Gli inglesi Tinyfish hanno debuttato nel 2006 con l'album omonimo, che riunisce la tradizione progressiva di King Crimson e Marillion. A parlare a RockLine.it del progetto è la stessa band che si dimostra veramente disponibile a presentarsi al pubblico italiano...
P.C. - Ciao, benvenuti su RockLine.it! Come va?
Tinyfish - Va bene, grazie mille!
P.C. - Iniziamo a parlare della vostra band, i Tinyfish. Come mai avete scelto questo nome?
Leon - Non ne ho idea, ma ho sempre creduto che fosse un riferimento ai genitali di Jim.
Simon - Perdona Jim per un attimo, sta colpendo Leon sulla testa!
Jim - Confidai a Paul e Simon che noi sembravamo dei piccoli pesci che condividevamo un grande stagno nel momento in cui entrammo in contatto col Progressive Rock e con le altre band. Il nome era tagliente!
P.C. - Possiamo assolutamente etichettare la vostra musica come progressiva. Accettate quest’etichetta? Cosa ne pensate della musica progressiva?
Jim - Credo che siamo progressivi con noi stessi. Cerchiamo di prendere la nostra piccola fetta di Prog e di aggiungerci qualcosa di nuovo.
Leon - Omar Rodriguez-Lopez ha riassunto tutto alla perfezione: “Come può una forma d’arte innovativa e volta al futuro non essere progressiva?” Il Progressive non è solo un etichetta, ma un ideologia. Se non sei progressivo, sei regressivo (o come minimo, stagnante), e c’è molta gente lì fuori che compone musica che suona esattemente come quella di tutti gli altri…grazie.
P.C. - Voi suonate e registrate senza tastiera. Perché non avete un pianista o un tastierista?
Leon - Non ne abbiamo bisogno, francamente. Non ne abbiamo bisogno perché siamo una prog band, e quando si hanno due chitarristi così talentuosi e abili nell’usare le tecnologie moderne, le basi vengono coperte in maniera diversa. Se vogliamo un suono di tastiera in una canzone, faremo si che la chitarra suoni in quel modo.
Jim - Ci piace lavorare da soli. C’è un ottima dinamica e una grande voglia di divertirsi nella musica. Simon e io usammo ciò, iniziando a suonare con chitarre synth e facendi progredire. Dovevamo trovare dei modi nuovi di suonare la chitarra e facendolo, scoprimmo nuove cose interessantissime che un tastierista medio non si sognerebbe neppure, perché noi suoniamo la tastiera dal punto di vista di un chitarrista. Alla fine, dopo aver creato quello che potremmo definire un “suono Tinyfish”, non volevamo che mancasse niente. E rompere la dinamica di composizione era una cosa che volevamo evitare.
P.C. - Parliamo del vostro primo album, Tinyfish appunto. Quanto ci avete messo per registrarlo?
Rob - Circa due anni, soprattutto perché lo facemmo due volte…
Simon - E’ verissimo. Eravamo a metà del lavoro prima di scoprire che la maggior parte dei nostri lavori su demo erano incompatibili col sistema di registrazione dello studio. Ricordo Paul e io riderci sopra un pomeriggio, anche perché se non l’avessimo fatto ci sarebbe stato da piangere. Abbiamo perso otto mesi di lavoro e non avevamo altra scelta se non quella di ricominciare tutto dall’inizio.
Jim - Tuttavia è stato tempo ben speso. Nessuno di noi in questa band è la tipica persona che dice “Ok, va abbastanza bene”, e passa avanti. Diamo sempre il meglio di noi in ogni singola cosa che facciamo, e questo vuol dire anche impiegare molto tempo nelle registrazioni. Spero che la prossima volta sarà tutto più veloce, perchè: a) abbiamo un idea migliore di quello che stiamo facendo con le registrazioni; b) con un po’ di fortuna il nostro suono verrà migliorato, e non avremo bisogno di molto.
P.C. - Secondo me, Tinyfish è un grande album, con un suono molto fresco ed elaborato. Siete soddisfatti di esso?
