Masaki "Gezol" Tachi - Vocals, Bass
Damiazell (aka Ishidamian) - Guitars, Vocals
Zorugelion - Drums, Vocals
1. Black Metal Scythe 04:01
2. Total Destruction 05:29
3. Witchflight 03:33
4. Witch Hammers 04:24
5. Northern Satanism 03:02
6. Root of Ultimate Evil 03:43
7. Ravens Tell 04:41
8. Witch's Torches 04:05
9. Karmagmassacre 06:05
10. Witch's Weed (Instrumental) 02:36
Sabbatrinity
I Sabbat sono una formazione storica. Nati addirittura nel 1984 a Kuwana in Giappone, i Nostri nella loro prima incarnazione, sono sempre stati molto devoti alle prime forme di thrash metal, senza trascurare le correnti più oscure della NWOBHM (Venom su tutti).
Vari avvicendamenti nella line-up e momenti di stop hanno portato il fondatore Gezol a circondarsi del relativamente nuovo Ishidamian alla chitarra (nel gruppo dal 2007) e dal navigato drummer Zorugelion, in formazione dal lontano 1990. Diversi EP vennero dati alle stampe (il primo nel 1985, l’omonimo Sabbat) e addirittura una quarantina di live albums (non sto scherzando) furono immessi sul mercato. Volendo, invece, risalire all’album precedente a questo Sabbatrinity, bisogna tornare indietro al 2003 con Karmagmassacre.
La nuova fatica del trio ha inizio con un riff di chiara derivazione thrash/black anni 80 di un’arrembante Black Meal Schyte. I primissimi Sodom e Destruction, gli Hellhammer e i già citati Venom sono tra le influenze maggiormente riscontrabili per questa proposta vintage fino al midollo. La voce di Gezol più volte si ispira a quella di Schmier mentre la sezione strumentale si arricchisce di elementi punk/black per un risultato sempre divertente e piacevole all’ascolto. Si continua su veloci up-tempo anche con la successiva Total Destruction e qui le influenze dei Destruction vengono fortemente e a galla, anche se il ritornello orecchiabile strizza più volte l’occhio a quello speed metal sporco di metà anni 80, ancora legato parzialmente alla corrente del metal tradizionale.
Fantasticamente coinvolgente ed orecchiabile Witchflight ci scuote a dovere e si presenta come una delle migliori canzoni del lotto mentre il gruppo non mostra un minimo segno di stanchezza, continuando a pigiare sull’acceleratore anche con la successiva Witch Hammers. Il tocco orecchiabile della migliore corrente heavy metal anni 80 è sempre ben presente ed è fantastico notare come i Sabbat riescano sempre a piazzarsi, nel 2011, come una sorta di ponte musicale tra le varie influenze che quasi trent’anni fa portarono alla nascita del metal estremo odierno.
Forse le tracce meno originali (meglio usare “meno ispirate” perché qui di originale non c’è nulla) del disco sono Northern Satanism e Root of Ultimate Evil giacché il gruppo svolge il suo mestiere senza la convinzione delle tracce precedenti e con meno momenti esaltanti.
I fraseggi di chitarra di Ravens Tell ed il ritornello veramente oscuro mostrano una buona varietà, anche grazie all’entrata di alcuni, brevi tempi medi prima degli assoli chitarristici che riportano improvvisi up-tempo. L’edizione pubblicata dalla R.I.P. Records contiene Witch's Torches (Version 1), mentre quella ad opera della Iron Pegazus si distingue per l’aggiunta di Witch's Torches (Version 2) anche se le due versioni sono completamente diverse tra loro e non dei remix. A chiusura dell'album troviamo Witch's Weed, outro composto da suoni di tastiera e lo shredding selvaggio della chitarra.
Insomma, pur non essendo un gruppo originale e pur non avendo tirato fuori un capolavoro, i Sabbat con questo Sabbatrinity si lasciano ascoltare che è un piacere. Se mentalmente siete rimasti fermi al 1985, in un periodo in cui il metal estremo stava poggiando le basi per una futura evoluzione, questo disco farà per voi.