I Giardini di Mirò sono divenuti negli anni una delle realtà più interessanti del panorama indie italiano, come ha anche dimostrato l'ultimo Dividing Opinions del 2007. A parlare a RockLine.it in una lunga intervista è il cantante e chitarrista Corrado Nuccini, che si sofferma sull'ultima pubblicazione e sul futuro della band...
M.L. - Ciao Corrado, grazie per la disponibilità a questa intervista, anzitutto. Vuoi raccontarci qualcosa di te e della tua carriera di musicista, anzi tutto, per presentarti ai lettori che magari non ti conoscono?
Corrado - Corrado Nuccini, trenta e qualcosa, laureato in lettere e filosofia. Suono nei Giardini di Mirò da almeno dieci anni. In questo periodo abbiamo fatto dischi, tour e tutte quelle cose lì, insomma, quelle che si fanno con una band, compresi i litigi, lunghi viaggi, nuove amicizie ovunque, bevute, pernottamenti sul pavimento, tante foto; e ancora, paesi che mai avrei visto, bella gente, stronzi colossali. Ma non è tutto, ne ho fatte anche altre. Ad esempio mi sono cimentato in un disco solista e qualche altro progetto parallelo. Sai, noi qui a Reggio Emilia siamo come il Greenwich Village di New York. Giusto? No? Eh sì, un luogo notoriamente creativo.
M.L. - Il tuo nome, quindi, è legato principalmente al progetto Giardini di Mirò. Poco più di un anno fa usciva Dividing Opinions, vostro terzo lavoro in studio. Che bilancio ti senti di trarre di questi primi dieci anni di musica con Jukka e compagni?
Corrado - Premetto che non amo le retrospettive perché faccio parte di un gruppo in attività che farà i bilanci (specialmente quelli pubblici) a fine percorso. Posso però dirti che mi ritengo fortunato. Riuscire ad esprimersi rende un senso autentico. Poche altre cose mi fanno sentire così vivo. Per quel che riguarda il riscontro di pubblico, il successo e quant'altro non saprei che dire. Potrebbe essere superiore, inferiore a seconda dei punti di vista e delle ambizioni. Io spero nel meglio per cui mi auguro che sempre più gente possa venire in contatto con la nostra musica e apprezzarla.
M.L. - Sapresti ritrovare un aneddoto, un ricordo, oppure un momento particolare che ti lega in qualche maniera a ciascuno dei dischi realizzati con la tua band?
Corrado - Rise and Fall è stato il nostro primo lavoro: ci siamo chiusi in studio senza sapere bene cosa sarebbe successo. Ricordo la prima sera di registrazioni, c'era in televisione la finale degli Europei, Italia-Francia, abbiamo perso col golden goal di David Trezeguet. Da settembre divenne centravanti della Juve. Punk...not diet! è stato il disco delle conferme; un lavoro complesso, che ci ha catapultati in un lungo tour. Ricordo di aver guardato Juventus-Inter con la scheda di telepiù di Dino dei Pasta Boys, che divideva lo studio con Francesco (Donadello, batterista e produttore dei Giardini): 3-0 per la Juve. Un altro goal di Trezeguet, questa volta però nella rete giusta. Divinding Opinions, infine, è stato un disco atteso. Non ci sono goal di Trezeguet da ricordare, ma di li a poco ci sarebbe stato Calciopoli e tutto il casino noto.
M.L. - Il suono della tua band si è caratterizzato nel corso del tempo. Come descriveresti l'evoluzione dei Giardini di Mirò nel modo di fare musica? Pensi si possa parlare di effettivo cambiamento dagli inizi all'ultimo Dividing Opinions?
Corrado - Ovviamente si. Credo sia sotto gli occhi o meglio le orecchie di tutti. Cambiare è, non solo un obbligo, ma un segno d'onestà e ricerca artistica. Sbaglio?
M.L. - Rimaniamo sempre sul vostro ultimo disco. E' senz'altro il lavoro che presenta più parti cantate rispetto ai precedenti. Vuoi raccontarci qualcosa ad esempio sul verso "Dividing opinions all we are", che sembra essere la chiave di lettura essenziale del pezzo in questione e, a mio modo di vedere, dell'intero disco?
Corrado - Dividing Opinions, le opinioni che dividono. Ha mille letture. Ora però a distanza di un anno e mezzo dall'uscita del disco non sento più il bisogno di spiegare quel che è. E' un verso a cui ognuno ha dato il suo senso. Io ho il mio che probabilmente è diverso dal tuo ed è bello cosi. Sei d'accordo?
M.L. - Sono d’accordo. Ritornando con la memoria al vostro (meraviglioso) Punk… not diet!, invece, ci accorgiamo oggi di come questa sia divenuta nel tempo una sorta di movimento culturale con il quale cercate di promuovere artisti underground ed in generale quella che definite "arte digitale". Vuoi raccontarci qualcosa di questo?