Leon - Come esterno all’album (non ho suonato in esso), posso dire onestamente che lo amo, ma che il resto della band abbia le proprie opinioni personali.
Paul - Come prodotto finale, siamo molto fieri di aver prodotto qualcosa di simile. Avevamo pochissimo denaro e l’abbiamo terminato praticamente da soli nel nostro studio. In altre parole, dove non arrivavano i soldi, ci abbiamo messo altre cose.
Rob - Ho provato a immaginarlo come una collezione di canzoni, e non come milioni di note che aspettano solo di essere corrette e messe nell’ordine giusto. Mi piace ancora riascoltarlo dopo tutto questo tempo.
Simon - Lo amo. Credo sia il primo passo verso un territorio musicale più ampio.
Jim - Ci sono, come sempre, cose che una volta completate e riascoltate potevano essere fatte differentemente o meglio. Ma secondo me, questi piccole cose aggiungono carattere. Sono cose che ascolterò nei prossimi anni, ridendoci sopra! Sono molto soddisfatto dell’album. Sono sicuro che è il miglior progetto musicale nel quale sono coinvolto da molto tempo.
P.C. - La vostra musica prende ispirazione da band come Marillion, Rush e Tom Waits. Come influenzano la vostra composizone?
Jim - Per me personalmente ci sono prima i Marillion, e poi tutti gli altri. Forse un pò i Pink Floyd, Steve Rothery e David Gilmour hanno avuto grossa influenza su di me, soprattutto sulla concezione di Progressive. Inoltre ho una base heavy, e band come Thin Lizzy e Metallica sono spesso presenti nel mio suonare.
Paul - Non puoi aiutare le tue grandi influenze mettendole nel modo in cui suoni. Puoi usarli e comporre tue canzoni, ma che accennano soltanto alle influenze, e questo è bellissimo!
Rob - Tom Waits è sempre stato un maestro di stranezze, di atmosfere gotiche nelle quali ho trovato molta ispirazione.
Leon - I Rush hanno avuto una grande influenza su di me. Sono una band degli anni 70 che non si mai elaborata eccessivamente in composizioni pazze, o in sessioni improvvisate di venti minuti (benchè io adori tutta la loro produzione), essi scrissero canzoni rock molto solide e poi le hanno sviluppate.
Simon - Concordo con quanto detto dagli altri ragazzi, tutte le band menzionate sono speciali.
P.C. - La copertina dell’album è molto interessante. Cosa significa?
Rob - Lascio la domanda a Jim (che ha disegnato la cover), che ci spiegherà i riferimenti cabalistici con i quali abbiamo lavorato per la cover.
Jim - Cosa pensi che significhi? Non sono in quel giro di persone che dicono alla gente cosa pensare dei propri lavori. Mi piacerebbe che la gente ci vedesse qualsiasi cosa voglia. Come disegnatore ho lavorato occasionalmente con diversi temi, ma sono stato catturato da colori meravigliosi e da disegni particolarissimi, e questo disegno li ha entrambi. Ho paura che dovrete decidere da soli il significato della coda di pesce che entra all’interno della copertina, e dovrete scoprire se c’è qualche connessione tra essa e la strada notturna all’interno, dietro i testi.
Leon - E’ solo una coda di pesce, giusto?
P.C. - Ho letto che attualmente non suonate dal vivo. Questa scelta è forzata dalla pesante assenza di un batterista?
Simon - Per i due anni appena trascorsi, si. In quel periodo decidemmo che avrei suonato io la batteria per le registrazioni dell’album, e fu così fino all’anno scorso, finchè non iniziammo a cercare un batterista a tempo pieno. Jim conobbe Leon attraverso un amico comune, e lo invitammo a suonare con noi. Eravamo nervosissimi quando, entrati nello studio, iniziammo a jammare su un paio di pezzi, perché sapevamo che un audizione poteva rivelarsi un esperienza terribile se la chimica musicale non avesse funzionato. Fortunatamente, quando Leon suonò la prima canzone, avemmo tutti l’impressione di suonare insieme da anni, e sapevamo che, se avessimo avuto una line-up completa sarebbe stato possibile suonare live.
