Voto: 
4.9 / 10
Autore: 
Gabriele Bartolini
Etichetta: 
Fat Cat
Anno: 
2011
Line-Up: 

- Matt Whitehurst - chitarra, tastiera, voce

- Rich Johnston - percussioni

- Jason Roxas - bassp

Tracklist: 

1. Puff

2. Time of Day

3. French Countryside

4. Laced

5. Tropical Vision

6. I Hate the Beach

7. Another Side

8. Revolution Waters

9. Dead on Arrival

10. Automatic Writing

11. Making Out

12. Read the Computer

Psychedelic Horseshit

Laced

Tornano gli Psychedelic Horseshit, nomi di punta dell'attitudine lo-fi venutasi a creare da qualche anno a questa parte. La struttura tutt' altro che complicata dei loro brani ha permesso loro di sputare fuori LP ed EP a profusione fin dal 2006; come molti perseguitori della scena shitgaze, quali Eat Skull e Times New Viking, sono partiti con lodevoli incisioni per poi spegnersi sempre più ogni anno: Laced non fa eccezioni, dimostrando di essere un' uscita impalpabile e frettolosa, per quanto gradevole in alcune sue parti. Ci troviamo lontani anni luce dal loro picco massimo, quel Shitgaze Anthems che costituì un perfetto compromesso tra tastiere e stridori di bassi e chitarre abbinabili ad una prima forma di garage anni '90, soprattutto Mando Diao, anche se l' ambiente qui è meno frivolo.

In questo episodio gli strumenti cercano non più di replicare le derive sperimentali dei precedenti lavori, ma bensì di ottenere esecuzioni rarefatte, risultando volutamente sprecisi, ma allo stesso tempo applicandosi in minuziose performance di electro-pop, suonando però in maniera goffa. Disastro ottenuto grazie ad effetti da dancefloor ingombranti nell' ambito di brani rock e a tribalismi inascoltabili, che mal si inseriscono in mezzo a tracce già collaudate e quindi di sicuro appeal. E proprio queste ultime faranno riacquistare consensi a Laced, un disco che si perde già dalle prime tracce perché insensatamente incaricato di raccogliere episodi sentiti con altri spudoratamente nuovi, molti dei quali ridondanti.

Dal lotto delle dodici tracce si salva solo la caotica Time of Day, con chitarra acustica a porre i giusti equilibri, French Countryside, grazie all' incedere tipico della psichedelia del nuovo millenio, una Another Side all' insegna di organi ed altri orpelli stilistici ed una Making Out gradevole nel suo clangore. Per il resto è tutto da buttare. Tralasciando l'  intro Puff, ci si trova a fare i conti con idee vaghe ed ibridi impensabili tra hip-hop ed influenze dream pop. Dalla furia cieca, totalmente a vuoto ed assordante di Laced e Tropical Vision, episodi dall' approccio sbagliato e totalmente fuori da ogni logica in fatto di metriche e melodie, ad una I Hate The Beach che appare più come canto del cigno di un trio indie/rock che come piacevole ballata. Il resto è affidato a riempitivi dell' ultim' ora incisi con molta nonchalance e una più che mai azzardata sicurezza di sè e dei propri mezzi.

Laced si dimostra così uno degli episodi più grigi della loro discografia, caratterizzato da un' ostentata voglia di espandere i propri orizzonti musicali. Componendo il tutto però con fretta e superbia, tanto da far rimpiangere la semplice linearità degli album composti in precedenza. Come si suol dire, gli Psychedelic Horseshit hanno voluto fare il passo più lungo della gamba.

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