- Thomas Vikström - voce
- Tommy Denander - chitarra
- Marcel Jacob - basso
- Daniel Flores - batteria
1. Flash Of The Blade (05:05)
2. Desires Of The Flesh (03:52)
3. Electric Stalker (03:00)
4. Do You Know Where The Kids Go (03:59)
5. Free Like An Eagle (04:00)
6. Men With Medals (05:06)
7. Dominator (04:14)
8. Spit In The Hand That Feeds You (03:39)
9. Make Love In Red (03:19)
10. Shock The Nation (05:17)
11. Trial By Fire (03:09)
12. Lust And Desire (03:25)
Electric Stalker
Speedy Gonzales, non poteva esserci nome migliore per un progetto così insolito. Il nome della band può far ridere, ma la proposta musicale della stessa è tecnicamente di livelli straordinari. Il complesso scandinavo annovera infatti tra le sue fila una serie di musicisti che hanno già dato prova delle proprie capacità nelle rispettive carriere. Innanzitutto dietro al microfono c’è il celebre singer Thomas Vikström, ex Candlemass, Talk Of The Town e Brazen Abbot, militante tutt’ora negli Stormwind e nei Dark Illusion, alla chitarra invece l’esperto Tommy Denader, il quale ha partecipato ad un numero spropositato di progetti e di dischi, al basso si trova poi Marcel Jacob, con un passato degno di nota insieme al guitar hero Yngwie Malmsteen ed in altri complessi minori come gli Space Odyssey, i Talisman e gli Highbrow, ed infine alla batteria il cileno Daniel Flores, anche nei Mind’s Eye. Gli Speedy Gonzales nascono nel lontano 1990 e l’intento iniziale del complesso è quello di pubblicare una demo tape. Ciò non accade e soltanto dopo numerosi anni vedrà la luce il debutto discografico del combo. E’ il 2006 e finalmente esce Electric Stalker, questo il titolo scelto per l’opera, la quale contiene al suo interno alcuni brani che dovevano essere inizialmente incisi sul demo mai rilasciato.
Balza subito all’occhio la squallida copertina, banale e veramente poco espressiva. L’aspetto musicale è invece davvero vario e spiazzante. Il platter si apre con qualche nota di tastiera ed un riffing molto melodico: si tratta dell’opener Flash Of The Blade. Le sonorità della track oscillano fra l’Heavy melodico e l’Hard Rock ed in alcuni passaggi vocali torna alla mente addirittura quella Mr.Brownstone racchiusa in uno dei dischi più significativi della storia del Rock: Appetite For Destruction. La somiglianza è però minima ed i cori durante il ritornello differenziano ulteriormente i due brani. Quando inizia la seguente Desires Of The Flesh sembra di essere alle prese con un complesso diverso, tanta è la discrepanza sonora. Essenzialmente Electric Stalker è così, un calderone contenente ingredienti completamente antitetici fra loro. Si passa infatti dai riff taglienti della già citata Desires Of The Flesh alle cadenze ritmate della titletrack, Electric Stalker, la quale, visto specialmente il timbro vocale di Thomas, dà l’impressione di essere una canzone scritta dai Judas Priest. C’è addirittura spazio per degli accenni Prog nella parte iniziale di Do You Know Where The Kids Go e per una dolce ballata: Men With Medals. Risale invece al periodo Talk Of The Town la miscela di Power e Hard Rock che porta il nome di Free As An Eagle. Gli assoli sono certamente, insieme ai lineari refrain, i momenti più godibili di ogni pezzo, mentre i testi risultano al contrario abbastanza scontati.
Ritorna il Metal aggressivo con Dominator, incalzante cavalcata dotata di un ritornello degno dell’ugola di Rob Halford. A volte il singer svedese esagera durante gli acuti, perlopiù forzati ed artificiosi, dimostrandosi così piuttosto fastidioso. Spit In The Hand That Feeds You pare qualcosa di già sentito e risentito abbondantemente, tuttavia rimane un ascolto gradevole visti i suoi cori avvincenti. Bizzarra all’inverosimile Make Love In Red, dove emerge un Rock contaminato da elementi propri di ben altri generi, il Gospel ad esempio. Segue questa tendenza anche la successiva e più intensa Shock The Nation, dove le componenti religiose acquisiscono ulteriore valore grazie a dei cori solenni durante la song. Il capitolo meno soddisfacente del platter è probabilmente il penultimo, ovvero Trial By Fire, dove nemmeno il ritornello colpisce particolarmente ed il sound si fa eccessivamente pesante e distorto. Sulla scia di Dominator esplode Lust And Desire, composizione conclusiva dell’album, contraddistinta da un ritmo insistente e da un ottimo assolo che la rendono intensa e valida, pur non sbalordendo certo quanto ad originalità.
Electric Stalker risulta in fin dei conti un discreto album di musica Rock. Gli Speedy Gonzales variano musicalmente moltissimo fra una traccia e l’altra, spaziando dall’Heavy Metal all’Hard Rock passando per l’AOR. Il tutto appare però come qualcosa di datato, ed effettivamente numerose canzoni furono scritte più di un decennio fa. Tuttavia l’opera del 2006 potrà piacere agli appassionati del genere, i quali, data l’immediatezza del disco, non rinunceranno a qualche sporadico ascolto anche a distanza di tempo dall’acquisto. Bisognerà aspettare altri sedici anni per un nuovo lavoro del complesso scandinavo? Chissà…