Jim - Bene, è tutto quello che è successo. Suoneremo live in estate.
P.C. - La tecnologia MySpace vi ha aiutato moltissimo nel condividere la vostra musica vero? Parlateci di questo progetto.
Paul - Bene, è un modo estremamente utile per far sentire la tua musica a gente che non l’ha mai ascoltata prima, senza avere l’impiccio di mandare demo o altro alle compagnie di registrazione, alle stazioni radio, ecc… Hai un rapporto diretto con dei grandi appassionati di musica, che possono dirti in qualsiasi modo se stai lavorando bene o no. E poi è gratis, il che è un grande vantaggio per una band che non ha molti soldi da spendere.
Rob - Paul è stato fantastico nel coltivare le amicizie con tutte queste persone particolarmente interessate ad acquistare la nostra musica. E’ bellissimo vedere come gente che molto probabilmente non ci conoscerà mai, può trovare altra gente a cui piacciamo. Con molte speranze un giorno ci sarà come un enorme raduno, probabilmente in Olanda, dove la gente non si lamenta del rumore come invece succede in Inghilterra.
Leon - MySpace è come un miracolo e un maleficio nello stesso tempo, ma più il primo, direi… Trent’anni fa, se eri abbastanza fortunato da fare un album, succedeva perché qualcuno veniva da te, gli piacevi così tanto da darti il permesso di registrare, e inoltre dovevi credere di piacere anche ad altra gente. Di questi periodi, chiunque può fare un album e metterlo in rete (ecco spiegata la grande quantità di merda presente lì fuori). In ogni caso, MySpace è uno strumento inestimabile per diffondere il tuo lavoro. Inoltre è molto utile per conoscere ragazze…
P.C. - Siete mai stati in Italia? Cosa ne pensate del nostro Paese?
Jim - Sono stato in Italia un paio di volte, soprattutto per sciare al nord. Ma sono anche stato a Roma e Firenze, e le ho amate. Ma se è di Italia che vuoi parlare, aspetta Leon, che è mezzo italiano (perché mezzo?)
Leon - Mia madre è italiana (i suoi genitori sono di Latina e Avellino) e mi sento molto più legato alle mie radici latine che a quelle inglesi, perchè sono sostanzialmente un italiano acquisito. Storicamente l’Italia è sempre stata molto aperta alla musica innovativa inglese (il primo fanclub dei Genesis fu italiano, per esempio), il clima è ottimo, la gente è molto passionale, e mio nonno e mia nonna sono probabilmente le più grosse influenze non musicali della mia vita. Forza Italia!
Rob - Sono stato a Roma e a Venezia, e mi sono divertito immensamente entrambe le volte. Il fatto che la cucina italiana sia favolosa ha a che fare con ciò! Inoltre nel viaggio a Roma, abbiamo soggiornato fuori città in una villa enorme e sontuosa!
Paul - Come moltissima gente inglese, ho visitato Roma in vacanza, e mi è piaciuta moltissimo.
Simon - Un paio d’anni fa mia moglia lavorava come tour manager di una band canadese chiamata Barzin che suonò alla Fnac di Milano come data del loro tour europeo. Viaggiai fin laggiù per vedere mia moglie e per vedere suonare la band. L’Italia è uno dei posti più meravigliosi del mondo e inoltre fu il primo paese a riconoscere il grande talento di Peter Hammill e dei suoi Van Der Graaf Generator, quindi dobbiamo al vostro paese un sacco di grazie!
P.C. - Ok, l’intervista è finita. E’ stato un grande piacere per me parlare con voi! Potete terminare l’intervista come preferite, arrivederci!
Jim - Arrivederci!
Paul - Grazie per aver parlato con noi.
Simon - E speriamo un giorno di poter venire a suonare in Italia. Dite una parola e saremo lì!
Leon - E’ stato un grande piacere per me parlare con te!
Rob - Ciao!