Corrado - Io e Jukka abbiamo cercato di unire forze, idee e progetti per portare lo spirito del gruppo fuori dalle canzoni. Metterlo anche altrove. Fondamentalmente ha lo scopo di promuovere altri artisti, "sfruttando" i contatti acquisiti dal gruppo. In questo periodo, Punk Not Diet ha organizzazto numerosi concerti nell'area reggiana/modenense e non solo (coinvolgendo realtà come Tarwater, Isan, Mark Gadener, Xiu Xiu, Califone) e una rassegna di culto quali The Beep Sound Of The Moon presso l'Ex Macello di Carpi (con artisti come Murcof, Populous, Pantha du Pince, Mapstation, Barbara Morgenstern, Midaircoindo, Justine Electra) e Control + C (Enrico Ghezzi, Tim Hecker, Apparat, Hauschka). Lo scorso anno ha curato anche la rassegna Collateral in collaborazione con l'Arci regionale dove hanno suonato artisti quali Emidio Clementi, Piano Magic, Dustin O'Halloran, Damo Suzuki ed altri. Dal 2008, oltre tutto, Punk Not Diet ha realizzato alcuni progetti editoriali "Milano For Zombies" di Andrea Girolami e "Fumetto-Letto" di Alessandro Baronciani: tutte le info sono sul sito www.punknotdiet.it.
M.L. - Spaziando un po' al di fuori dei confini della musica, ho visitato il tuo sito-blog, www.corradonuccini.com . Emerge una certa attitudine letteraria, alla lettura dei frammenti ed alla visione delle fotografie presenti. Non hai mai pensato di concentrarti proprio sulla letteratura (magari con un romanzo) da coniugare alla tua musica?
Corrado - Si parecchie volte. Il tempo però è quello che è; amo talmente scrivere che non sono mai sicuro di quello che faccio. Però chissà. Se Einaudi cerca il nuovo Cesare Pavese...
M.L. - Parliamo nuovamente di musica, ora. Il 2006 ti ha visto protagonista anche in veste solista, con l'album Matters of Love and Death. Come è nato questo progetto?
Corrado - Una serie di circostanze, piu o meno fortuite, mi hanno portato a mettere insieme 8-9 canzoni di buon livello registrate insieme a degli emcee. Ho pensato che fosse interessante pubblicarle e, visto che la 2nd Rec s'è fatta avanti, è nato il disco. Che altro? Io sono aperto alle cose nuove, che mi spingono dove non immaginavo di arrivare. Per esempio ad un disco con una forte impronta hip hop. Ora non so se lo rifarei, o se lo rifarei in questo modo. Ma come dice mia nonna ottantatrenne, "cosa fatta va lodata". Quindi… YO.
M.L. - Le sonorità presenti in questo disco si muovono su linee leggermente differenti rispetto a quelle tipiche dei tuoi Giardini di Mirò. Che cosa ti ha spinto a comporre musica con innesti rispondenti ai canoni dell'hip hop ad esempio?
Corrado - Direi di aver più o meno risposto nella domanda precedente. Posso però aggiungere che secondo la mia modesta visione delle cose compito di chi fa prodotti creativi è di cercare l'alterità. Qualcosa che sia diverso, che stimoli, che pungoli e deformi lo stato consolidato delle cose. Io non riesco a rimanere nello stesso paio di scarpe troppo a lungo. E per questo cerco degli altrove sempre diversi dove trapiantare la mia sensibilità, la poetica e le cose che raccolgo qua e là in questo girovagare.
M.L. - Hai affrontato palcoscenici sparsi in mezzo mondo, oltre all'Italia. Quale luogo "live" ricordi con maggiore nostalgia rispetto ad altri? Dove ti piacerebbe suonare in futuro?
Corrado - Berlino e Tokyo. Due posti incredibili, pieni di significato culturale e artistico. Ho avuto la fortuna di suonare in entrambe le città e ne conservo un ricordo indelebile. In futuro vorrei suonare in Francia perché adoro loro cultura e non ultimo il mio eroe d'infanzia è stato Michel Platini.
M.L. - Veniamo al futuro. Cosa ci racconti dei Giardini di Mirò? Avete in programma un nuovo album o altre iniziative?
Corrado - Abbiamo scritto una colonna sonora per un film muto del 1915, Il Fuoco di Giovanni Pastrone. Progetto nato in colalborazione con Museo del Cinema. Da qui in avanti scriveremo il nostro quarto album in studio. Sperando di mettere un altro importante step nel nostro cammino.
M.L. - Con la band, ma anche in veste solista, hai spesso collaborato con artisti vari. Ritieni valida la scena musicale nazionale oggigiorno?
Corrado - La scena musicale italiana deve essere meno autoreferenziale e sdoganarsi maggiormente. Diventare credibile anche agli occhi del pubblico europeo, mondiale che purtroppo continua ad filtrarci attraverso gli stereotipi noti. Parallelamente a questo va sottolineato il momento di crisi generalizzata del mercato ma in questi momenti gli italiani trovano sempre il guizzo creativo vincente. Quindi confido in qualcosa di buono per il futuro.
M.L. - Te la sentiresti di fare il nome (o più di uno) di una band della scena underground sulla quale scommetteresti per il futuro?
Corrado - Onestamente non credo stia a me fare nomi. Poi li conosciamo tutti, sono quelli che suonano in giro si danno anima e corpo per sopravvivere a tutte le avversità che questa "professione" (e lo dicono con un certo sarcasmo) comporta.
M.L. - Siamo giunti in conclusione, Corrado. Nel ringraziarti per la disponibilità all'intervista ti concedo le ultime righe di questa chiacchierata per chiudere come meglio credi. Un pensiero, un saluto, quello che ti passa per la testa. Ciao da RockLine.it!
Corrado - Il mio pensiero finale è un semplice saluto. Abbiamo già detto molte cose nella nostra chiacchierata e quindi non credo di dover aggiungere nulla che non sia un ringraziamento e voi per lo spazio concesso ai giardini di mirò e un augurio di buone vacanze a tutti.