RockLine.it è scesa nella ridente e caotica città partenopea per incontrare, tuffati in un’ambientazione più verde del previsto, Marco Ruggiero attuale chitarrista ed ideatore dei Savior From Anger, lanciati proprio in questi mesi dall’EP No Way Out. Vediamo il resoconto di questa semplice e proficua chiacchierata...
M.Z. - Ciao Marco, ti ringraziamo per essere qui per RockLine.it e benvenuto! Siamo orgogliosi di trovarci dinanzi ad una guest star della scena metal del Sud Italia: Landguard, Nameless Crime, Savior From Anger, parlaci un pò di questi progetti e di come musicalmente sei nato e giunto ai giorni nostri.
Marco - Ok! Io sono di Napoli e questo credo tu lo sappia già. Quelli che hai menzionato sono tutti progetti che hanno rappresentato i punti più salienti della mia carriera professionale: Landguard fu uno dei primissimi progetti in cui fui invitato da dei ragazzi campani a collaborare come chitarrista; con loro ho registrato delle demo ed in seguito l’album Eden Of A Parallel Dimension, uscito per Underground Symphony/Audioglobe. Subito dopo ho sentito l’esigenza di formare un progetto tutto mio, visto che nei Landguard avevo solo il ruolo di chitarrista, e misi su i Nameless Crime insieme ad altri amici, Raffaele Lanzuise, Alessandro Tuccillo e Dario Graziano. I Nameless Crime sono un po’ il gruppo che rappresenta la mia carriera con cui ho registrato 3 album, partecipato a varie compilation, tributi, nonché due tour. Savior From Anger è l’ultimo progetto, messo su nel 2006, quando mi sono trasferito fuori città ed ho sentito l’esigenza di formare un nuovo progetto musicale per rendere più power il sound che avevo già con la band precedente e nella quale c’erano comunque già delle contaminazioni thrash metal; ho mantenuto le strutture ritmiche ed ho cercato di adottare delle parti vocali molto più acute tipicamente power americane, meno mid-tempo e più speed-time con anche qualche power-ballad…considero un po’ i Savior From Anger come i Nameless Crime power metal, i progetti sono abbastanza simili tra loro in un certo senso.
M.Z. - Dalla tua biografia si evince che il tuo primo approccio con la sei corde è avvenuto relativamente tardi (a 17 anni). Hai scoperto anche il mondo dell'heavy metal a quell'età o ti ci sei avvicinato prima?
Marco - Beh ascolto metal già da tanti anni. Ascoltando metal ho avuto lo stimolo di gettarmi nel mondo compositivo. Europe, Malmsteen, Iron Maiden, Judas Priest, Black Sabbath, Motorhead, Saxon, Ozzy Osbourne, sono i gruppi che mi hanno stimolato musicalmente ed ho iniziato suonando loro cover. Poi dalla cover passi a reclutare musicisti per poter suonare pezzi tuoi, da lì incidi un demo, invii alla casa discografica e poi…è una trafila nota a tutti.
M.Z. - Ciò che stupisce di più della tua carriera è che hai suonato generi molto diversi tra loro, dal prog al thrash il passaggio non è scontato, e con tantissimi musicisti. Quale dei due elementi pensi ti abbia fatto crescere maggiormente come musicista?
Marco - Sicuramente entrambe le cose! Con i Landguard proponevo un prog metal molto in voga in quegli anni, si parla di 1995/96: il prog era molto ispirato a gruppi come Dream Theater, Symphony X, Queensryche, Fates Warning. Sia con i Nameless Crime che con i Savior From Anger abbiamo proposto un power metal, anche se un po’ più di radice thrash nel primo caso…di base si parla di uno “US power”, stile che a me è sempre piaciuto. È ovvio che in ogni progetto lavori con musicisti diversi, quindi ognuno porta qualcosa che ti arricchisce musicalmente; quello che tu fai è anche legato dalla passione dei musicisti che suonano con te. Entrambe le cose sono fondamentali per farti crescere come musicista.
M.Z. - Possiamo dire che l'heavy metal rappresenta ormai una traccia indelebile nella storia della musica. Ha attraversato differenti fasi e si è evoluto grazie ad un’infinità di sottogeneri che ne hanno facilitato la diffusione. Quale pensi sia la naturale (o innaturale) evoluzione dell'heavy metal per gli anni a venire?
Marco - Indubbiamente l’heavy metal nel corso degli anni ha subito delle evoluzioni. Gli anni passano, le generazioni si susseguono, quindi è giusto che il genere abbia subito delle variazioni, degli arricchimenti, poi c’è chi li preferisce e chi meno. In realtà l’heavy metal è una scuola, la scuola indelebile degli anni ’80. Oggi ci sono tante formazioni che, pur ispirandosi a questa scuola classica, hanno comunque apportato dei cambiamenti utilizzando compositivamente delle soluzioni più sperimentali o dei suoni più moderni. Di base io lo definisco sempre heavy metal, magari un “kid” di tanti anni fa ascoltava Iron Maiden, oggi invece Slipknot ma di base sono comunque legati da un fattore comune: il metal!
M.Z. - Se tu fossi un politico piuttosto che un potente discografico ed avessi la possibilità di prendere un'importante decisione in campo musicale per lanciare il nostro Paese, o magari il Sud, a livello della fama goduta dalla scena internazionale, cosa faresti?
