Nessun altra band si è esibita prima degli headliner e, nel periodo che separa l’apertura dei cancelli dall’inizio vero e proprio della performance (avviatasi alle 21.15 circa) gli spettatori si sono disposti sulle gradinate intorno al palco o si sono intrattenuti a compiere acquisti al costosissimo stand ufficiale del quartetto statunitense.
L’atmosfera si è trasformata in rovente non appena Justin Chancellor (basso) e Adam Jones (chitarra) hanno fatto il loro trionfale ingresso su un palco, allestito al meglio con apparecchiature tecnologiche, quali una batteria digitale che supportava quella principale, pedali multi-effetto e una bella tastiera nascosta nella penombra; seguiti successivamente dal batterista Danny Carey, i due hanno accennato una breve introduzione che ha immesso immediatamente in Lost Keys (Blame Hofmann), traccia d’apertura della scaletta milanese.
L’entrata sullo stage del carismatico ed istrionico Maynard James Keenan, coperto da un cappello da cowboy (che nascondeva una cresta tipicamente Industrial) e da un paio di grossi occhiali da sole, ha infine acceso completamente tutto il pubblico, all’intonazione di Rosetta Stoned, altro pezzo tratto dall’ultimo eccezionale 10000 Days. Keenan è impeccabile nel suo approccio vocale, a cavallo tra rap velocissimo e linee melodiche da brividi: unico comportamento alquanto discutibile è la scelta di cantare rivolto di spalle al pubblico nella zona d’ombra del palco e di impedire ai fans di scattare fotografie al gruppo. Tuttavia, ormai Keenan è conosciuto da tanto nella scena del Rock internazionale per l’aura di mistero di cui si è circondato negli anni, rimanendo sempre freddo verso i suoi spettatori e poco disponibile al confronto con i media.
L’esibizione si è composta di una carrellata di celebri brani quali Stinkfist, i nuovi The Pot e Jambi, o ancora Forty Six & 2, alcuni dei quali variati nella forma, resi più lunghi, articolati ed imprevedibili. Tecnicamente parlando, i Tool hanno raggiunto livelli altissimi attraverso gli anni, risultando disinvolti a suonare partiture complesse e ricche di tempi dispari: la dimostrazione di quest’abilità strumentale è costituita dalla famosissima canzone Schism, tratta da Lateralus, che ha trascinato tutti i presenti all'interno di contorti meandri sperimentali.
Grande visibilità è stata conferita a 10000 Days, presentato per la prima volta sui palchi di tutta Europa: ecco quindi che al lotto proposto in precedenza si è aggiunta anche Right in Two, per poi lasciare spazio alla splendida Sober di Undertow e all’acclamata Lateralus.
Mentre i Tool costruiscono atmosfere spettrali con l’ampio uso dei pedali multi-effetto e di altri accorgimenti elettronici, sullo sfondo la grafica si colora dei disegni tribali propri della band, nonché dei video dei singoli, inquietanti nella forma in cui sono stati prodotti.
Dopo una brevissima pausa in cui i tre musicisti di Los Angeles si raccolgono sul palco per scambiare qualche parola (Maynard si indosserà nuovamente il capello da cow boy e rimarrà invece in silenzio) e rifocillarsi con acqua e birra, arriva il momento dei saluti con due mastodontiche tracce, quali il nuovo singolo Vicarious e il classico Ænema, plasmate perfettamente sia nell’impostazione vocale che in quella strumentale.
Un grande evento quello organizzato dalla Live per le tre giornate italiane dei Tool, tre date di “prova”, che servono alla band per riprendere contatto con la realtà live dopo aver trascorso l’ultimo periodo a comporre 10000 Days in studio: a novembre infatti il quartetto americano dovrebbe cominciare un nuovo e ancora più ampio tour, che quasi sicuramente toccherà ancora la nostra Italia, sempre calorosa e pronta ad accogliere musicisti preparati come quelli guidati da Keenan.
Tanti infatti sono stati i pezzi che la band ha trascurato in questi primi concerti, ma non si può pretendere una scaletta migliore di quella suonata per una band che ha alle spalle quattro full-lenght capolavori come Undertow, Ænima, Lateralus e 10000 Days.
La nuova frontiera del Metal sono quindi gli alternativi Tool che, con le loro sperimentazioni, hanno fatto trascorrere un’ora e mezza da sogno a coloro che sono accorsi per gustare un’occasione irripetibile all’insegna del buon Rock.
Setlist Tool:
Lost Keys (Blame Hofmann), Rosetta Stoned, Sinkfist, The Pot, Jambi, Forty Six & 2, Schism, Right in Two, Sober, Lateralus, Vicarious, Ænema.
Edoardo "Opeth" Baldini