Reed, Lou
25/02/2006 - Palabam

I concerti dei grandi artisti che hanno segnato un’epoca, quella della fine degli anni ’60 - inizio dei ’70, dovrebbero rappresentare dei momenti particolari ed unici dove riscoprire i classici del passato, senza dimenticarsi delle evoluzioni che la musica proposta da tali personaggi ha subito nel tempo. Pareva una ghiotta possibilità quella di poter ammirare il celebre Lou Reed, mente dei The Velvet Underground, in occasione del suo tour 2006, strutturato in sedici date, di cui tredici italiane, una slovena, una serba e una ceca.


Il live a Mantova tenutosi il 25 febbraio al Palabam è stato il terzo di questa serie di concerti italiani (dopo Torino e Firenze) e la struttura scelta per l’evento, il Palabam appunto, sembrava il luogo adeguato per raccogliere gran parte dei fans provenienti dal Nord Italia per assistere all’esibizione di uno dei capisaldi del Rock statunitense settantiano.
Tuttavia, sia il Palabam che tutte le altre ubicazioni stabilite per questo tour italiano 2006 sono palazzetti o teatri: assai lontana è quindi la concezione del concerto vissuto in prima persona dagli ascoltatori, quello coinvolgente dove il pubblico si accalca di fronte al palco. Certamente la musica di Lou Reed è simbolo di emozioni non particolarmente impetuose e trascinanti, perché spesso votate all’atmosfera e alla contemplazione sonora, ma per i più giovani può apparire un’imposizione il dover osservare il musicista da lontano seduti su una poltrona.

Lou Reed apre direttamente il concerto alle 21 con la sua band, unica in programma per la serata, data l’importanza nazionale dell’avvenimento; accolto dalle urla e dagli applausi dei presenti al Palabam, Lou irrompe con Paranoia Key of E, tratta da Ecstasy (2000), accompagnato da basso, chitarra, violoncello e batteria. Le sezioni ritmiche si intercambieranno per tutta la durata del concerto, poiché il basso sarà più volte sostituito dal contrabbasso e, per completare il tessuto armonico, il violoncello verrà impiegato solo in alcuni episodi, rimanendo escluso in altri brani.
La batteria invece, come di consueto, rimarrà sempre inalterata, circondata da una solida gabbia di vetro alle spalle del front-man Lou. Tecnicamente prepararti i musicisti, che passano velocemente attraverso capitoli come Sword of Democles, Gassed and Stocked e Rock Minuet, tutti interpretati magistralmente, nell’alternanza tra svolte più irruente e respiri più atmosferici. Ciò che manca realmente al pubblico però risulta essere il dinamismo della serata: il Palabam, immerso in una staticità impressionante, non riesce a rispondere positivamente come vorrebbe alla setlist decisa dall’americano, che propone solamente canzoni tratte dagli ultimi album della sua vasta produzione discografica, quelli appartenenti al periodo ’90-’00.

Solo Tell It to Your Heart, che ha preceduto la sopra citata Rock Minuet, riaccende leggermente gli animi, sì ammaliati dalla figura carismatica di Reed, ma leggermente spiazzati per lo sviluppo del concerto. Dopo aver interpretato canzoni belle ma insipide come Why do You Talk, My Red Joistick e Street Hassle, intervallate dallo storico capolavoro My House, i cinque strumentisti salutano prematuramente il pubblico con Who I Am, causando le delusioni degli spettatori, accorsi per godersi un’intera serata all’insegna del Rock americano più underground dei ’70 e ritrovatisi ad ascoltare un’ora e mezza di musica ben messa in scena ma alquanto inaspettata.
Richiamata dalla folla alzatasi dalle poltrone e precipitatasi ai piedi del palco speranzosa di lasciarsi cullare sulla tanto sognata Perfect Day, la band capeggiata dal rockman, conclude rapidamente con Sweet Jane, stroncando le aspettative dei classici settantiani.

Un’esibizione ottima dal punto di vista musicale, sebbene qualche disattenzione che potrebbe parere imperdonabile per professionisti quali Lou e il suo gruppo (la chitarra di Lou mal equalizzata in alcuni episodi, rullate desiderate da Lou e lasciate indietro dal batterista), ma estremamente fredda e distaccata. Con l’amarezza in bocca, sorge spontaneo chiedersi quale sia lo scopo di questo tour 2006. Un regalo ai fans italiani (come la data a Torino, gratuita per il pubblico in occasione delle Olimpiadi invernali) o una sana operazione economica di promozione degli ultimi album poco venduti e non apprezzatissimi neppure dagli appassionati? Le date che seguiranno questa di Mantova e i pareri degli ascoltatori potranno rispondere a questa domanda; perciò non resta altro che sottolineare ancora una volta la staticità di un Palabam costretto da regole si sicurezza a rimanere seduto, intelligente soluzione per i numerosi anziani presenti, ma mera restrizione per i giovani fans di un Rock lontano ed ormai irraggiungibile.

Foto - Lullaby
Report - Edoardo "Opeth" Baldini

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