Marco - Cosa farei…innanzitutto cercherei di salvare il mercato discografico da questa grossa catastrofe che è il web, che ha penalizzato molto il mercato discografico ed ha fatto scaturire degli eventi a catena: se non si vende la casa discografica non produce, la band non viene messa sotto contratto, senza entrate il gruppo non ha nemmeno la possibilità di autoprodursi. In tutto questo scenario molte formazioni che avrebbero veramente potuto continuare degnamente in nome dell’heavy metal restano in cantina perché non hanno i mezzi a sufficienza. Quindi se fossi un politico cercherei di creare dei fondi per la musica per poter innanzitutto aiutare i giovani ad intraprendere questo viaggio, viaggio che oggi può essere un hobby e domani un lavoro, offrendo magari anche dei finanziamenti statali come avviene all’estero. E poi cercherei di dare una regolamentazione del sistema ma anche del web magari tramite un controllo maggiore della diffusione degli mp3.
M.Z. - Quindi tu pensi che il download illegale sia più un ostacolo che un’opportunità per una band?
Marco - Mah guarda, tutto sommato sotto molti aspetti è un vantaggio soprattutto per le formazioni emergenti che cercano di farsi conoscere, però poi questa “notorietà” penalizza da un punto di vista di vendite, anche perché le case discografiche puntano sempre più su line-up collaudate che assicurano maggiori vendite. Capisco che le case discografiche non vogliono più rischiare molto mettendo sotto contratto gruppi emergenti…cercherei allora di regolamentare il sistema evitando ad esempio download gratuiti di mp3, abbassando i prezzi dei CD… È sicuramente complesso il discorso ma bisogna dare una mano alla musica!
M.Z. - Parliamo di No Way Out, ultima fatica del progetto Savior From Anger. Parlaci un pò di com’è stato concepito e come si è sviluppato il tutto.
Marco - No Way Out è nato in un periodo abbastanza complicato per me perché ho dovuto affrontare un trasferimento in un’altra città, Roma, per un’assegnazione di una nuova destinazione lavorativa. Ho utilizzato del materiale che già avevo in archivio, materiale che avevo composto per il progetto precedente. Lì ho composto anche nuovi pezzi ed ho formato una prima line-up di ragazzi romani: il batterista Stuart Franzoni, il bassista Fabrizio Santalucia, Riccardo Ponzi e solo in seguito ho reclutato Alessandro Granato, un vocalist di Napoli con cui già avevo collaborato. Questa era più che altro una line-up di session-man con cui sono andato in studio per registrare No Way Out. Poi sono tornato a Napoli ed ho reclutato altri musicisti che già conoscevo, che si sono uniti ai Savior From Anger e che mi hanno dato una grossa mano on stage: il batterista Michele Coppola (batterista storico degli Entropy), Bruno Masulli (ex-vocalist dei Marshall) alla voce ed al basso (sostituendo Alessandro Granato), Franco Buonocore chitarrista degli Absinthium.
M.Z. - Marco, parlaci della MRM Production. E' un progetto tutto tuo o coinvolge direttamente anche altre persone?
Marco - L’MRM Production Management è una mia piccola etichetta. Ho sempre cercato, collaborazioni a parte, di non affidarmi in pianta stabile a dei management esterni, ho sempre preferito occuparmi da solo di tutte le mie cose, come ad esempio organizzare dei tour, promuovere il materiale. Questo è il motivo della MRM Production.
M.Z. - Il tuo habitat naturale è più lo studio, che offre la massima concentrazione per la creazione di nuovi pezzi, o invece la vita dal vivo e quindi i concerti “on the road”?
Marco - Sono indubbiamente due realtà che mi affascinano in egual modo. Certamente la composizione è qualcosa che ti permette di andare avanti e di evolverti come musicista però come rinnegare la dimensione on stage che vedo come il completamento della fase compositiva nella quale raccogli ciò che hai seminato. Il contatto con il pubblico, le vendite, la rassegna stampa, sono tutti elementi che premiano gli sforzi fatti nel tempo.
M.Z. - Un’ultima domanda, Marco: un aggettivo per definire la tua Ibanez "Arlecchino" e soprattutto il suo storico ideatore.
Marco - Ahah! Un aggettivo? È una chitarra stupenda che come ben saprai è stata portata sul mercato da John Petrucci è già questo non avrebbe bisogno di altro. È una grande chitarra che è stata usata da un grande chitarrista, ha un suono molto tagliente, molto professionale, la definisco una chitarra completa.
M.Z. - Beh e magari richiede anche una certa esperienza?
Marco - Certamente! Monta delle componenti e dei legni molto prestigiosi. Un consiglio: chi la ha non se lo venda! Ahah!
M.Z. - Ok Marco grazie mille per il tempo che ci hai concesso e per la tua disponibilità. Ci teniamo in contatto per seguire l’evoluzione del progetto Savior From Anger.
Marco - Io ringrazio te e tutto lo staff di RockLine.it per lo spazio che ci avete offerto e speriamo di vederci presto on stage! Segnalo il nostro sito ufficiale www.marcoruggiero.com dove potrete trovare tutti gli aggiornamenti, le tournè e quant’altro. Un saluto a tutti!