Ramones
(Marky Ramone)
di: 
Edoardo Baldini, Lorenzo Iotti
30/11/2007



 

RockLine.it è lieta di intervistare uno dei maggiori esponenti nella storia del Rock, ovvero il leggendario Marky Ramone, batterista della band che ha cambiato la visione del Punk e del Rock dagli anni Settanta. Nell'incontro avvenuto a Milano, Marky ha avuto modo di raccontare parte della sua carriera con i Ramones, soffermandosi sulle curiosità che hanno da sempre circondato l'eterno gruppo di Forest Hills...

E.B. - Ciao Marky. Ti ringraziamo a nome di tutta RockLine.it per averci concesso questa intervista esclusiva. Per noi è un onore poter incontrare una celebrità della storia del Rock come te. Prima di tutto come stai?

Marky - Prego, ciao a tutti! Sono molto contento di essere qui a Milano, è bello per me essere tornato qui, e tenere alta la bandiera dei Ramones. Prima di venire qui ho fatto un’intervista con Ringo, per Virgin Radio, e altre con altri fan; è il mio ruolo, e oggi è stato un gran bel giorno, ho suonato e chiacchierato con molte persone.

E.B. - E’ da tre giorni che sei impegnato qui in Italia con i tuoi progetti. Qual è il tuo rapporto con il nostro Paese?

Marky - C’è sempre stato un bel rapporto, mi piace la grande passione dei vostri fan! Ho visto moltissimi ragazzi che non hanno mai visto suonare i Ramones dal vivo; per questo, se tornerò, tornerò con altra gente ad accompagnarmi, e tornerò per suonare. In moltissimi sul mio sito e nei forum si chiedono da dove abbia preso il “nuovo Joey”, Sebastian (il cantante, N.d.R.); io non ho mai preteso che lui fosse la copia di Joey, ma quando qualcuno è influenzato dallo stile di una persona, e continua ad imparare da essa, beh, alla fine può arrivare ad acquisire la sua personalità, il suo stile. E questo è ciò che è Sebastian, è un po’ come Joey quando aveva 30 anni, ma ha anche un suo stile molto personale; è un ragazzo in gamba, e credo che sia un ottima scelta per continuare a suonare i pezzi dei Ramones.

E.B. - Ripercorriamo ora parte della tua carriera; prima di unirti ai Ramones suonavi nei Dust; era un gruppo abbastanza di nicchia, poco conosciuto, ma avete avuto un ruolo piuttosto rilevante nella scena Hard n’ Heavy americana…

Marky - Sì, è stata una grande band! Eravamo ancora all’high school, io avevo sedici anni, e gli altri due erano poco più grandi. A quei tempi in America non esisteva l’hard rock, c’erano solo i Grand Funk Railroad e i Mountain, tutto qui; di Heavy Metal, poi, non se ne parlava ancora. Dunque, nel 1971, abbiamo avviato questa band chiamata Dust; cercavamo di fare dei tour, ma eravamo troppo giovani, e dovevamo andare a scuola. I miei genitori mi spostarono in una scuola meno difficile, riuscimmo a fare due dischi e poi ci sciogliemmo; io andai avanti a suonare, ed entrai nei Ramones, il bassista andò a suonare con Billy Squier, Billy Idol, e il chitarrista andò avanti a produrre i primi album, e aveva solo diciannove anni!

E.B. - Parlando del Punk Rock, questo genere si è diffuso sia negli Stati Uniti che in Inghilterra ma le due scene avevano indubbiamente connotati differenti. Cosa pensi in merito?

Marky - Il Punk è nato nel 1973/74 a New York, al CGBG’s (lo storico locale di Manhattan, purtroppo chiuso nel 2006, N.d.R.). C’erano Patty Smith, i Ramones, i Blondie, i Talking Heads, gruppi come questi; Macolm McLaren venne a New York per studiare la scena, e due anni dopo formò i Sex Pistols. Johnny Rotten era un ragazzo allegro, con i capelli lunghi, e così pure gli altri della band; furono fabbricati, non furono mai una vera band; Malcolm disse a Johnny cosa indossare, che immagine avere, e gli fornì i vestiti dal suo negozio, Sex, in Kings Road, a Londra. Dunque la differenza è semplice: in America si diede vita al movimento, i Sex Pistols furono solo una band fabbricata; in Inghilterra ci furono anche dei grandi gruppi, veri gruppi, come i Clash, i Buzzcocks, gli Sham 69, gli Adverts, gli U.K. Subs. Ma la vera differenza è che noi siamo venuti due anni prima di loro; per il resto, le persone, a prescindere dalla provenienza, sono sempre state le stesse, avevano le solite frustrazioni, gli stessi stress per il lavoro, la scuola, i genitori. Il Punk è il Punk, in quel periodo tutti misero su la loro band e si misero a cantare le stesse cose, e la gente era più o meno la stessa, in America e in Inghilterra. La tecnologia invece faceva la differenza, noi siamo venuti prima, e quando a New York nasceva il Punk Rock, l’unico movimento presente in Gran Bretagna era il Pub Rock, perfino Joe Strummer suonava in un gruppo Pub Rock a quei tempi; alla fine dei conti, erano tutti una massa di hippy che solo per merito di Malcolm McLaren si allinearono con la scena punk. God Save The Queen, Anarchy In The U.K...sono grandi canzoni, ma non è per loro che è nato il Punk, è stata la scena di New York a dare il via al tutto; se la scena di New York non ci fosse mai stata, le idee iniziali non sarebbero mai esistite. Credetemi, io c’ero, e questa è la verità.

