Non è tutt' oro quel che luccica!
C'è una scena sempre più agguerrita e tendente a saturare il mercato e le orecchie di prodotti doom, sludge e post-core (con tutte le implicazioni drone, psichedeliche e stoner del caso..naturalmente!)
Ci sono troppe proposte simili ultimamente ed anche i più affezionati cominciano a stancarsi e le stesse bands, concentrate più sui suoni e sull'aspetto tecnico (e talvolta anche quello scenico) corrono un serio rischio di omologazione.
Se la componente emotiva, vero valore aggiunto per queste sonorità, risulta appiattita, il senso stesso dell'esistenza di questa scena verrà messo in discussione e forse il momento per scongiurarlo è arrivato. Dispiace poi che quello che sembra quasi un epitaffio sia associato a due bands che molto meno di altre se lo meritano, ma è proprio on stage che i nodi di questo discorso vengono al pettine ed anche avendo fatto un buon disco i Lento ed un ottimo disco i Cough, è proprio in sede live che chi scrive ravvisa una generale mancanza di emozioni che non esclude neanche gli acts di stasera.
I romani Lento, bravi per il loro granitico approccio strumentale e forti del raggiungimento di un certo status (pur essendo italiani, e a parte gli Ufomammut, con cui i nostri hanno condiviso uno split, altre bands nostrane anche molto originali restano purtroppo a livelli di culto underground) aprono o meglio condividono il palco stasera con i Cough dalla Virginia, considerati l'ultima big next thing in fatto di doom-sludge, sia dai media che dal gradimento del pubblico.
I Lento sono ormai una rodatissima macchina da guerra e con abbondanza di nebbia artificiale si vuole creare un'atmosfera visivamente affine a quella dei concerti di Sunn O)) o Master Musicians of Bukkake, ma i nostri sono più cinematici che rituali e la loro musica è una colata di nera pece Neurosis, intervallata però da continui cambi di tempo, ascensioni soniche, sospensioni oniriche, aggressive cariche elettriche e geometriche ricadute.
Come a dire che oltre al nero c'è anche un azzurro metallico, un grigio oceano ed un bianco abbacinante.
Nonostante l'andamento quasi progressive, tipico delle formazioni post-rock più conosciute ed acclamate e che dovrebbe quindi evitare la noia, il gioco ormai svelato e ripetuto nel tempo infinito di un'ora che si dilata induce ad un intorpidimento dei sensi che lascia ai Lento i fianchi scoperti poichè ad esser sempre funambolici poi non resta più niente con cui 'cullarci'.
Un peccato date le notevoli capacità del gruppo, l'energia che ci mettono e l' imponenza di un suono che non ha nulla da invidiare a quello dei maggiori act europei e forse anche americani.
Non vorremmo esagerare attribuendo ai Lento una mancanza di contenuti e di cose da dire, ma forse a volerne dire troppe si corre il rischio opposto.
Dopo la intro ambientale Admission, i Lento eseguono per intero (ma non sempre secondo il medesimo ordine) l'ultimo album Icon più Need, Hadrons ed Earth dal precedente Earthen.
Nessuna vera colpa alla fine, perchè anche su disco son così, solo che su disco piacciono un pò di più.
Anche i Cough su disco (l'unico, Ritual Abuse, cinque tracce di cui quattro eseguite stasera) piacciono di più poichè permettono di cogliere le tante sfumature di un suono forse ancora non molto personale ma decisamente intenso.
Oscuri e coinvolgenti come gli Electric Wizard (A Year in Suffering) ma anche inaspettatamente psichedelici in certe pieghe alla Dead Meadow, dal vivo appiattiscono il tutto eliminando completamente quella componente psych e restituendo solo la pesantezza del loro doom sulfureo e rituale con l'additivo della voce del bassista Parker Chandler che è più black metal che sludge. Considerando anche la lunghezza dei brani si può immaginare come il tutto sia stato 'pesante' per usare un eufemismo.
Le due bands per ragioni diametralmente opposte son riuscite ad ottenere lo stesso risultato, non è da tutti.
Si spera solo che tutte queste bands più o meno giovani guardino alle carriere di Melvins, Earth o Boris come esempi di intelligenza ed evoluzione o, in alternativa, al coraggio degli Isis.