura da ogni nota. Le chitarre si dividono tra solenni arpeggi distorti ed raggelanti linee soliste a chiudere un disco scorrevole, di indiscusso valore da parte di un band da seguire con attenzione in futuro.

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