E.B. - Alla fine degli anni Settanta, la vostra etichetta, la Sire Records, diventò una grande etichetta indipendente, e dopo un greve periodo di distribuzione con la ABC divenne parte della Warner Bros. Quale fu la tua reazione? Cosa ne pensi delle major?

Marky - Volevamo che più persone ci conoscessero, che più persone ascoltassero la nostra musica; la Warner Bros aveva una distribuzione più ampia, per diffondere i nostri dischi in più negozi. La ABC non aveva avuto la competenza della Warner; dunque eravamo contenti che la Warner ci producesse, che ci desse una possibilità, che moltissime altre major non ci diedero. A quel tempo dunque pensammo che essere distribuiti da una grande compagnia fosse una bella cosa; noi eravamo contro la musica disco e tutta quella spazzatura, volevamo diventare più forti di loro, e dunque fummo soddisfatti di questo passaggio.

E.B. - Che significato ha per te conservare il cognome Ramone? Nessun’altra band ha mai fatto una cosa del genere…

Marky - E’ il mio nome, ormai! Ecco cosa successe: quando nel 1978 entrai nei Ramones, Dee Dee mi fece parlare con Johnny Ramone, che mi disse che dovevo cambiare il mio nome; il nome Ramone rappresentava la nostra unità.
All’inizio ero un po’ restio all’idea, ma credo che in alcune situazioni sia meglio seguire la corrente, non creare complicazioni inutili, e raggiungere un accordo. Così cominciammo a pensare a nomi strani, come Timmy Ramone, e alla fine la scelta cadde su Marky Ramone.
Adesso, dopo anni e anni, non posso più tornare ad essere Marc Bell, perché tutti mi chiamano Marky Ramone, non avrebbe più senso ormai.

E.B. - Come ti sei unito ai Ramones dopo l’abbandono di Tommy?

Marky - Tommy rimase nella band solo per tre anni, dopo volle diventare produttore; non gli piaceva più fare i tour. I Ramones fecero solo 275 show con Tommy, io ne ho fatti 1700. Dee Dee mi chiese di entrare nei Ramones, poi me lo chiese Johnny. Era la primavera del 1978; mi diedero una registrazione di Road To Ruin e della setlist dei concerti, e dovetti imparare 43 canzoni in due settimane, finire velocemente Road To Ruin ed essere pronto per il tour. Tutto questo accadde al CGBG’s.

E.B. - Moltissime band, dai Misfits ai Motorhead, sono state parecchio influenzati da voi e dal vostro stile; quando avete cominciato a rendervi conto di essere entrati nella storia del Rock?

Marky - In realtà non ci abbiamo mai pensato, non siamo mai stati un gruppo di rock star; non sono i gruppi che devono dire di essere importanti, di essere bravi, ma sono le persone, gli ascoltatori, che devono dirglielo. I Motorhead, e molte altre band, capirono che noi avevamo qualcosa di importante, e noi ne fummo grati e soddisfatti, perché erano grandi gruppi; non avevano bisogno di dire che li avevamo influenzati, perché noi sentivamo che c’era un po’ della nostra musica nel loro sound, e ne eravamo molto molto onorati.

E.B. - I Ramones sono perfino apparsi in una puntata dei Simpson, e questa è una testimonianza della grande passione che circonda il gruppo; come ci si sente ad essere una celebrità?

Marky - Insomma, è difficile soprattutto andare nei locali! Quando sono in un locale, a New York o in altri posti, c’è sempre qualcuno che mi riconosce, vuole fare una foto con me...e se sono andato per sentire un gruppo che mi interessa molto è dura, non riesco mai a concentrarmi sul concerto; è come quando sei a casa a guardare un film e suona il telefono! Che altro? Poichè Dee Dee, Johnny e Joey sono scomparsi, molta gente pensa che mi tocchi il compito di tenere viva la band; io non lo considero un lavoro, è soprattutto un divertimento andare avanti suonare le nostre canzoni, ma è anche una grande responsabilità; credetemi, vorrei davvero che loro fossero ancora vivi. Poi a volte succedono cose che ti lasciano senza parole; magari stai guidando, qualcuno si ferma vicino a te, tiri giù il finestrino e quello ti tira un pugno, solo per vantarsi di avere picchiato uno dei Ramones! A volte succedono anche queste cose spiacevoli, non è sempre bello essere famosi.

E.B. - Qual è il periodo con i Ramones che consideri il migliore e quale il peggiore?

