Erik Rundqvist - Vocals/Bass
Urban Gustafsson - Guitars
Peter Östlund - Guitars
Tobias Gustafsson - Drums
1. Regorge in the Morgue 02:32
2. Bloodstained 03:03
3. They Will Burn 04:03
4. The Dead Awaken 05:03
5. Hate in a Time of War 04:06
6. Torturous Ingenious 03:31
7. Forever Damned 03:32
8. Shrouded in Darkness 03:36
9. Combat Psychosis 03:41
10. Requiem for the Fallen 03:17
Opus Mortis VIII
Opus Mortis VIII rappresenta appunto l’ottavo album degli svedesi Vomitory a due anni di distanza dal suo predecessore Carnage Euphoria. Quando si parla di questa storica band attiva sin dal lontano 1989, vengono subito in mente parole come “brutalità, coerenza, passione e dedizione”. Sì, perché poche band nel mondo estremo posseggono le caratteristiche che ancora oggi i Vomitory dimostrano di avere. Una continua maturazione ed una violenza sempre meglio bilanciata e curata sono particolarità alle quali la band ha sempre dimostrato di porre attenzione.
La band si è sempre discostata dalla proposta musicale in campo death che la Svezia proponeva sin dalla fine degli anni 80 per accogliere nel suo DNA influenze che guardavano prettamente oltreoceano ed al crust/grind d’annata. Ancora una volta possiamo quindi trovare, come in occasione dell’opener Regorge in the Morgue, una valanga di riffs che si alternano tra tremolo picking e palm muting per chiamare in causa una lunga serie di tempi veloci, alternati tra up-tempo e puri blast beats. La produzione è compatta, con volumi alti e suoni impastati a dovere per creare un muro sonoro di grande impatto. Si prosegue con le grintose cavalcate di chitarra di Bloodstained e le sue chiare inflessioni thrash metal. Alcuni momenti più ragionati trascinano allo scoperto ottimi fraseggi di chitarra dal flavour Slayeriano, seguiti da accelerazioni brutali.
Il growl di Erik è sempre profondo anche se questo particolare l’ho sempre ritenuto come il punto d’Achille per il gruppo giacché molte volte non si riesce ad esprimere con la potenza giusta. Quando molti pensano che i Vomitory siano semplicemente velocità sconclusionata, ecco che They Will Burn interviene per mettere un po’ di chiarezza: si tratta un mid-tempo roccioso e dalla linee soliste a tratti dissonanti dal mood veramente oscuro. Si prosegue con lo stesso stile anche con la successiva The Dead Awaken anche se possiamo incontrare alcuni momenti che puntano maggiormente sulla velocità, creando un ottimo contrasto e donando una potenza notevole al sound. Altrettanto buono il contrasto degli arpeggi con l’esplosioni di chitarra elettrica di una oscura Hate in a Time of War ed anche qui possiamo notare la bontà di un songwriting che non punta sulla mera velocità ma che, invece, convince anche durante i tempi medi.
Per una traccia più diretta si deve aspettare fino a Torturous Ingenious, mentre sono assolutamente da segnalare i riffs di chiara matrice thrash di Forever Damned, traccia incalzante e dalla potenza inaudita. Stupisce il groove quasi alla Morbid Angel di Shrouded in Darkness, song dal riffing putrido e catacombale che si arricchisce delle solite, convincenti linee solistee che sfocia nella dinamica Combat Psychosis. Dall’inizio lento, la canzone successivamente si compone di riffs diretti, palesemente ispirati alla corrente crust da alternarsi ai classici tremolo, anche se il tempo arriva al massimo a sfiorare i classici up-tempo, tra vari cambi. Conclude l’album Requiem For The Fallen, traccia tirata ma con un costante sguardo alla “forma” e non solo all’immediatezza.
Così si conclude un altro episodio per i Vomitory ed è sempre piacevole avere un punto di riferimento fisso quando si vuole ascoltare del sano death metal. Ciò che poi è da apprezzare sicuramente è, come ho scritto in precedenza, la volontà da parte del gruppo di ricercare, album dopo album, un songwriting sempre più vario, pur rispettando i canoni del genere.