- Robert Gonnella – Vocals
- Scholli (Jürgen Scholz) - Guitar
- Micha (Michael Hoffman) – Guitar
- Björn Sondermann – Drums
- Joachim Kremer – Bass
1. Breaking the Silence 05:00
2. Raise in the Dark 03:16
3. Judas 03:12
4. Turf War 05:23
5. Destroy the State 06:10
6. No Fear 04:00
7. Kill or Be Killed 03:50
8. Real Friends 03:27
9. Strike Back 04:41
10. I Like Cola 04:13
Breaking the Silence
Considerati forse a torto tra le realtà musicali minori della scena Tedesca del thrash metal, gli Assassin muovono i primi passi a metà degli anni 80 per debuttare nel 1986 con l’ottimo The Upcoming Terror, piccolo gioiello in grado di testimoniare alla perfezione cosa significasse fare puro ed incontaminato thrash metal nel periodo di massimo splendore per il genere.
Il successivo The Interstellar Experience perdeva leggermente in termini di freschezza di idee, seppur sempre dotato di un buon tiro. Gli anni Duemila videro il ritorno del gruppo dopo un lungo periodo di assenza con l’album The Club; scarso e noioso, l’album non rendeva per niente giustizia all’operato dei Nostri durante gli anni 80 ed ecco che a ben sei anni di distanza la band capitanata dal cantante Rob Gonnella ritorna con questo Breaking the Silence. Sin dal titolo e dalla copertina chiaramente ispirata alle tematiche passate del gruppo, si evince un desiderio di ritorno in pompa magna, un ritorno che possa stupire sull’ondata del revival thrash, riconquistare i vecchi fan ed arruolare quelli nuovi.
Linee soliste apocalittiche da parte della chitarra ci introducono ad un riffing massiccio a supportare repentini up-tempo e la voce di Rob, rabbiosa e decisa. La title-track ha avuto inizio e per i suoi cinque minuti di durata non assistiamo a cadute per una manifestazione di pura, oscura violenza come nella miglior tradizione Assassin. Si prosegue con le triplette di doppia cassa di una devastante Raise in the Dark, solo sporadicamente interrotte da alcuni momenti in mid-tempo dal groove sempre incalzante e vario, specialmente in occasione del ritornello.
Neanche tempo di respirare e ci troviamo al cospetto di una tagliente Judas, terrificante per quanto riguarda l’immediatezza e la compattezza della sezione ritmica. Gli assoli delle due asce si intrecciano vorticosamente andando a sostenere perfettamente l’andatura schizofrenica della base musicale. Non c’è possibilità di scampo a questo macello fatto di riffs tellurici e velocità asfissiante, come ce lo dimostra anche Turf War, ennesimo episodio a testimoniare come si possa ancora suonare puro, genuino German thrash al giorno d’oggi.
Un mid-tempo da meritabile sede live per pesantezza e qualità ci introduce a Destroy the State, lungo episodio in costante bilico tra momenti rallentati ed improvvise, adrenaliniche velocizzazioni, il tutto accompagnato da un ottimo ritornello ed una furia che mi fa strabuzzare sempre di più gli occhi.
C’è anche spazio per due canzoni provenienti in origine dal succitato album The Club, ovvero No Fear e Real Friends. Le due tracce si concentrano su una sorta di hardcore/thrash imbastardito da elementi groove nel riffing per un risultato assai meno degno di nota rispetto a quello delle tracce finora ascoltate, anche se la registrazione migliore rende comunque il prodotto abbastanza buono. Fortunatamente esse si posizionano tra altre due composizioni che rimandano al vero stile dell’album; stiamo parlando della ferale Kill or Be Killed e della successiva Strike Back, massiccio mid-tempo iniziale che presto sfocia in velocizzazione al fulmicotone intervallate da rallentamenti bellicosi in occasione del buon ritornello.
In chiusura di disco troviamo una traccia orientata al punk/hardcore, ovvero la divertente I Like Coca-Cola e per chi si potrebbe meravigliare, vorrei solo ricordare che gli Assassin non sono affatto estranei a tali composizioni (basti ricordare Junk Food di Interstellar Experience).
Tirando le somme ad ascolto terminato, tutto ciò che mi rimane é un fastidioso fischio nelle orecchie ed un senso di smarrimento. Questi effetti denotano che la volontà degli Assassin ha colto nel centro perché Breaking the Silence, pur non essendo un capolavoro, annovera alcune tra le canzoni più incalzanti e violente che il combo tedesco abbia mia composto in tempi recenti e con una lavoro del genere targato 2011 c’è solo da leccarsi i baffi!