Marky - Dunque...nel periodo con Tommy si costruirono le basi; quando io entrai nella band diventammo già più di successo, prevalentemente per Rock n’ Roll High School, e per degli accordi discografici piuttosto azzeccati; cominciammo ad avere su di noi molta attenzione, e quello fu un bel periodo insomma. Un brutto momento fu invece dopo l’82: io cominciai a bere troppo, Dee Dee si drogava, Johnny e Joey continuavano a litigare...dovetti abbandonare la band, e per tre anni e mezzo sono stato completamente fuori dal music business...suonavo solo ogni tanto, con qualche amico, giusto per tenermi in forma; complessivamente, fu un brutto momento. Ma poi tornai nei Ramones nell’87, dopo che Richie lasciò la band, e registrai Pet Sematary; quello fu un gran momento, e da lì in poi posso dire che è andato tutto bene.

E.B. - Quindi, quali pensi che siano le differenze principali tra i due periodi in cui sei stato nei Ramones?

Marky - L’obiettivo del primo periodo era semplicemente far sapere alla gente che esistevamo. Il periodo migliore credo fu il secondo, da Brain Drain alla fine; suonavamo in posti più grandi, moltissima gente veniva a vederci, giravamo tutto il mondo...abbiamo avuto anche molti riconoscimenti, siamo entrati nella Rock And Roll Hall Of Fame, abbiamo avuto il Lifetime Achievement Award da MTV. Insomma, ai nostri concerti veniva sempre più gente, ed era quello che avevamo sempre voluto, visto che la nostra musica non è mai passata in radio. Penso che la ragione principale del nostro successo, di tutti i nostri fan, è che abbiamo fatto circa 2225 concerti; il nostro successo veniva dalla nostre radici, dalla strada, e non da qualche stupida casa discografica, come è successo con i Backstreet Boys, le Spice Girls, e tutti quei gruppi che sono creati e portati avanti dalle compagnie discografiche.

E.B. - E dunque, quale pensi che sia il futuro del rock?

Marky - Ci sono ancora un bel po’ di gruppi validi in giro; la maggior parte non introduce nulla di nuovo, ma sono bravi, come i Green Day, i Rancid...molti gruppi nuovi negli stati uniti, come i Runaways, gli Used, i Riverboat Gamblers...poi ci sono molti gruppi storici che suonano ancora: ci sono gli U.K. Subs, i Social Distorsion...

E.B. - E segui ancora attivamente la scena punk?

Marky - Oh certo! Ho un programma radiofonico in America, che tratta solo punk; dunque sono sempre aggiornato con i nuovi gruppi e tutte le novità della scena.

E.B. - Che cosa rappresenta per te il concerto di Los Angeles del 6 Agosto del 1996?

Marky - Fu la fine di tutto, della nostra avventura di 22 anni; credo che se dopo un paio di anni ci fossimo riuniti, si sarebbero potute fare ancora delle gran belle cose; ma purtroppo non fu possibile, Joey e Johnny presero il cancro, e Dee Dee morì di overdose...non c’è stato niente da fare, né da parte mia né da parte di altri... Fu la fine di una grande carriera, è la vita, prima o poi le cose finiscono...niente dura per sempre...

E.B. - E qual è il concerto che ricordi di più della tua carriera?

Marky - Uhm...forse l’US Festival, a San Bernardino, nel deserto, nel 1982. C’erano 300.000 persone, e una temperatura pazzesca...non sono neanche riuscito a mettermi il giubbotto di pelle. Fu un grandissimo festival, c’erano i Clash, i Police, i Pretenders, e tutta quella gente che era venuta a vederci; è stato molto bello, perché mentre suonavamo tutte le altre band erano lì a vederci, c’era una bella atmosfera.

E.B. - Parlando del presente, quali sono i tuoi progetti al momento?

Marky - Il mio show, che viene trasmesso su radio satellitare, assorbe la maggior parte del mio tempo; con esso giro tutti gli States, ed è il più grande punk rock show in America. Faccio anche il DJ in alcuni locali, come ho fatto la scorsa sera proprio qui a Milano. La scorsa settimana invece ero in Argentina, a suonare con la mia band, Marky Ramone & Friends, e il mio cantante, Sebastian; il pubblico ha apprezzato molto, e sono stato molto soddisfatto! Anche i fan di vecchia data, che avevano già visto i Ramones all’opera, sono sempre contenti di vederci suonare, perché gli manca vedere suonare dal vivo le nostre canzoni; dunque, per me è un piacere suonarle!

E.B. - Bene, questa è l’ultima domanda per te: chi è Marky Ramone oggi?

Marky - Marky Ramone è un ragazzo che vuole la pace nel mondo, e la fine di tutte queste fottute guerre, rispetta le altre persone, e le tratta come vogliono essere trattate, e terrà alta la bandiera dei Ramones finché potrà.

E.B. - Grazie mille per la tua gentilezza e la tua disponibilità, RockLine.it ti augura buona fortuna con tutti i tuoi progetti. A presto!

Marky - Grazie a voi, ciao!

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