Giunti alla seconda tappa romana del tour di presentazione del nuovo album Summvs, Carsten Nicolai (in arte Alva Noto) e Ryuichi Sakamoto hanno dato vita ad uno spettacolo indimenticabile: un’esperienza multimediale che ha lasciato il pubblico della capitale senza fiato, complice anche la bellezza della loro ultima collaborazione in studio e l’intensità atmosferica dell’ambiente circostante.
Tutto sembra perfetto in ogni minimo dettaglio e l’atmosfera è meravigliosamente silenziosa anche un’ora prima dell’inizio del concerto. Villa Massimo (sede dell’Accademia Tedesca a Roma) accoglie il pubblico in maniera regale: ampi giardini, lunghe panchine scavate nella pietra, sentieri di brecciolini che introducono nel cuore di questa meraviglia architettonica. Un ambiente puramente accademico, rigoroso, sfarzoso ma al contempo essenziale, ospitante un pubblico principalmente adulto e dal background musicale classico. Nel mezzo, già allestito per la performance, il palco su cui si staglia come un monolito il desk di Alva Noto, bianco, gelido e razionalista; sulla sinistra, l’enorme pianoforte di Sakamoto si erge nero e sinuoso.
Regna un silenzio assoluto, quasi di solenne rispetto e attesa per l’apparizione sul palco del duo. La cornice di Villa Massimo scompare però all’ìmprovviso non appena Carsten Nicolai dà il via ai suoi incantesimi audio-visuali, mesmerizzanti dall’inizio alla fine dell’evento. Tramite la piattaforma di programmazione Max Msp, il compositore tedesco sincronizza ogni suono ad un corrispondente visuale, creando un legame alchemico (oltre che incredibilmente suggestivo) tra le esplorazioni sonore e l’accompagnamento video digitale. Il risultato è una performance altamente impressionante nonostante l’estremo minimalismo del palco e la sobrietà dei due compositori, posti a notevole distanza l’uno dall’altro per permettere la piena fruizione delle video-ipnosi di Carsten Nicolai.
L’alchimia sonora tra i due musicisti è immediata: Sakamoto procede per lenti e sinuosi rintocchi pianistici, mentre Alva Noto (immobile ed ermetico anche nelle espressioni facciali) controlla la propria strumentazione digitale con estrema concentrazione. Gli splendidi tappeti glitch/ambientali di Nicolai assumono dal vivo un rilievo atmosferico incredibile e, brano dopo brano, si addensano, si contraggono, si dissolvono, lasciando sporadicamente trasparire qualche figurazione ritmica d’accompagnamento. L’esibizione acquista man mano uno spessore atmosferico sempre maggiore, specie nei momenti in cui Sakamoto (con la solita, solenne, lentezza) pizzica soavemente le corde del pianoforte, il cui suono puro e ruvido è modulato e intensificato dalle calibrate azioni digitali del partner tedesco, vero regista concettuale e sonoro del progetto. La performance – in ogni caso suggestiva in ogni brano – tocca vette di assoluto smarrimento sensoriale ed emotivo con Reverso (gioiello dell’ultimo album Summvs e tra le migliori composizioni mai partorite da Alva Noto e Sakamoto), con la splendida Iano (perla di Insen, 2005) e infine con la rielaborazione del capolavoro di Brian Eno By This River, trasformata da Alva Noto – nonostante il continuo looping sonoro – in una danza eterea e silenziosa, accolta dal pubblico con stupore e un pizzico di nostalgica malinconia.
Terminato ufficiosamente lo spettacolo, Nicolai e Sakamoto scompaiono dietro le quinte e si concedono il lusso del bis e di un inaspettato tris, a cui la platea romana risponde con un lungo applauso, ricambiato dai due sul palco con inchini e sorrisi quasi timidi, profondamente sinceri.
Una volta usciti da Villa Massimo, anche il rumore di una foglia schiacciata, dei brecciolini o di un semplice scambio di pareri, risulta incredibilmente fastidioso e insopportabile.