A salire sul palco dell'Alcatraz è il turno dei greci Firewind, che presentano alla voce il singer dei tedeschi Kenziner Stephen Fredrick, già presente sui primi due lavori della band, Between Heaven And Hell e Burning Earth. A farla da padrone, nella scaletta degli ellenici guidati dal chitarrista Gus G. (al secolo Kostas Karamitroudis), famoso come ex-componente dei Dream Evil, sono, ovviamente, i pezzi dell'ultimo lavoro Allegiance, come Dreamchaser, Before The Storm e Fallen To Pieces. Qua la proposta si indirizza maggiormente verso il power americano anche se, va detto, il sestetto greco ha sviluppato, nel corso degli ultimi lavori, un'opera di melodicizzazzione abbastanza massiccia che, pur non snaturandoli, li ha resi più affini al filone battuto dai succitati Powerquest. Di certo, però, le composizioni risultano ancora articolate e aggressive, grazie al cantato di Stephen e all'operato di Gus, mastermind e principale 'attrazione strumentale' del set dei Firewind. Il six-piece spazia da brani recenti e quelli più datati, offrendo una buona prestazione la quale, però, appare leggermente sotto tono rispetto ai più energici Powerquest. Buon concerto, chiuso con la cover di The Trooper dei Maiden, anche se, va sottolineato, i Firewind, questa sera, non erano proprio al 100%.
Main event della serata, rubando un'espressione al mondo della boxe, il concerto degli Angra, che dopo la pubblicazione dello stupendo Aurora Consurgens stanno raggiungendo altissimi livelli qualitativi dopo il lieve calo (fisiologico, visti i problemi interni) di Rebirth, ritornando ad essere una delle realtà del metal melodico e progressivo (perchè non c'è termine più adatto per definirli) mondiale. L'apertura dello show è, come da tradizione, riservata a Carry On, uno degli anthem per eccellenza degli Angra ed Edu Falaschi sembra ormai libero dallo spettro di Andrè Matos, tanto che reinterpreta il brano con il suo stile vocale, più tagliente e teatrale. La set-list del concerto, pur avendo come punto di riferimento principale la nuova release, spazia in lungo ed in largo nella discografia del quintetto di San Paolo, toccando Holy Land con il brano Z.I.T.O. e Nothing To Say, per passare anche attraverso un album ingiustamente sottovalutato come Fireworks. Inutile dire che la prestazione tecnica degli Angra è stellare, ma oltre a questo si aggiunge un'intensità esecutiva, specie se si concentra l'attenzione sui due chitarristi, Loureiro e Bittencourt, davvero unica, che riesce ad infiammare il non numerosissimo pubblico presente, il quale sembra addirittura raddoppiato per la partecipazione mostrata. Falaschi sugli scudi per i pezzi della sua 'era', che vanno proprio dalla track Nova Era, per passare ad uno dei capolavori d'intensità atmosferica degli Angra, Temple Of Shadows che, assieme a pezzi del nuovo lavoro, quali The Course Of Nature o Ego Painted Gray, rappresentano i picchi di una serata che ha il doppio sapore della festa. Da una parte la conclusione del tour europeo, dall'altra il compleanno del bassista degli Angra Felipe Andreoli. A coclusione, mega jam sul palco con i componenti di tute le band che, scambiandosi gli strumenti, eseguono due cover improvvisate, Smoke On The Water (Deep Purple) e Flight Of Icarus (Iron Maiden), con cambio volante a tutti gli strumenti, specie il drum-kit dove il brasiliano degli Angra Priester lascia il posto al drummer dei Firewind che resiste stoicamente nel suonare l'ultimo brano senza perdere il tempo, mentre gli altri smontano pezzo a pezzo la batteria. Gran concerto e grande festa, con la chicca di aver visto una band italiana, i Powerquest, mostrarsi a livello di band affermate, dimostrazione che la scena nazionale manca solo di un adeguato supporto dei fan, visto che la qualità, da anni ormai, è una garanzia.
Report - Andrea "Vash_Delapore" Evolti
Foto - Andrea "AFTepes" Sacchi