- Frankie Rose
- Margot Bianca
- Caroline Yes!
- Kate Ryan
1. Hollow Life
2. Candy
3. Little Brown Haired Girls
4. Lullaby for Roads and Miles
5. That's What People Told Me
6. Memo
7. Must Be Nice
8. Girlfriend Island
9. You Can Make Me Feel Bad
10. Don't Tread
11. Save Me
Frankie Rose and the Outs
Frankie Rose, stanca della routine da tournée, che l' ha portata a suonare anche tredici volte in tre giorni, scioglie ogni legame con le precedenti esperienze per formare una propria band. Le Outs sono il gruppo scelto dall'ex batterista di Dum Dum Girls, Vivian Girls, Grass Widow (fondate da lei) e Crystal Stilts, un trio legato alla nuova scena americana, e quindi accomunato dallo stesso tipo di esperienza con la bella Rose.
Con l'incisione di questo album omonimo si propone di lasciare alle spalle i precedenti progetti, per ripartire con un songwriting tutto personale ed un sound che la elevi di nuovo a regina dei suoni a bassa fedeltà. Non a caso l'etichetta collaboratrice è la Slumberland Records, madre di gran parte dei successi di genere lo-fi o noise, il disco d'esordio dei Pains of Being Pure at Heart su tutti.
Con un approccio al suono grezzo, questo disco farà parlare ben poco di se, soprattutto per i ritmi monotoni e un attitudine che si rivelerà per niente grintosa.
Suoni opachi, che vengono accentuati a forza di cori che nemmeno la domenica in Chiesa. Organi, altresì, che aleggiano su gran parte delle canzoni per fornire un tono solenne a dei brani che risulteranno invece spenti. Non fosse altro per i pochi episodi concreti e discretamente efficaci che, ahimè, non risollevano il disco dal torpore in cui cala nel giro di poche tracce.
Candy su tutte, con quell' incedere tipico del pop vintage, evocatrice a suo modo, di vecchi tempi e di candide voci. E poi Little Brown Haired Girls, decisamente più ritmata e sveglia; That's What People Told Me, rivisitazione più sporca di Candy; e Girlfriend Island, strutturata musicalmente alla maniera di Coma Summer dei Weekend .
Cataloghiamo come accettabile anche i due mezzi plagi a Beach Boys e Best Coast quali sono Must Be Nice e Don't Tread, ma è soprattutto nel vivo dell' album che si avverte un vuoto evidente.
Passi l'intro di organi Hollow Life, ma per il resto si ha la sensazione di assistere ad undici semplici sketch, nemmeno tanto elaborati. Qualcuno discretamente riuscito - come detto prima - e qualcun'altro senza ne capo ne coda: a partire da Lullaby for Roads and Miles e That's What People Told Me, che cadono ben presto nell'anonimato, per finire con una Save Me che si sbriciola già dal primo minuto. Mettiamoci anche un intermezzo come Memo, sconclusionato ma soprattutto insensato.
L'idea di assistere ad una lezione di garage/rock dai contorni lo-fi sfuma davvero in fretta, lasciando in cambio un retrogusto che sa di rock psichedelico molto amaro. Per noi, che ascoltiamo, ma soprattutto per loro, che costrette a reinventarsi un nuovo sound cadono più volte nell'ovvio, risultando alla fine persino meno pop delle Grass Widow.
Non che l'originalità sia un problema grave, visto e considerato che i ''nuovi'' rumori siano per lo più la riproposizione di un certo tipo di musica legata al passato, ma l'ingrediente principale che sembra mancare qui sono le idee. E se non si convince nemmeno col riciclaggio di vecchi suoni, allora non si merita altro che una insufficienza.