- José Andrëa - voce
- Txus - batteria
- Mohammed - violino
- Carlitos - chitarra
- Frank - chitarra
- Jorge Salán - chitarra
- Peri - basso
- Kiskilla - tastiere
- Fernando Ponce de León - cornamusa e flauti
CD:
1. Obertura MDXX
2. Gaia
3. La Conquista
4. Alma
5. La Costa del Silencio
6. El Árbol de la Noche Triste
7. La Rosa de los Vientos
8. La Leyenda de la Llorona
9. Van a Rodar Cabezas
10. El Atrapasueños
11. Si te Vas
12. La Venganza de Gaia
DVD:
1. Introducción
2. Gaia y su concepto
3. El álbum y su proceso
4. Canción a canción
5. La sesión de fotos
6. La grabación del vídeo-clip
7. El diseño gráfico
8. La Costa del Silencio (vídeo-clip)
9. Créditos
Gaia
Gli iberici Mago De Oz sono oggi uno dei gruppi di punta, come anni fa lo furono gli Skyclad, di un certo tipo di metal che mischia Heavy, Power e un Folk dal sapore celtico di grande qualità. Peccato che non siano ancora molto conosciuti in Italia, ma, a dispetto di ciò, nella loro terra madre spopolano a dismisura e si guadagnano a pieno titolo riconoscenze d’ogni tipo. Sono forse una delle poche band Metal che potrebbe piacere anche a quelli non proprio abituati a sonorità Heavy.
Gaia è un concept articolato (la seconda parte, Gaia II, è uscita da pochi mesi) ambientato nel XVI secolo durante l’invasione del Nuovo Mondo da parte degli europei, ma con continui richiami al presente. Ciò che traspare già dal primo ascolto è il coraggio di Txus (batterista e mente del gruppo) e compagni di viaggiare in lidi sempre più variegati, talvolta lontani dal classico Folk Metal, ma tenuti assieme con grande maestria dalla bravura indiscussa dei musicisti. Immancabile è la sinfonica intro Obertura MDXX, dove sentiamo le onde del mare e le assi scricchiolanti di una nave mentre un flauto ci intrattiene solo per qualche attimo. Esplodono poi l’orchestra ed il coro teatrale inneggiante a Gaia, il quale ci porta verso la prima vera canzone del platter, una lunga suite di 11 minuti incentrata sugli ultimi momenti di vita di una condannata a morte. L’inusuale piano iniziale riesce a centrare in pieno la tragicità del momento, così come l'azzeccata preghiera con gli acuti di Josè come sottofondo e quel suo straziante finale. In 11 minuti c’è sicuramente anche spazio per il Folk danzereccio dei nostri, che si destreggiano tra assoli chitarristici ed intrecci di flauto e violino esaltanti. Appagante pure il refrain cantato dalla particolare voce di uno Josè in gran spolvero.
Più classiche e con sonorità provenienti direttamente dalla vecchia scuola della NWOBHM le seguenti La Conquista e Alma. In entrambe trova un suo giusto spazio l’hammond, che più volte spunterà nell’album come a sottolineare l’omaggio che i Magos hanno voluto fare in questo album ad un certo Hard Rock dal gusto seventies. Gli assoli delle due canzoni non stanno certo a celare la spropositata stima che la band nutre nei confronti degli Iron Maiden, loro continua fonte d’ispirazione. Particolare è l’assolo di violino accompangnato esclusivamente dalla batteria di Txus in Alma. Si prosegue su ottimi livelli con La Costa Del Silencio, scelta pure come singolo, canzone che più di tutte, insieme a El Atrapuasuenos, riassume lo stile dei Mago De Oz e ci ricorda altre loro hit classiche come Fiesta Pagana, cioè coinvolgenti inni Folk che si lasciano ascoltare e rimangono impressi nella memoria già dai primi istanti. Altre note positive si ritrovano nella romantica La Rosa Del Los Vientos, dove un piano ed un flauto fanno da base ad un’intensa interpretazione di Josè, aldilà del testo forse un po’ troppo sdolcinato. Nella veloce ed epica Van A Rodar Cabezas e nella strumentale vengono invece unite le classiche danze celtiche a sognanti passaggi dal sapore sudamericano, strizzando sempre un occhio agli anni ’70 ed agli onnipresenti Iron Maiden. Come infine non citare l’ultima suite, anche questa di 11 minuti, costellata da tutti i classici elementi del sound dei Mago De Oz e da continue accelerazioni, rallentamenti e cambi di tempo.
Certo, è sempre difficile poter incidere un album perfetto ed anche in questo caso ci sono delle tracce sottotono, come El Arbol De La Noche Triste, fin troppo Classic Rock senza particolari spunti interessanti, e Si Te Vas, polpettone strappalacrime da dimenticare. Gaia vale comunque molto più di due track non riuscite: è un lungo album epico, poliedrico e certamente suonato e scritto con grande ispirazione. Da ricordare inoltre la presenza di un bonus DVD, contenente materiale esclusivo, all'interno della confezione.